Il rischio è che questa campagna elettorale si concentri sull’inchiesta giudiziaria o sul totonomi dei candidati anziché affrontare problemi che affliggono da anni la nostra regione e che dovrebbero essere risolti già da diverse legislature
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Il vero pericolo è che questa campagna elettorale si incentri sulla vicenda giudiziaria che ha travolto la Cittadella oppure sulle dimissioni anticipate del presidente Occhiuto ovvero se siano funzionali solo a se stesso oppure anche alla Calabria. Invece proprio della Calabria si dovrebbe parlare e dei tanti problemi che sembrano da troppi anni irrisolvibili. Temi che sono molto datati e che avrebbero meritato già una soluzione nelle precedenti legislature. Se si apre un giornale regionale di quindici o vent’anni fa, molto probabilmente si troveranno dibattiti sugli stessi temi. Per diversi fattori, le soluzioni non si sono mai trovare e la situazione della Calabria sembra immobile con tutti gli indici macroeconomici che nessuno, in questi anni di regionalismo, finora è riuscito a smuovere.
Piuttosto che parlare di candidati, i partiti dei vari schieramenti dovrebbero far capire ai calabresi come far uscire la regione dal suo isolamento non solo dal resto del Paese ma anche al suo interno. La ricetta del centrodestra sembra chiara sul fronte delle infrastrutture ovvero la realizzazione del Ponte sullo Stretto come grande catalizzatore di opere pubbliche connesse. Un’opera per la quale sono state drenate diverse risorse destinate alle infrastrutture. A questo proposito un altro tema da dibattere è quell’araba fenice che risponde al nome di Alta velocità. Il Sole 24Ore, che di certo non può essere tacciato di partigianeria, scrive che l’ultima revisione del Pnrr ha ridimensionato la tratta dell’Alta Velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria che sarà finanziata con i fondi del Next Generation Eu: invece degli 1,8 miliardi originari riceverà solo 720 milioni.
Dalla ricognizione effettuata dal quotidiano economico dei finanziamenti assegnati e da coprire, emerge che per completare la ferrovia fino a Villa San Giovanni mancano 17,2 miliardi. Più dei 13 stanziati sinora che coprono solo la tratta da Battipaglia a Praia-Paola. Si troveranno questi fondi e dove? Servirebbe un dibattito costruttivo anzichè accuse reciproche di avvelenamento dei pozzi.
C’è poi tutta la partita della sanità. Come abbiamo scritto ieri la Calabria è commissariata - e male - da quasi quattordici anni. Roberto Occhiuto nelle sue vesti di commissario ha annunciato più volte l’uscita dal piano di rientro che ancora però non si è concretizzata. Non è però questo il punto, in fondo il piano di rientro è più questione contabile. Il vero punto è garantire un’assistenza sanitaria decente ai calabresi. Su questo siamo lontanissimi.
I nuovi ospedali chissà quando saranno terminati, mentre quelli esistenti mostrano tutti i segni del tempo. Il vero problema però resta però quello della sanità territoriale che in molte zone della Calabria è praticamente inesistente. Soprattutto nelle aree interne mancano persino le guardie mediche, figuriamoci poliambulatori capaci di alleggerire la pressione sui Pronto Soccorso. Anche il servizio di emergenza/urgenza deve essere rifondato. I giornali non hanno nemmeno fatto in tempo a scrivere che gran parte delle postazioni erano prive di ambulanza che si è registrato il decesso di una ragazzina di 12 anni che forse con soccorsi più tempestivi poteva essere salvata. Sulla sanità insomma serve un piano concreto, magari non piegato all’interesse dei privati ma a quello dei calabresi. Lo scopo è anche quello di abbassare la migrazione passiva che continua ad aggirarsi su cifre record con grande spreco di soldi pubblici e grandi sacrifici di chi si trova nella condizione di andare fuori regione per cercare cure.
Altro tema di cui dovrebbe concretamente occuparsi la politica è la questione del progressivo spopolamento della Calabria. Un fenomeno particolarmente accentuato nelle aree interne, ma che si sta registrando anche nei centri urbani. Il problema è quello della ricerca di un lavoro, ma rispetto al passato c’è una novità. Oggi a migrare non sono soltanto i giovani, ma sempre più spesso anche i loro genitori che decidono di seguire i figli fuori regione abbandonando la Calabria un po’ per godersi i nipoti, un po’ per la qualità della vita, un po’ per avere un'assistenza sanitaria decente.
Questo ci porta al problema dei problemi. Sarà un luogo comune ma se ci fosse lavoro nessuno lascerebbe un posto meraviglioso come la Calabria. Sul fronte del lavoro da tempo non abbiamo delle politiche incisive perchè i vari governi che si sono succeduti si sono concentrati più che altro a tamponare l’emergenza del precariato (l’ultimo capitolo riguarda i Tis). Si tratta di soluzioni tampone che difficilmente possono creare sviluppo strutturale. A questo proposito anche sul turismo c’è molto da riflettere. Al di là del grande impegno, che ha portato i suoi frutti, sul potenziamento degli aeroporti c’è da potenziare l’offerta ricettiva e i servizi e allargare la fetta di mercato che in gergo viene definita "alto spendente". In questo quadro con il turismo si possono creare posti di lavoro realmente attrattivi per i nostri ragazzi. Anche se gli economisti sono concordi nel dire che il turismo, con i suoi flussi, non è un settore in grado di dare una spinta decisiva e strutturale verso lo sviluppo.
Quali sono le politiche industriali che si vogliono mettere in campo? Come attrarre anzichè far scappare i grandi investimenti? Come evitare che queste aziende si limitino a fare solo dumping industriale? Dopo l’ennesima riforma le aree industriali calabresi che futuro avranno? Quale ruolo possono giocare atenei all’avanguardia come l’Unical sull’hi tech? Tenendo presente il dato della partita energetica. La Calabria è grande produttrice di energie alternative fra eolico, fotovoltaico, idroelettrico. Nessun calabrese però se n’è accorto visto che le bollette continuano ad aumentare. Come garantire vantaggi per tutti, e non per pochi, da questa situazione?
Ecco alla politica chiediamo solo delle risposte semplici a questi pochi punti. Capiamo se sono punti complessi, ma chi si candida a guidare una Regione dovrebbe avere le idee chiare