Si apre con un riconoscimento ad una storica famiglia di produttori di formaggio calabrese l'edizione 2025, la quindicesima, di Cheese, la fiera internazionale del formaggio di Slow Food in corso di svolgimento a Bra, nel Cuneese, fino al 22 settembre. Nella cerimonia di apertura, alla presenza del fondatore di Slow Food, Carlin Petrini, e della presidente nazionale Barbara Nappini, premiati Antonio Crudo e suo figlio Gabriele, produttori del Pecorino a latte crudo dell'altopiano vibonese, presidio Slow Food con il riconoscimento "Resistenza Casearia".

«Antonio Crudo - si legge nella menzione - è un anziano pastore casaro dell'altopiano vibonese, zone d'origine di un pecorino antichissimo citato già nel 1600. Ha trasmesso il suo sapere al figlio Gabriele che continua a fare formaggio in una terra difficile dove oltre alle sfide comuni a tutti i piccoli produttori che allevano e lavorano a latte crudo, ci sono i rischi e i pericoli legati alla volontà di tenere sempre e comunque la schiena dritta».

«Ricevere il Premio Resistenza Casearia - ha dichiarato Gabriele Crudo visibilmente emozionato - è una grande emozione perché dà valore e riconosce impegno a tutto il lavoro che facciamo con passione da generazioni». Il Pecorino a latte crudo dell'altopiano vibonese è uno dei primi presidi calabresi del formaggio assegnato a questo prodotto caseario conosciuto già nel Cinquecento, quando il sacerdote Gabriele Barrio in un trattato parla di un buon "cascio" apprezzato in tutta Italia.

La fertilità del suolo e il clima mite del Monte Poro hanno favorito sin dai tempi più antichi l’insediamento umano e la pastorizia. Ancora oggi, con il latte di pecore di razza comisana, sarda e in alcuni casi di “malvizza” (una popolazione ovina autoctona poco produttiva e di difficile gestione ma che dà un latte di eccellente qualità), allevate allo stato brado per buona parte dell’anno, si producono da novembre a maggio eccellenti forme di questo prodotto.

«Siamo felici di questo riconoscimento - ha commentato Slow Food Calabria - che premia l'impegno di Antonio nel mantenere viva una tradizione, trasmessa a suo figlio Gabriele che ha scommesso il suo futuro in Calabria decidendo di restare e continuare nel solco di una storia produttiva alla quale ha portato la giusta dose di contemporaneità. Casari come loro meritano di essere sostenuti e considerati da premi così importanti. Oggi - ha concluso Slow Food Calabria - produrre è diventato sempre più complicato per via dei cambiamenti climatici. Per questo storie di resistenza come quella di Antonio e Gabriele sono l'esempio di chi ostinatamente crede nel cambiamento possibile e lo rende concreto e vivo diventando modello per i territori».