«È bellissimo girare la Calabria. Sono stato a San Luca e quando ci penso mi commuovo. San Luca conosciamo tutti che cos'è, ma dovremmo sapere ancora di più che San Luca è la città natale di Corrado Alvaro, probabilmente lo scrittore calabrese più importante e più famoso nel mondo. E fa male non sapere che questo non sia noto ai più e si parli di altro. Altro che dobbiamo sconfiggere perché la 'ndrangheta è una piaga enorme e nel mio programma c'è una parte tutta delicata al contrasto alla ‘ndrangheta e alla legalità. Dobbiamo fare di San Luca, di Sant'Agata che sta lì vicino, di Stilo che ha dato i natali a Campanella, il luogo della cultura degli scrittori calabresi. Abbiamo una densità di scrittori in quei dieci chilometri straordinaria che non promuoviamo.

A Sant'Agata però c'è un sindaco straordinario che ha fatto in quel paese una valorizzazione di quegli artisti senza scuola che ci sono. Sono pittori, scrittori, poeti forse ispirandosi a Saverio Strati hanno cantato descritto e dipinto in quel paese una Calabria bellissima. Ecco, tutti quei progetti culturali che dovremmo fare in tante Sant’Agata, sconfiggendo con la cultura la ‘ndrangheta, ispirandoci a Corrado Alvaro che descrive “Gente in Aspromonte” in quel modo straordinario facendolo conoscere al mondo, dicendo al mondo che quello scrittore è di San Luca. Tutto questo ha bisogno di emergere.

Quando sono stato a San Luca ho deciso che, da eletto, farò il primo Consiglio regionale a San Luca, perché dobbiamo sconfiggere la ‘ndrangheta, far vedere la presenza delle istituzioni e promuovere la nostra cultura, appunto Corrado Alvaro»

L’impegno è quasi solenne, e il candidato alla presidenza del centrosinistra alle elezioni regionali del 5 e 6 ottobre, Pasquale Tridico, lo assume davanti alle telecamere del network LaC, in quella che è la seconda delle tre interviste dedicate ai candidati presidenti, nello speciale elezioni 2025 de ilreggino.it.

«La Sanità è il vero fallimento di Occhiuto»

«Ho trovato una Calabria che ha tanta voglia di cambiare, una Calabria, soprattutto, fatta di giovani che scappano, di spopolamento continuo, di malasanità, di infrastrutture fatiscenti. Ho trovato una Calabria che non ha voglia però di rassegnarsi a questo declino. Un piano inclinato che riguarda persino i salari, ovviamente per via dell'inflazione a livello nazionale che ha morso tutti i salari degli italiani, ma questo in Calabria vuol dire ancora di più perché i prezzi sono uguali dappertutto in Italia e i salari qui sono ancora più bassi, quindi l'erosione del potere d'acquisto, la gente che non ce la fa, la povertà che aumenta, le infrastrutture, appunto, che non ci sono.

Ma il problema principale è la sanità. Sono andato a visitare l'ospedale di Reggio Calabria qualche giorno fa, un ospedale buono, con i medici molto impegnati, con grande volontà, medici in prima linea che fanno di tutto, fanno del loro meglio, in condizioni tuttavia molto precarie e, in particolare, il pronto soccorso, pieno zeppo di gente che aspettava da ore una prima visita perché in quell'ospedale arrivano persone da tutte le aree interne, da Polistena, da Palmi, perché non ce la fanno a ottenere un servizio nei loro paesi, arrivano tutti a Reggio Calabria».

Uno scenario che Tridico estende comunque anche a Cosenza, a Vibo e a Catanzaro con l’aggravante, per Occhiuto, di essere stato presidente e commissario con pieni poteri. «Le aree interne sono sprovviste di sanità e vanno tutti nelle grandi città dove trovano ovviamente l'affollamento. A quel punto né i reggini né gli abitanti delle aree interne trovano una cura appropriata, degna di un paese civile. Sulla sanità penso che ci sia il fallimento più totale della giunta Occhiuto, proprio perché non è stato in grado di implementare attraverso il Pnrr quelle Case di comunità, quegli Ospedali di comunità che pure avevano detto di fare».

