Si è svolta la conferenza stampa di presentazione di Rino Gattuso come nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana. L’incotro con i giornalisti si è tenuto al Parco dei Principi di Roma, alla presenza del presidente federale Gabriele Gravina e del capo delegazione Gianluigi Buffon.

Gattuso prende il posto di Luciano Spalletti in un momento complicato per il calcio italiano, con la mancata qualificazione agli ultimi due Mondiali ancora ben presente. L’obiettivo è chiaro: tornare alla fase finale del torneo del 2026. «La Nazionale ha bisogno di ritrovare entusiasmo e voglia – ha detto Gattuso –. Per me la parola più importante è ‘famiglia’. Il resto, come moduli e tattica, viene dopo. Quando Buffon e Gravina mi hanno contattato non ho esitato»

Il tecnico di Schiavonea ha definito questo incarico come «un sogno che si realizza», ma ha sottolineato che «la responsabilità è grande» e che sarà necessario «lavorare sulla mentalità dei giocatori». Gattuso ha ribadito la fiducia nel gruppo: «Ci sono calciatori importanti, alcuni tra i migliori al mondo nei loro ruoli. Ma dobbiamo ragionare come squadra».

Rispondendo a una domanda sulle recenti critiche, tra cui quelle del presidente del Senato La Russa, Gattuso ha replicato: «Nel 2005 dopo Istanbul pensai di lasciare il Milan. Capisco le perplessità, ma spero di far cambiare idea anche ai più scettici». Il tecnico calabrese ha ricevuto, però, molti attestati di stima e affetto in questi ultimi giorni: «Tanti messaggi mi hanno colpito – afferma Gattuso – , sicuramente sentire i genitori di una certa età emozionarsi per l’opportunità che mi ha dato la Federazione è stato un momento di gioia. Sentire mamma e papà emozionarsi ancora è stata un’emozione grande».

Nel corso della conferenza stampa, a una domanda posta da un giornalista calabrese, Gattuso ha risposto con pizzico di emozione. «Quando da calciatore sentivo l’inno, chiudevo gli occhi per 73 volte… anzi per 100  – ha detto sorridendo – e sentivo la voce di mamma che mi chiamava dal balcone di casa a Schiavonea, mentre giocavo partite infinite». Un ricordo personale che per Ringhio diventa un messaggio: «La Calabria è una terra bellissima. I giovani devono seguire la strada giusta, quella dello studio e del rispetto. Veniamo da una terra incredibile, di cui si parla troppo spesso in negativo. Speriamo di farla conoscere per le cose belle».