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Emiliano a Perfidia: «Il congresso del Pd sembra quello dell’Emilia-Romagna ma è l’unico partito dove c’è democrazia»

Il governatore della Puglia è intervenuto nella trasmissione di Antonella Grippo. Rivendica la sua vicinanza ai cittadini: «In questo senso, sono orgoglioso di essere definito populista». E lancia l’allarme sull’autonomia differenziata: «Il Parlamento si assuma le sue responsabilità». Poi ridimensiona Meloni: «Più Le Pen che Merkel» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di C. L.
18 dicembre 2022
06:30

Con il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano - ospite nell’ultima puntata di Perfidia dal titolo “E’ la politica, bellezza!” insieme a Gianfranco Rotondi eletto nelle fila di Fratelli d’Italia e a capo di “Verde e popolare”, al matematico Piergiorgio Odifreddi, alla leader dell’opposizione Amalia Bruni, e all’assessore regionale azzurro all’Agricoltura, Gianluca Gallo - il discorso verte subito sul Partito democratico.

L’esponente dem esclude che si possa parlare di un «cupio dissolvi», descrivendo il Pd come l’unico partito che decide la leadership in un processo democratico largo: «Abbiamo candidati che propongono le loro idee, avremo una fase di voto basato sul tesseramento, e poi addirittura consentiamo a qualunque cittadino di andare a votare e di scegliere il leader del Partito democratico».


Ma la verità per Emiliano è anche che queste ultime segreterie che si sono succedute nel tempo, hanno avuto una visione non coerente, benché si sia trattato di uomini con un grande profilo: «Dubito che negli altri partiti ci sia questa capacità di ricambio come la nostra. Noi forse cambiamo un po' troppo spesso».

Entrando nel vivo dei temi congressuali Emiliano spiega: «Stefano Bonaccini credo abbia forse fatto persino in tempo a fare una tessera del partito comunista. Elly Schlein fa riferimento ad un’area più radicale di sinistra. Paola De Micheli è forse più la centrista che faceva parte un tempo dell’area di Enrico Letta. Piuttosto sembra un congresso dell’Emilia Romagna. Evidentemente nelle altre regioni che hanno problemi molto intensi nessuno ha pensato di candidarsi. Adesso si è aggiunto Cuperlo che – dice con una sottile ironia - credo viva a Roma, non credo abbia una collocazione territoriale e quindi almeno avremo un congresso non esclusivamente tra cittadini residenti in Emilia».

Grippo, che conosce Emiliano da molto tempo, lo incorona quale «vero antagonista della Meloni», a fronte di chi invece lo definisce populista: «Il mio numero di telefono è sul web e chiunque può vederlo. Se per populismo intendiamo la vicinanza alle persone, allora è vero. Se c’è contraddizione tra il partito e le persone, io scelgo sempre le persone. Il partito è uno strumento non un fine».

Emiliano: «Autonomia differenziata? Si rischia ritorno all’Italia preunitaria»

«Non credo che nessun presidente di Regione e nessun cittadino italiano possa dire di avere problemi se il parlamento deciderà di assegnare più poteri alle Regioni che significa prendere decisioni più vicino ai cittadini, possibilmente anche includendo i Comuni in questo meccanismo di autonomia e prossimità».

Emiliano illustra le due strade suggerite dalla Costituzione: quella «maestra» dell’art. 138 che la affida al Parlamento e quella dell’art.116 che consente di cambiare l’assetto costituzionale dello Stato attraverso delle intese dirette tra il governo in carica e le singole Regioni da ratificarsi in Parlamento. «Qui la questione si complica, perché si rischia che l’autonomia sia differenziata, cioè diversa da Regione a Regione, creando un ritorno all’Italia preunitaria dove cambiavi Stato e quindi regole». Per il presidente della Puglia può quindi verificarsi che le regioni del sud, che sono meno attrezzate perché hanno meno personale e meno risorse, possano essere intimidite nel chiedere l’autonomia, impedendo al Parlamento di fare la sintesi. «Noi siamo dell’avviso che debba essere il Parlamento a decidere l’assetto costituzionale dello Stato».

C’è spazio anche per una riflessione sulla vicenda del Ponte sullo Stretto. Per Emiliano, «il Ponte può essere non solo un simbolo di una Italia rinnovata ma anche utile. Il punto è che uno ci deve anche arrivare al Ponte».

Il giudizio sui primi passi di Giorgia Meloni al governo Emiliano non fa sconti: «Mi aspettavo che volesse assomigliare alla Merkel ma temo che assomigli al massimo alla Le Pen. Cioè, temo che la sua carica politica venga impiegata per consentire ad una serie di personalità che, parlo dal punto di vista culturale, da 70 anni non erano alla guida del paese, adesso pensano che la fiammella tricolore possa accendersi e correggere gli errori del passato. Non ho visto un disegno rivoluzionario del Paese».

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