C’è chi aveva già celebrato il funerale della Chiesa. Chi parlava di crisi irreversibile, di giovani lontani, di un mondo che non crede più. E invece, Roma si è riempita, traboccante di volti giovani, cuori accesi, entusiasmo contagioso. Il Giubileo dei Giovani si è chiuso lasciando negli occhi di tutti un’immagine inequivocabile: la Chiesa c’è. E parla ancora al cuore delle nuove generazioni.

Papa Leone XIV, il Pontefice che sorprende e commuove

Molti lo avevano dipinto come freddo, distante, quasi algido nella sua compostezza. E invece Papa Leone XIV ha saputo stupire. Non solo con le parole, forti, autentiche, lontane dalla retorica. Ma soprattutto con i gesti. È sceso tra i giovani, li ha abbracciati, ha improvvisato più volte per stare con loro, ha lasciato i protocolli per seguire l’istinto del pastore.

Il saluto del Papa, semplice e diretto, ha acceso subito il cuore dei presenti: «Buongiorno a tutti, buona domenica!», ha detto dal palco di Tor Vergata, vestito ancora in bianco e senza i paramenti della messa. Davanti a lui un milione di ragazzi che avevano passato la notte nella spianata, tra tende, sacchi a pelo e rosari.

Li ha salutati in tutte le lingue: spagnolo, francese, tedesco, inglese. Poi l’annuncio: «Fra poco inizieremo la celebrazione della messa, che è il più grande dono che Cristo ci ha lasciato, la sua presenza reale nell’Eucaristia. Che Dio vi benedica tutti e che questa sia un’occasione davvero memorabile per ciascuno di voi. Quando siamo insieme come Chiesa di Dio, noi camminiamo con Gesù Cristo. Buona celebrazione a tutti!»

Un milione di cuori a Tor Vergata

Le previsioni della vigilia sono state confermate. A Tor Vergata è andata in scena la più grande manifestazione pubblica in Italia degli ultimi 25 anni. Lo ha detto il prefetto di Roma, Lamberto Giannini: «Penso di poter dire che questa è stata la manifestazione più significativa e imponente in Italia e forse anche in Europa». Un fiume di giovani da 146 Paesi, arrivati in ogni modo per incontrare il Papa e, in lui, trovare una traccia di Cristo.

Durante la veglia notturna, il silenzio della preghiera si alternava ai canti e alle testimonianze. Poi, all’alba, la celebrazione. E in serata, Papa Leone XIV ha lasciato il campo come era arrivato: in elicottero, mentre l’intera spianata salutava con applausi, bandiere, lacrime e canti.

La memoria dei Giubilei passati

Il Giubileo dei Giovani del 2025 si inserisce in una storia ormai lunga e carica di significato. Indimenticabile quello del 2000, con San Giovanni Paolo II, già anziano e malato, ma capace di radunare due milioni di giovani sempre a Tor Vergata, lasciando un’impronta indelebile. Poi il Giubileo straordinario della Misericordia, nel 2016, con Papa Francesco, tra Cracovia e Roma: una generazione diversa, segnata dalla crisi economica e dal bisogno di speranza.

Oggi, con Papa Leone XIV, si volta pagina ancora una volta. Non più solo eventi straordinari, ma la volontà di fare dei giovani una presenza costante, viva, nella vita della Chiesa. Un impegno che guarda al futuro con coraggio, partendo dalla forza di una fede che sa rinnovarsi senza perdere la propria anima.

Una Chiesa che sa parlare ai cuori

Perché un milione di giovani sceglie di venire a Roma, sotto il sole di agosto, per dormire a terra e pregare insieme? Forse perché, in un mondo frammentato e rumoroso, qui hanno trovato qualcosa di vero. Non un evento spettacolare, ma una presenza reale, come ha ricordato il Papa nell’Eucaristia. Cristo al centro, nonostante tutto. È questo che continua a sorprendere: la Chiesa parla ancora, quando ha il coraggio di essere se stessa.

Le critiche spazzate via

In tanti, nei giorni scorsi, si sono lamentati per la folla, per i disagi, per un’“invasione” di ragazzi. Ma la verità è chiara: non c’è futuro senza i giovani, e la Chiesa è viva proprio perché parla ancora a loro. Non con effetti speciali, ma con la verità del Vangelo

vissuto.

Il futuro? Una sorpresa continua

Papa Leone XIV, lo si può dire, ci sorprenderà ancora. Non solo per come ha saputo incarnare la Chiesa in uscita, ma perché ha mostrato di voler camminare accanto ai giovani, ascoltandoli e guardandoli negli occhi. Il Giubileo dei Giovani non è solo un evento: è una profezia. La Chiesa non è morta, e chi lo pensava ha fatto male i conti. La fede non è una nostalgia, è un cammino. E la Chiesa è viva perché cammina.