Per Tridico sarebbe quindi utile non nascondere che la sanità rimane ancora il tema dei temi in Calabria. Per lui c'è un problema di reclutamento, «di nuovo», nonostante i medici facciano un lavoro straordinario, e anche il tentativo di attrarre i medici cubani è stato «un tentativo nobile, importante, tuttavia anche quello fallimentare».

«Oggi – argomenta Tridico - scopriamo che i medici cubani vanno via e scopriamo anche che il loro netto è molto più basso rispetto allo sforzo e al salario lordo, che la Regione fa, perché al salario del medico di circa 4.500 euro aggiungiamo anche un incentivo per il vitto e alloggio, giustamente. Ecco se questo lo facessimo per tutti i calabresi che stanno in giro per l'Italia, per tutti i medici indipendentemente dalla loro nazionalità e con un accordo di permanenza, noi probabilmente risolveremo il problema del reclutamento perché questo rimane il principale gap. E poi mi pare che ci sia stata un'eccessiva fiducia in un management della sanità che veniva da fuori ignorando le capacità e le competenze dei calabresi».

Un fatto che secondo il candidato del centrosinistra mortifica ancora di più le capacità dei calabresi in una sanità comunque definita fallimentare in uno scenario in cui – argomenta Tridico - i confronti sullo sviluppo dei Paesi dell'Unione Europea 27, dove ci sono i Paesi dell'Est, che sono partiti da un livello di sviluppo inferiore, oggi hanno raggiunto livelli anche di sanità maggiori rispetto alla Calabria.

«Noi dovremmo fare un'operazione di rilancio a partire dai medici della sanità ricostruendo le aree interne con quei presidi medici che oggi mancano, la medicina territoriale. Ecco questa è la vera priorità, la vera emergenza».

Reddito di dignità: «500 euro agli occupabili ma con formazione e politiche attive»

Il professore Tridico, inventore del Reddito di cittadinanza, tra le prime misure da adottare in Calabria ha proposte l’introduzione del reddito di dignità. Provvedimento immediatamente contestato dalla maggioranza uscente di centrodestra che ha anche messo in dubbio la fattibilità economica dell’operazione. Tridico da parte sua fa spallucce e rilancia.

«Questo è uno strumento di assistenza attiva. Vuol dire che è indirizzato a coloro che non percepiscono più il reddito di cittadinanza, sono i cosiddetti occupabili. La riforma del reddito di cittadinanza considera occupabile le persone adulte, non disabili, non minori, non anziani. Gli occupabili, tra i 55 ai 60 anni, sono persone che sono troppo vecchie per il mercato del lavoro e troppo giovani per la pensione. Spesso, in queste terre non riescono a trovare una collocazione sul mercato del lavoro anche se piangono in cinese. Allora per loro, stiamo parlando di una cifra tra 20 e 30mila persone, quindi una platea anche contenuta che si riferisce a questi giovani adulti ma non più giovani, abbiamo pensato a un sostegno di 500 euro ma è incluso all'interno di un progetto di formazione e di politiche attive».

Tridico sottolinea che una delle criticità principali del reddito di cittadinanza è stato proprio il fatto che le politiche attive controllate dalle Regioni sono state molto critiche, e non hanno funzionato bene. Nel caso appena illustrato invece la Regione controllerebbe non solo il sostegno ma anche le politiche attive, «anche perché altrimenti non potrebbero legarsi ai fondi europei e quindi abbiamo pensato a una serie di progetti di inclusione a partire dai siti archeologici, dai progetti culturali, dalle aree interne, dal recupero dei giardini e dei giardinetti fino all'assistenza degli anziani».

In questo senso Tridico rimarca che in Calabria abbiamo il più alto tasso di rischio di povertà dell'Unione Europea. «Un calabrese su due è povero. Come facciamo da paese ricco quale siamo, a tollerare questi livelli di sofferenza, di emarginazione, di esclusione? Per questo abbiamo pensato a questo strumento».

