«La domanda è semplice, rispondete per favore: Tropea rimarrà un ospedale generale o diventerà un ospedale di Comunità?». Alessandro Porcelli, il sindaco di Drapia che ha promosso la convocazione della Conferenza dei sindaci sulla sanità che si è tenuta martedì a Vibo, ci ha provato in tutti i modi a ottenere una risposta inequivocabile dai commissari dell’Asp di Vibo, Tomao e Orlando, che hanno partecipato all’assemblea. Ma, al netto del sinuoso giro di parole, la certezza che quello di Tropea non venga declassato a ospedale di Comunità, non è arrivata.
- «Leggete l’atto aziendale - ha risposto Orlando - è scritto tutto lì dentro. Di certo non possiamo mantenere aperti tutti i reparti».
- «Ad esempio - ha incalzato Porcelli - Radiologia resterà?».
- «È scritto nell’atto aziendale, leggete. Il servizio di radiologia sarà gestito in regime di governance…».
- «Cioè?».
- «La presenza del radiologo sarà gestita a livello centrale, quindi sarà a Tropea solo alcuni giorni la settimana».
Insomma, non proprio un viatico particolarmente confortante per ipotizzare il mantenimento di una struttura che possa offrire assistenza medica intensiva e complessa, a differenza di un ospedale di comunità che è una struttura intermedia per ricoveri a bassa intensità clinica.

Anche l’ospedale di Serra fa i conti con un graduale depotenziamento

Ma se il futuro incerto del nosocomio di Tropea turba i sonni dei vibonesi che vivono sulla costa, non dormono più tranquilli neppure quelli che popolano le aree montane. Anche l’ospedale di Serra San Bruno vive in una sorta di limbo senza essere né carne né pesce, nonostante sale operatorie e attrezzature nuovissime che restano chiuse e inutilizzate.
Estremamente esplicito in questo senso è stato l’intervento del sindaco Alfredo Barillari, che ha tracciato un parallelismo tra quanto previsto nel Decreto del commissario ad acta del 20 novembre 2024, un anno fa, e la realtà di oggi.
«Nonostante l’ospedale San Bruno sia riconosciuto come presidio di zona disagiata e rappresenti un punto di riferimento imprescindibile per la tutela della salute delle comunità montane delle Serre - ha sottolineato Barillari -, la distanza tra quello che c’è e quello che invece ci dovrebbe essere appare ancora incolmabile».
In particolare, ha riassunto, il DCA n.360/2024 prevede questi servizi e reparti: Chirurgia, Day Surgery (5 posti letto), Pronto Soccorso, Medicina Generale (30 posti letto, di cui 5 day hospital), Recupero e Riabilitazione (20 posti letto), Emodialisi (9 postazioni). A fare da corollario, i servizi diagnostici e di supporto: Radiologia, Anestesia, Laboratorio Analisi, Farmacia ospedaliera, Direzione medica di presidio.

E invece, ha evidenziato il sindaco, «nonostante la programmazione regionale prevista, negli anni il presidio ha subito un progressivo indebolimento per carenza di personale medico, con conseguente riduzione delle attività e mancata attivazione o piena operatività di alcuni servizi». Criticità attuali che ha puntualmente elencato:
«Nel Pronto Soccorso – ha cominciato a snocciolare - la presenza di soli tre medici, uno dei quali prossimo al pensionamento, rende difficile garantire turni completi, mentre le ambulanze medicalizzate del 118 soffrono di una dotazione di personale insufficiente per assicurare la copertura h24 delle emergenze più gravi. Anche gli spazi destinati all’emergenza richiedono interventi strutturali e aggiornamenti tecnologici. La Radiologia è retta da un unico specialista esterno presente solo tre giorni a settimana, con attività che subiscono interruzioni periodiche legate al rinnovo dei contratti. Il Laboratorio Analisi funziona in modo efficiente, ma il previsto accorpamento a Vibo Valentia e l’assenza di un responsabile dedicato rischiano di comprometterne l’autonomia e la tempestività».
E ancora, ha continuato Barillari: «In Dialisi opera attualmente un solo medico a prestazione che copre quasi tutti i turni, dopo le dimissioni dell’unico medico di ruolo; una criticità aggravata dalle difficili condizioni orografiche che rendono problematici gli spostamenti dei pazienti, specie d’inverno. L’Unità Operativa di Medicina Generale, unica complessa del presidio, dispone di 21 posti letto con cinque medici, ma il responsabile è vicino al pensionamento e diversi servizi ambulatoriali risultano incompleti, tra cui l’ambulatorio di Cardiologia, mentre il mancato collaudo della scala antincendio limita l’utilizzo pieno dei posti letto previsti. Anche la Chirurgia è ridotta al minimo, con interventi esclusivamente ambulatoriali svolti una volta a settimana e sale operatorie nuove ma inutilizzate da anni. In Recupero e Riabilitazione è attivo solo l’ambulatorio fisioterapico, perché il reparto non è stato avviato per mancanza di personale. L’intero presidio, infine, può contare su un solo medico anestesista, condizione che incide in modo rilevante sulla funzionalità complessiva dell’ospedale».
Insomma, una situazione molto distante dalle buone intenzioni sulla carta del Dca. «Alla luce delle criticità documentate e dell’evidente distanza tra quanto programmato e l’attuale realtà operativa del San Bruno - ha concluso il primo cittadino di Serra -, emerge con chiarezza un elemento ineludibile: la responsabilità diretta del management sanitario aziendale nel garantire la qualità, la sicurezza e la continuità delle cure, così come stabilito dalle norme nazionali e regionali in materia di tutela della salute pubblica».