L’arcivescovo di Napoli, cardinale dal 2024, è nato nel Catanzarese. È un meridionalista autentico, che non ha mai taciuto sulle disuguaglianze, sull’autonomia differenziata o sull’urgenza di un’economia solidale. Potrebbe essere lui la risposta a un mondo che ha fame di speranza
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Le porte della Cappella Sistina si sono chiuse da poche ore per il Conclave che eleggerà il successore di Papa Francesco, scomparso lo scorso 21 aprile. In queste settimane, i vaticanisti hanno riempito pagine e schermi con nomi di cardinali papabili: dal diplomatico Pietro Parolin al progressista Jean-Marc Aveline, dal filippino Luis Antonio Tagle al lombardo Pierbattista Pizzaballa. Eppure, un nome sembra sfuggire ai radar delle previsioni, quasi fosse troppo audace, troppo “impossibile” per es
sere preso sul serio: Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, cardinale dal dicembre 2024, per tutti semplicemente “Don Mimmo”. Calabrese, meridionalista, fedelissimo di Bergoglio, potrebbe essere lui la sorpresa che lo Spirito Santo riserva alla Chiesa?Un pastore tra le periferie umane
Nato a Satriano, in provincia di Catanzaro, 61 anni fa, Don Mimmo è un prete di strada, un pastore che ha sempre preferito l’odore delle periferie a quello dell’incenso. Ordinato sacerdote nel 1988, ha speso decenni accanto ai più fragili: tossicodipendenti, migranti, giovani senza futuro.
Dal 1992 al 2016 ha guidato il Centro Calabrese di Solidarietà, una comunità di recupero, e per anni è stato presidente nazionale della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche.
A Napoli, dove è arcivescovo dal 2020, si è presentato come “un fratello tra fratelli”, denunciando la camorra, la violenza e le ingiustizie sociali con una voce che non trema. Anche dopo la nomina a cardinale, ha chiesto di essere chiamato “Don Mimmo”, rifiutando titoli come “Eminenza”: “Sono e resterò sempre Don Mimmo”, ha detto, con quella semplicità che ricorda Francesco.
Il fedelissimo di Bergoglio
Se Papa Francesco ha ridisegnato il Collegio Cardinalizio portando al centro le periferie del mondo, Don Mimmo incarna alla perfezione questa visione. Calabrese di nascita, napoletano d’adozione, è un meridionalista autentico, che non ha mai taciuto sulle disuguaglianze, sull’autonomia differenziata o sull’urgenza di un’economia solidale. “Dietro le statistiche ci sono storie, occhi, cuori che reclamano dignità”, ha dichiarato in un’intervista a Vatican News, riecheggiando il grido di Bergoglio per una “Chiesa in uscita”. La sua nomina a cardinale, annunciata a sorpresa da Francesco il 4 novembre 2024, è stata letta come un ultimo sigillo del Papa argentino: un riconoscimento alla Chiesa del Sud, a quella Napoli che Francesco amava e che ha visitato due volte.
Perché non un Papa meridionale?
In un Conclave che si annuncia “planetario”, il meno eurocentrico della storia, si parla tanto di un Papa che conosca le periferie esistenziali, che parli alle povertà del mondo, che incarni la misericordia. Ma perché non potrebbe venire dal Sud Italia? L’ultimo Papa meridionale, Innocenzo XII (Antonio Pignatelli), pugliese, salì al soglio pontificio nel 1691, oltre tre secoli fa. Da allora, il Sud è stato assente dalla guida della Chiesa universale, nonostante la sua ricchezza spirituale e la sua capacità di parlare al cuore delle persone. Don Mimmo, con il suo accento calabrese e il suo cuore napoletano, potrebbe rompere questo silenzio. “Sento come mio dovere portare le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del nostro Meridione e di tutti i sud del mondo”, ha detto dopo la nomina cardinalizia.
La sfida ai “Corvi” e ai tradizionalisti
Don Mimmo non è un uomo che si piega alle trame di potere. A Napoli ha affrontato a viso aperto i “corvi” che, con lettere anonime, hanno cercato di screditarlo, accusandolo senza prove di legami con ambienti dubbi. Lui ha risposto convocando la Curia e dichiarando: “C’è un corvo tra di noi”. Ha soppresso la messa in latino del Rito Tridentino, resistendo alle proteste dei tradizionalisti, e ha scritto lettere pastorali che sono schiaffi alle coscienze: “Queste morti (per droga) sono schiaffi al mondo degli adulti”, ha detto su Avvenire. La sua franchezza, unita alla tenerezza per gli ultimi, lo rende un candidato che spiazza: troppo umile per i giochi di Curia, troppo radicale per i moderati, ma forse proprio per questo capace di parlare al mondo.
Un Papa per i tempi nuovi
Il Conclave che si apre oggi vedrà 133 cardinali elettori, di cui oltre il 75% nominati da Francesco. La Chiesa cerca un pastore che prosegua sulla strada della sinodalità, della misericordia, dell’attenzione ai poveri. Don Mimmo, che ha partecipato alle sessioni del Sinodo sulla Sinodalità, incarna questa Chiesa: non un funzionario, ma un prete che “sente l’odore delle strade”, come vuole Francesco. E se fosse davvero lui? Un Papa che viene dal Sud, che parla di pace in un mondo che si riarma, che si china sui migranti e sui tossicodipendenti, che chiama “fratello” ogni uomo e donna. Sarebbe, forse, il Papa impossibile. Ma, come insegna la storia della Chiesa, lo Spirito Santo ama sorprendere. Don Mimmo Battaglia, con la sua croce di legno al collo e il Vangelo nel cuore, potrebbe essere la risposta a un mondo che ha fame di speranza.