A proposito delle risorse finanziarie Tridico non ha dubbi: «Le risorse ci sono, sono esattamente sul capitolo “lavoro, istruzione e formazione” dell'Unione Europea, del Fondo Sociale Europeo. Del resto mi sono occupato di queste cose e, soprattutto, l'Unione Europea prevede che questi fondi si possano dare nel momento in cui crei quei progetti di politica attiva, di politica di inclusione e di formazione. Cioè il sostegno deve essere legato alle politiche attive, altrimenti non si potrebbe sostenere. E lì ci sono 3 miliardi e mezzo. Ma sa quanti fondi ritornano indietro da questa programmazione 2021-2027 all'Unione Europea? Noi abbiamo utilizzato l'1,3%, un dato ridicolo, 1,3% su questa partita. La Giunta Occhiuto ha fatto i primi programmi per la formazione nel 2024, dal 2021. Abbiamo dato i primi incentivi in questo capitolo ad agosto del 2025 a circa 1.500 individui, aziende e imprese per l'inclusione attiva. Una cifra irrisorie, una goccia in un mare che invece sarebbe potuto essere una grande politica».

«Come al solito – ha aggiunto - noi siamo stati gli ultimi per l'utilizzo delle politiche europee, dei fondi europei e continuiamo a esserlo ancora oggi, ancora di più. Anche sul PNRR abbiamo utilizzato soltanto il 10% dei fondi destinati alla sanità in Calabria. C'è una cattiva gestione, un cattivo utilizzo di questi fondi che noi invece pensiamo, proprio per la mia esperienza in campo europeo, di utilizzare al meglio».

Viabilità e mobilità: «Bisogna collegare il Sud al Sud»

La campagna elettorale costringe un po' tutti a tour de force inenarrabili, passando da una provincia all’altra nell’arco di una mattinata. In questi giorni Tridico, anche con Conte, ha visitato il vibonese e il reggino, e ancora prima il cosentino. Al proposito il professore lamenta un deficit nel comparto viabilità: «Questa città (Reggio, ndr) ha bisogno di essere collegata con il resto dell'Italia, e del Mezzogiorno soprattutto. Se lei deve andare a Bari, da Reggio Calabria, deve andare a prendere un volo a Roma o a Milano. Questa cosa è inaccettabile. Se lei da Milano volesse andare a Venezia, non andrà prima a Roma a prendere un cambio. Perché? Il Sud non è collegato al suo interno. Invece il sud ha bisogno di collegamenti con il resto del sud, soprattutto, e anche con il resto d'Italia. Le infrastrutture avanzate sull'alta velocità non ci sono. La Salerno-Reggio ha visto ridurre il suo finanziamento di 9 miliardi di euro. I collegamenti tra Catanzaro e Lamezia non ci sono. Ieri il sindaco mi ha detto che se da vuoi andare a Catanzaro dopo le due del pomeriggio è impossibile con i trasporti pubblici. Le città principali della nostra regione non sono collegate».

Un tema, questo, caro a Tridico che lo collega anche allo spopolamento delle aree interne: «Molti giovani non vogliono essere intrappolati in un'area interna, non vogliono andare in un'area interna a Soriano, a Polistena, a Serrastretta, ma in tutta la nostra meravigliosa Calabria. Qui, dall'Aspromonte non si conosce il Pollino, e viceversa. Sa perché? Perché non ci sono comunicazioni tra queste aree, comunicazioni degne di questo nome tra nord e sud, tra est e ovest della Calabria. Ci sono soltanto due trasversali. Questo è inaccettabile. E' uno dei motivi per cui ci conosciamo anche poco all'interno di queste nostre tre aree: del nord, del sud e del centro, che sono poi le tre province storiche, anche se ovviamente abbiamo cinque province, ma abbiamo tre circoscrizioni storiche che non parlano tra di loro».

