Sostenuto da una petizione arrivata per ora a 1300 firme, il direttore sanitario della Rsa di Drapia presenta un articolato studio che propone un correttivo del 7% alla ripartizione complessiva delle risorse in Calabria per il prossimo triennio
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Non una semplice proposta, né istanze generiche per lamentare la scarsità di risorse. Quello che Soccorso Capomolla, direttore sanitario del Don Mottola Medical Center di Drapia, intende sottoporre al tavolo sulla sanità vibonese in programma domani a Vibo, è uno strumento amministrativo con tutti i crismi, una sorta di Dca “ombra” che mette nero su bianco quella che per i promotori è la soluzione tecnica, con tanto di cifre e conteggi, per colmare le lacune finanziarie che impediscono alla provincia vibonese di allinearsi con le altre. Il documento, sostenuto da quasi 1300 firme raccolte sinora grazie a una petizione pubblica, è tecnico anche nell’oggetto: “Studio di Perequazione sul DCA 302/2025 – Analisi delle sperequazioni territoriali, criticità persistenti e richiesta di correzioni necessarie”.
Le criticità individuate dallo studio
«Questo studio – mette in evidenza Capomolla - mette in evidenza, ancora una volta, la forte sperequazione strutturale che colpisce da anni la provincia di Vibo Valentia. Con il nuovo Dca, infatti, pur registrando un incremento di circa 2,5 milioni di euro, il divario rimane drammaticamente elevato: Vibo passa da 4,5 a circa 7 milioni di euro, mentre realtà come Crotone continuano a beneficiare di budget superiori ai 35 milioni, a parità di popolazione e struttura demografica. Tale squilibrio è la dimostrazione plastica di una mancata programmazione e di una persistente assenza di governance regionale nella gestione delle risorse».
Indicatori e risultati dello studio
Lo studio – spiega una nota - basato su indicatori demografici, epidemiologici, socio-sanitari e di mobilità passiva, evidenzia come l’attuale ripartizione non rifletta adeguatamente il fabbisogno dei territori. Ne deriva una condizione di diseguaglianza nell’accesso ai servizi che compromette la garanzia dei Lea e la continuità assistenziale.
«Le province con maggiore appropriatezza – misurata come equilibrio tra disponibilità di posti, tassi di ricovero e mobilità – risultano Catanzaro e Cosenza. Reggio Calabria presenta valori medi, ma con forte variabilità interna. Crotone presenta un tasso di ricovero eccessivamente alto (35,2/1000 ab.), segno di inappropriatezza e sovra‑utilizzo dei modelli residenziali. Vibo Valentia mostra l’indice più critico: pochi posti disponibili, basso tasso di ricovero e altissima mobilità passiva (32,5%). Questa combinazione indica non minore domanda, ma grave carenza dell’offerta locale e sotto-prescrizione forzata. La discontinuità assistenziale, derivante dalla mancanza di queste prestazioni, comporta sul nostro territorio un aumento del rischio di eventi cardiaci maggiori (+6%), un aumento della mortalità a un anno dell’infarto miocardico, (+12%) e del rischio di mortalità ad un anno dopo ictus (+ 26%) rispetto al valore medio italiano».
Le contestazioni al nuovo DCA
Secondo Capomolla, dunque, «non si tratta, come sostenuto da alcune interpretazioni istituzionali, di un “bicchiere mezzo pieno”». «È invece – continua - la certificazione formale che, anche con il nuovo decreto, per i prossimi tre anni una parte significativa dei cittadini vibonesi continuerà a non ricevere servizi essenziali: riabilitazione, RSA medicalizzata, residenze per disabili, assistenza territoriale e continuità assistenziale. Si tratta di prestazioni che, pur essendo già disponibili attraverso strutture autorizzate e accreditate, restano non attivate per l’assenza di adeguati finanziamenti».
I numeri del divario e le richieste operative
Tradotto in numeri, con l’incremento di appena 2,5 milioni di euro per il prossimo triennio, viene «coperto solo il 43% dell’offerta potenziale». «Né vale la strategia confusionaria di “pubblico e privato” o la millantata autonomia dell’Asp ad attivare tutti questi modelli a Soriano. Crediamo che lo sforzo dell’Asp deve essere quello di dotare Serra San Bruno di Posti letto già programmati e mai attivati, rendere operative strutture complesse attivate sulla carta nell’ospedale di Tropea e mai operative, potenziare la cardiologia e l’ortopedia dell’ospedale di Vibo, aprire i posti letto di Psichiatria, intervenire sull’emergenza urgenza che vede questa provincia con tempo target di 35 minuti verso il medio nazionale di 21, relegandola all’ultimo posto; attivare la corretta programmazione sull’ospedale di Soriano prevista dal Pnrr e ancora disattesa. Il management aziendale non deve confutare e strumentalizzare le richieste, spendendo le proprie energie per far morire questo territorio».
Il confronto con la Conferenza dei sindaci
Non manca una stoccata al presidente della Conferenza dei sindaci, Salvatore Fortunato Giordano, secondo cui il Dca 302 segnerebbe una «inversione di rotta» e riconoscerebbe per la prima volta in trent’anni il “caso Vibo”. «Al contrario – afferma Capomolla - lo studio evidenzia che il decreto non corregge il divario storico: lo riconosce ma non lo risolve, determinando un ulteriore ritardo di tre anni nella piena attivazione dei servizi territoriali indispensabili. Riconoscere lo squilibrio, senza colmarlo, non rappresenta un risultato».
Le conclusioni dello studio
Poi, le conclusioni: «Lo studio di perequazione dimostra che un meccanismo correttivo del 7% – applicato su parametri di equità pesata – consente un ribilanciamento sostenibile, senza compromettere l’offerta assistenziale di Crotone, che può recuperare la riduzione attraverso una maggiore appropriatezza prescrittiva, una revisione dei percorsi assistenziali e un contenimento della mobilità passiva proveniente proprio da Vibo. Alla luce di ciò, non è sufficiente evocare “zone di crisi” o esprimere fiducia nell’avvio di percorsi di riequilibrio futuri. È necessario intervenire ora, con un atto correttivo al decreto. Il diritto alla salute non può attendere altri tre anni. Né può essere affermato a metà».




