Un’inchiesta giudiziaria deflagrante. Avvisi di garanzia, arresti chiesti e negati, l’assessore all’urbanistica Tancredi costretto alle dimissioni, e lo stesso sindaco Sala finito nel registro degli indagati. La bufera sulla gestione urbanistica del Comune di Milano ha aperto una ferita profonda, che tocca nervi scoperti nella città vetrina del design e dei cantieri senza fine. Ma dietro le carte della Procura, secondo Forza Italia, si nasconde un problema ancora più grande: quello di un modello amministrativo che, da anni, ha smesso di rappresentare i milanesi. A dirlo è Alessandro De Chirico, consigliere FI in Consiglio comunale, che in questa intervista non risparmia colpi. Né al Pd né a Sala.

Da dove arriva il terremoto che ha travolto la giunta di Giuseppe Sala?
«L’inchiesta affonda le radici nella giunta precedente, sempre con sindaco Sala, di cui questa non è che l’evidente continuazione. Il PD governa da 14 anni Milano: oggi parla di discontinuità, ma dov’era fino a ieri? Quando approvarono il PGT, Maran esultava per le “premialità” concesse a chi faceva rigenerazione urbana. Tancredi, che oggi fanno fuori, era direttore dello sportello edilizio. Ed è stato premiato con un assessorato. Ora vorrebbero farci credere che sono i primi a volere un cambio di rotta? È ridicolo».

Il Partito democratico però ora dice basta: invoca un nuovo corso.
«Parole. La verità è che hanno sacrificato Tancredi, ma hanno dimezzato anche Sala. La nomina della vicesindaca Scavuzzo, senza alcuna competenza urbanistica, serve solo a mettere un “controllore” dentro la giunta, a commisssariare Sala che ha perso autonomia. Il Pd si prepara già alla sua successione. Ma non raccontino di essere nuovi: questo sistema è farina del loro sacco».

Come giudicate, nel complesso, l’operato del sindaco?
«Negativamente. Ha trasformato Milano in una città elitaria, distaccata. Non solo per l’urbanistica. È un modello di vita che privilegia l’evento, l’apparenza, la moda. Ai cittadini non resta che osservare da fuori le vetrine. Nelle giunte di centrodestra si ascoltavano i milanesi. Oggi si ascoltano archistar e tecnocrati. Ma chi vive qui non si riconosce più».

Cosa offre Forza Italia come visione alternativa?
«Una Milano popolare. La città che oggi ammiriamo è stata pensata da chi l’ha governata prima, non da questa giunta. Il centrosinistra ha ereditato una metropoli vibrante e l’ha trasformata in un luogo sempre più inaccessibile. Affitti folli, costo della vita alle stelle. Milano era una città che regalava sogni: chiunque venisse qui, anche senza niente, poteva costruirsi una vita. Ora è un incubo per una famiglia normale. Noi vogliamo restituire quella speranza».

Un giudizio senza appello?
«Non facciamo opposizione ideologica. Dove c’è del buono, lo riconosciamo. La nomina del nuovo comandante della polizia locale, per esempio, ha portato risultati. Ma arriviamo dopo 14 anni di fallimenti. Si parla tanto di una città dei giovani, ma ci sono zone dove scatta il coprifuoco. Baby gang, aggressioni, spaccio. Quando ero universitario io, uscivo la sera senza paura. Oggi è diverso».

Un esempio concreto?
«Il Naviglio piccolo. Un tempo era uno dei cuori pulsanti della movida milanese. Poi ci hanno messo una Ztl e l’hanno desertificato. La gente ha smesso di andarci. I locali hanno chiuso. A pochi passi c’è via Gola: occupazioni, degrado, criminalità. Si parla tanto di sicurezza, ma lì si prendono a coltellate ogni due giorni. Avevamo una possibilità di risanare il quartiere con la presenza della gente. L’hanno sprecata».

C’è attenzione per i piccoli imprenditori?
«Solo a parole. Pensiamo ai lavori per la metropolitana: cantieri eterni, rumore, disagi. Chi ci va a cena in quei quartieri? Ogni anno presento emendamenti per aiutare le attività commerciali. Risultato? Solo interventi simbolici. Hanno liberalizzato i dehors durante la pandemia, bene. Ma poi? Nessuna chiarezza, nessuna visione. Siamo nell’era dell’intelligenza artificiale, eppure la burocrazia ci soffoca ancora».

Da fuori, però, Milano appare viva e piena di eventi.
«Sì, di eventi ne abbiamo anche troppi. Ogni settimana c’è una “settimana” diversa. Moda, design, editoria. Tutto bellissimo. Ma vivere in città è un’altra cosa. Parliamo di traffico paralizzato, parcheggi impossibili, quartieri bloccati. Servirebbe più equilibrio. Più concretezza, meno fighettismo».

Cosa farà ora Forza Italia, dopo l’inchiesta?
«Continueremo un’opposizione seria, mai pretestuosa. Non chiediamo dimissioni per sport. Siamo garantisti. Ma non facciamo sconti: Sala è politicamente finito. Commissariato. E rischiamo di impantanarci su dossier cruciali, come le Olimpiadi. Un evento che dovrebbe essere una vetrina mondiale, e che invece arriva tra arresti sfiorati e discredito».

E le famiglie che hanno perso casa nei cantieri bloccati dalle inchieste?
«Ecco il punto. Il vero scandalo è che ci sono 1600 famiglie che hanno acquistato case secondo le regole, e oggi si trovano senza certezze. Gente che ha investito i risparmi di una vita, trattata come un dettaglio burocratico. Il Salva Milano poteva essere la soluzione. Ma il Pd si è tirato indietro. FdI ha fatto un passo di lato. Noi, invece, ci siamo. E ci saremo sempre. Quella gente merita rispetto».

Insomma, Sala bocciato?
«Colpevole. Colpevole di aver tolto Milano ai milanesi. Di aver regalato cubature ai grandi gruppi, costruito torri da copertina, creato una città da copertina che esclude chi non ha portafogli a sei zeri. Il suo modello ha fallito. E più lo difendono, più allontanano Milano dal suo popolo».