Tridico riconosce gli sforzi fatti per il rilancio dell’aeroporto, ma parla di rafforzare la strategia messa in campo: «Quest'aeroporto è straordinario proprio per il motivo che le dico. Cioè noi dobbiamo andare a Bari da Reggio, non solo a Milano, e dobbiamo attrarre non solo Ryanair, che va bene, ma dobbiamo attrarre molto molto di più: tutte le compagnie low cost e anche accordi con i vettori nazionali ed europei che ci collegano con il resto dell'Europa. Altrimenti rimaniamo, come dire, indietro anche rispetto alle altre città del sud».

Opportunità e giovani: «Si ai Dottorati industriali e ai Poli tecnologici»

Il candidato del centrosinistra fa l’esempio della Puglia - «qualche anno fa ha avuto una sua primavera. Oggi è una regione che cammina, che corre» - ma anche di Napoli - «ha ritrovato la sua vibrante presenza nel Mediterraneo» - per concludere: «Qui è un buco nero, qui in Calabria è un buco nero. Come dire, viviamo di luci psichedeliche ogni tanto, ma non ci sono politiche per il futuro. I nostri giovani vanno a Milano, vanno a Barcellona, vanno a Parigi. Vedono il futuro, lo vedono, lo toccano. Poi vengono qui e non c'è l'acqua.

A Cosenza, dopo le 20, non c'è l'acqua e la Sorical ha fallito la sua missione anche nella distribuzione efficiente dell'acqua. Io sto dicendo ai giovani resta, torna, ma voglio dire che attorno a questi due concetti, di tornare e di restare, voglio costruire politiche giovanili di formazione per la creazione di competenze. Qui vorrei creare degli incubatori. Reggio Calabria può essere un incubatore di innovazione per la sua dimensione mediterranea e per la sua proiezione verso il nord, che dovrebbe avere verso il nord, dal sud verso il nord.

Creare degli incubatori per i giovani vuol dire fornire loro infrastrutture tecnologiche, wifi, anche sostegni per la casa, perché se vogliamo attrarre i giovani dobbiamo dare loro quello che in Spagna e in Portogallo fanno, cioè attrazione di giovani, condizioni infrastrutturali buone e poi dobbiamo farli viaggiare, cioè non posso portarli qui e dire adesso morite qui. Se li porto qui li devo mettere in condizione di dire da qui si può andare nel resto del mondo, quello che avete fatto da sempre. Ecco far assaporare il gusto del futuro anche da qui, perché se tornano qui e vedono il passato, ritornano nelle città europee che hanno conosciuto».

«Questa università ha una dimensione mediterranea non sfruttata, potrebbe avere una vocazione di accordi mediterranei non sfruttata e potrebbe avere quel dottorato industriale che in altre regioni sono stati lanciati proprio dalla Regione».

L’esempio del caso è la Toscana che ha lanciato il dottorato industriale che serve non a una carriera accademica, ma a collegare quelle competenze professionali, industriali, tecnologiche al mondo produttivo. «Quante volte ha sentito parlare del fatto che le aziende non trovano quelle competenze adeguate per le loro professioni? Ecco, questo è dovuto al fatto che noi non riusciamo a colmare quei gap formativi che ci sono. Il dottorato industriale è una chiave, così come i poli tecnologici di formazione. Noi dobbiamo costruire, oltre appunto a questi dottorati industriali per le università, quattro poli tecnologici formativi, uno a Corigliano Rossano, uno nel Vibonesse, uno nel Crotonese e uno nel Reggino. Abbiamo tante idee per lo sviluppo industriale di questa città e della Calabria. Dobbiamo essere in grado di implementarle, dopo il 6 ottobre».

Gioia Tauro: «Un retroporto da sfruttare con incentivi mirati»

Il professore Tridico, a proposito di insediamenti industriali certifica il «potenziale enorme» del Porto di Gioia Tauro, ma anche la realtà delle cose. «Ci lavorano circa 1200 persone, ce ne potrebbero lavorare almeno 4000 se fosse implementato un piano nel retroporto di sviluppo. Le racconto un paio di esempi, anche studiando quel porto. Abbiamo una meccanizzazione di container che vengono spostati con uno sforzo straordinario e con una produttività e una tecnologia altissima. Spostiamo contenere da navi grandi verso navi più piccole che poi partono per porti più piccoli. Oltre a questo non facciamo nulla».

