Parte all’Azienda ospedaliero-universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro un progetto sperimentale finalizzato alla riduzione delle liste d’attesa. Nell’ambito dell’iniziativa, i pazienti avranno la possibilità di effettuare esami diagnostici anche nei giorni del fine settimana, ovvero il sabato e la domenica.

L’intervento, fortemente voluto per rispondere in modo concreto all’annosa problematica delle attese prolungate per visite ed esami, rappresenta una delle iniziative più significative messe in campo negli ultimi mesi nella sanità calabrese. «Abbattere le liste d’attesa è una priorità non più rinviabile – sottolineano fonti sanitarie – e questa sperimentazione costituisce un primo passo operativo verso un sistema più vicino ai bisogni reali dei cittadini».

L’apertura degli ambulatori nei giorni festivi consentirà di sfruttare appieno le strumentazioni e le risorse già disponibili, evitando il sottoutilizzo delle apparecchiature e ottimizzando al massimo i percorsi diagnostici. Contestualmente, il progetto prevede una rimodulazione organizzativa dei turni del personale medico, tecnico e infermieristico coinvolto, affinché l’ampliamento dell’offerta non comporti ulteriori sovraccarichi sugli operatori.

L’iniziativa si inserisce in un più ampio percorso di efficientamento e riorganizzazione dei servizi che, se confermerà i risultati attesi, potrebbe essere stabilizzata e inserita nella programmazione ordinaria dell’Azienda ospedaliero-universitaria, diventando così una misura strutturale.

Per molti utenti, infatti, le attese per accedere a esami e visite specialistiche si sono prolungate anche per diversi mesi, con ricadute dirette sui percorsi diagnostico-terapeutici e sui tempi di accesso alle cure. In questo quadro, l’avvio delle attività diagnostiche nei weekend viene considerato come una delle prime risposte operative al problema, mentre parallelamente l’Azienda prosegue nel monitoraggio costante delle agende e nell’adozione di ulteriori misure per recuperare i ritardi accumulati.

Il progetto rappresenta dunque non solo un’importante innovazione organizzativa, ma anche un segnale di attenzione verso la domanda di prestazioni sanitarie inevase che continua a gravare sul sistema sanitario regionale, in particolare in settori delicati come la diagnostica per immagini e gli accertamenti specialistici.