C’è un momento, poco dopo il tramonto, in cui il paese si accende tutto insieme. Non con le luminarie di plastica dei centri commerciali, ma con decine di fuochi veri, di legna vera, di fumo che pizzica gli occhi e sa di ginestra scoppiata. Sono i “lumineri” o “vampi” o “focareddi” della vigilia dell’Immacolata, tradizione che a San Marco Argentano, e nei paesi di quell’area resiste, con una tenacia che ha dell’ostinato, quasi del desafiante.
In un’epoca che brucia tutto – foreste, certezze, attenzione – qui si continua a bruciare per scelta, per offerta, per contratto antico con il cielo. Il fuoco non è decorazione: è messaggio. Sale alto, nero contro il viola del crepuscolo, perché la Madonna, che secondo la fede popolare passa proprio stanotte sopra i tetti della Calabria, veda che il paese è sveglio e la sta aspettando. «Facimm’ a luci a Maria», dicono ancora alcuni anziani: le luci a Maria.
Non è folklore da cartolina. È un gesto di resistenza agricola e spirituale insieme: si bruciano cespugli di ginestra, si sacrificano le fascine raccolte in estate sui pendii riarsi. Il vecchio anno muore tra le fiamme, il nuovo nasce dalle ceneri che domani verranno sparse negli orti e nei campi. Propiziazione, purificazione, fertilità: tutto in una sola fiammata.
E poi ci sono i bambini. Quelli di oggi girano con i cellulari e felpe firmate, ma fino a cinquant’anni fa la scena era un’altra: i più poveri, scalzi o con le scarpe rotte, correvano da un “luminerio” all’altro con la “sckoppa” – un barattolo bucato legato a una corda, pieno di brace rubato a un fuoco più grande – e lo facevano vorticare creando scie di fuoco nel buio. A volte, con un grido di sfida, buttavano la loro brace dentro il mucchietto stentato di qualche famiglia ancora più sfortunata: il fuoco divampava all’improvviso, il cuore anche. Crudeltà e generosità, nella stessa scintilla.
Oggi i fuochi sono più ordinati, c’è pure il permesso dei vigili, ma la sostanza non cambia. Ogni rione ha il suo “luminerio”, ogni “vampo” ha i suoi custodi. Si beve vino novello, si mangiano crispelle e pittule, si raccontano le stesse storie di sempre con qualche ruga in più sul viso di chi le racconta. E per una sera San Marco Argentano, e dintorni, torna a essere un paese intero che respira con un solo petto, illuminato non dalle lampadine a led ma dal rosso vivo di una fede che non ha bisogno di parole altisonanti per farsi capire.
In un’Italia che corre a spegnere ogni fiamma che non sia quella di un like, qui si continua ad accenderne decine, ostinatamente, religiosamente. Perché c’è ancora chi crede che una luce fatta a mano, puzzolente di fumo e di sudore, valga più di mille filtri Instagram. E forse ha ragione.
Buona Immacolata. Intanto comincia il tempo di Natale. E che la Madonna veda il fumo e si ricordi di passare anche quest’anno.

*Documentarista