Tridico fa l’esempio di un carico di lenticchie sciolte arrivate al Porto che poi devono essere dirottate altrove, magari in Francia, dove vengono spacchettate, impacchettate e rivendute a un prezzo maggiore perché c'è un valore aggiunto. «Immagini se potessimo portare quel contenere pieno di lenticchie nel retroporto con un investimento sul packaging, sulla distribuzione logistica minuta. A quel punto non facciamo soltanto uno spostamento, facciamo anche una creazione di valore al consumo che potrebbe impiegare molti lavoratori nel retroporto e avere salari adeguati».

Tutto questo per Tridico «non lo facciamo perché manca un piano di sviluppo. Qui c'è bisogno di una grande operazione di sviluppo industriale con incentivi mirati. La Zes unica che questo governo ha implementato in modo uguale dalle Marche fino a Gioia Tauro è completamente fallimentare. Qual è l'incentivo di un'impresa ad andare da Ancona a Gioia Tauro? Quando ad Ancona trova condizioni infrastrutturali migliori, come sappiamo, rispetto al sud dell'Italia. Noi dobbiamo infilarci all'interno di questa Zes e creare per le nostre piccole dimensioni industriali che hanno difficoltà diverse, anzi maggiori rispetto al centro d'Italia, degli incentivi particolari per attrarre quegli investimenti che poi possono produrre nel retroporto valore aggiunto ed esportare quei beni».

Aree interne: «Quella di Occhiuto una boutade scopiazzata dal mio programma»

«Mi ha fatto molto ridere la sua proposta che ha scopiazzato dal mio programma anche perché non ho visto ancora un programma di Occhiuto».

Parte da questa affermazione, Tridico, per contestare l’idea lanciata da Occhiuto di incentivare il (ri)popolamento delle aree interne con 100mila euro.

«Mi ha fatto molto ridere innanzitutto perché appunto ha ripreso una parte importante del mio programma sulle aree interne, come è noto sto girando dal Pollino all'Aspromonte tutti i paesi da cui parte lo spopolamento perché mancano sanità e collegamenti con le grandi città. Quando ero ragazzo nella mia area interna di Scala Coeli, nel Cosentino, c'erano cinque autobus di linea che mi collegavano alle principali cittadine della costa, oggi sa quante ce ne sono? Zero. E le persone scappano oppure non vanno lì perché altrimenti sono intrappolate. Ecco, Occhiuto ha ripreso questa parte inventandosi la boutade di 100mila euro».

«Centrodestra? Non ha un programma. Quali sono gli interessi della Lega?»

Tridico va all’attacco del centrodestra anche per una operazione che definisce propagandistica.

«So che c'è un partito animalista, Sud chiama Nord… qui è veramente difficile capire la coerenza tra questi partiti nella destra, dalla Lega fino al partito animalista, cacciatori contro animalisti, che appunto fanno delle incoerenze nel programma. Molto spesso si dice la coalizione di centrosinistra progressista è divisa e qui invece è divisa addirittura nei nomi. Abbiamo un partito, la Lega, che ha un interesse a mio parere specifico, anzi io vorrei capire da loro stessi qual è l'interesse di rappresentare la Lega in Italia e in Calabria. Hanno l'interesse a continuare questi viaggi della speranza che portano ricchezza al Nord contro la sanità pubblica del Sud, cioè non capisco veramente quali sono gli interessi qui della Lega in Calabria, i consiglieri della Lega cosa rappresentano, chi rappresentano, gli interessi del Nord? La sanità del Nord? Ecco anche questo fa parte della contraddizione della coalizione. a me stupisce moltissimo, io non vedo aspetti positivi perché non ho visto il programma, io il programma della destra non lo conosco, ma lei nemmeno, perché non l'ha letto, invece il mio programma in dieci punti lo può trovare sul sito, sui miei social, l'ho diffuso ai cittadini, quindi quanto me lo faranno conoscere io posso analizzarlo, adesso analizzo le boutade che fanno appunto i centomila euro oppure le contraddizioni della Lega e vedo però una questione etica gigante»

