Donald Trump ha partorito la sua ultima genialata: la “Trump Gold Card”. Un milione di dollari per i privati, due milioni per le aziende e diventi americano. Basta un assegno e si entra negli Stati Uniti. Altro che “America First”: adesso è “America for Sale”.

È la logica del boss, del mercante, non certo di uno statista. Per anni Trump ha urlato contro i poveri immigrati, accusandoli di distruggere il Paese. Dimenticando, da ignorante qual è, che gli Stati Uniti sono nati proprio grazie a milioni di migranti di tutto il mondo. Compresi milioni di italiani, poveri e disperati, che hanno costruito pezzo dopo pezzo la grandezza di quella nazione.

Oggi invece i poveri li caccia a colpi di esercito, li rinchiude in centri di detenzione sparsi per il mondo. E nello stesso momento spalanca le porte ai miliardari. Non importa chi siano, che cosa abbiano fatto, se abbiano processi in corso o condanne sulle spalle. Basta pagare, e il lasciapassare è garantito. Oligarchi russi con valigie di rubli insanguinati, narcotrafficanti in fuga, speculatori cinesi pronti a ripulire fortune sporche. Questo è il suo “sogno americano”: trasformare la cittadinanza in un biglietto VIP, con tanto di cartellino del prezzo.

L’America che nacque come patria di accoglienza oggi è diventato un club privato per ricchi criminali. Trump non governa: traffica. Non guida un Paese: lo mette in vetrina. Tratta la Casa Bianca come fosse il suo casinò fallito, da rilanciare con qualche trovata pubblicitaria. Non conosce storia, non conosce valori, non conosce limiti.

Un presidente così non è solo imbarazzante: è fuori controllo. Pericoloso per gli Stati Uniti e per il mondo intero. Perché quando la politica diventa un affare di famiglia, quando la più alta carica dello Stato si riduce a un bazar delirante, la democrazia non è più in pericolo: è già morta.

Con la sua Gold Card, Trump ha dimostrato di essere pronto a svendere l’America. A chiunque. Basta che paghi.