«Occhiuto ha fatto un grande errore, Ferro è qui per commissariarlo»

Tridico è poi convinto che Occhiuto abbia fatto «un grande errore» nel dimettersi e ricandidarsi. «Come sanno tutti, anche nella sua maggioranza, Fratelli d'Italia glielo dice sempre, e Wanda Ferro probabilmente è venuta qui per commissariare in qualche modo Occhiuto. Il fatto di dimettersi per ricandidarsi sfidando innanzitutto i calabresi e l'opposizione, la democrazia, in un periodo in cui i calabresi stavano al mare, pensava di sorprendere i calabresi e l'opposizione che non si poteva organizzare ad agosto e invece abbiamo dato una risposta forte con un candidato forte, con una coalizione forte, con un programma che abbiamo sviluppato in poco tempo, ma forte, e poi ha sfidato la magistratura perché non puoi pensare di dimetterti e ricandidarti perché speri che il consenso popolare possa superare le indagini della magistratura, questa è una questione etica e morale insuperabile».

I giorni della riflessione e la «missione» promessa ad Alessandro, 105 anni

Infine Tridico prova a rispondere a chi gli ha contestato che si è discusso per 15 giorni prima della sua accettazione della candidatura.

«Certamente quelli di agosto sono stati 15 giorni di grande riflessione, non lo nascondo. Io ho ricevuto un mandato molto forte da tanti calabresi, da tanti meridionali, sono presidente della commissione Fisco al Parlamento Europeo non ero proprio l'ultimo dei parlamentari e sono capo delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo, faccio un lavoro che mi piace, a Bruxelles, e quindi chiedo scusa ai tanti calabresi che si aspettavano che io continuasse a lavorare per Bruxelles».

Poi Tridico racconta un aneddoto decisivo. «È successo qualcosa, c'è stato innanzitutto per la prima volta in Calabria un moto popolare tra tutte le forze progressiste a dire Tridico deve essere il candidato, è noto questo, e questa cosa è stata molto forte ma per me che credo anche in una coalizione di centrosinistra progressista non potevo dire adesso che c'è io non la faccio, e poi soprattutto un giorno stavo a Camigliatello e non potevo uscire di casa, non potevo uscire sul Corso, venivo letteralmente strattonato con affetto da tutti. E tutti, letteralmente tutti coloro che incontravo, anche chi magari crede nei processi democratici, chi non vota Tridico ma crede nel fatto che bisogna essere in due, in due candidati buoni per avere una competizione democratica, tutti, anche gente che non mi votava e che adesso ha deciso di votare, a dirmi “ti devi candidare, per favore Tridico candidati”.

Ecco di fronte a questa richiesta, di fronte a questo moto non potevo essere irresponsabile, non potevo essere lontano e quindi con responsabilità, con orgoglio, perché la soddisfazione di sentirsi in qualche modo apprezzato anche da chi non vota Movimento 5 Stelle, da chi non vota progressisti, da chi vota centro o da chi vota destra che però hanno a cuore la democrazia, perché la democrazia è qualcosa di importante».

«Ad Amantea – ha poi aggiunto Tridico - ho incontrato un signore di 105 anni, che mi ha detto presidente io ho votato la prima volta nel 1946, abbiamo votato quasi il 100% degli italiani, la mia prima campagna elettorale mi dice Alessandro di 105 anni l'ho fatta nel 1948, votavamo oltre il 90% degli italiani, oggi non riesco a credere che vota il 44% degli italiani, è un fallimento. Chi ha intenzione di astenersi mandali a parlare con me che gli racconto io che cos'era prima del ‘46 l'Italia. Ecco questo mi ha fatto capire quanto sia importante la democrazia e quanto sia in qualche modo eticamente scorretto approfittare dell'impreparazione per dire facciamo l'elezione ad agosto sotto l'ombrellone come ha fatto Salvini col Papete nel 2019. Per questo non potevo rifiutarmi e con orgoglio ho questa grande missione».