È una mattina di dicembre come tante sull’Autostrada A2, tra Scilla e Bagnara Calabra. Alle 6:47 due auto vengono lasciate di traverso in galleria e incendiate. Il fumo nero riempie il tunnel, le gomme esplodono, i primi automobilisti inchiodano. Pochi secondi dopo arrivano i chiodi a quattro punte sparsi sull’asfalto, poi le raffiche di kalashnikov e le bombe-carta. In meno di sei minuti il furgone portavalori è svuotato: due milioni di euro spariti nella nebbia.

Esattamente ventotto anni prima, nello stesso chilometro di asfalto, era accaduto lo stesso. Stessa tecnica, stessi botti, stesse auto incendiate. Solo il bottino era in lire: dieci miliardi.

Tra questi due assalti identici c’è una linea di sangue, fuoco e denaro che attraversa l’Italia da sud a nord, da Cerignola a Sassari, da Foggia a Livorno. Una linea che conta, dal 1999 a oggi, almeno 16 guardie giurate uccise, 566 ferite e oltre 149 milioni di euro rapinati. E che ha un nome preciso: la tecnica cerignolana.

Il manuale che non è mai cambiato

Non è un’improvvisazione. È un copione imparato a memoria, ripetuto centinaia di volte con variazioni minime.

1. Mesi di pedinamenti e basisti (a volte sono le stesse guardie corrotte).

2. Furto di auto potenti e di mezzi pesanti (TIR o ruspe escavatori.

3. Blocco della strada con veicoli messi di traverso e dati alle fiamme.

4. Chiodi a tre o quattro punte per fermare polizia e soccorsi.

5. Jammer per oscurare radio, cellulari e GPS.

6. Commando mascherato (6-20 uomini in mimetica con kalashnikov, fucili a pompa, talvolta bazooka.

7. Esplosivo militare (spesso C4) per far saltare il portellone blindato o, nei colpi più recenti, una ruspa per sventrare l’intero furgone.

8. Fuga su auto “pulite” lungo vie già preparate (buchi nei guard-rail, strade bianche).

L’operazione dura dai 2 ai 10 minuti. Poi svaniscono nella campagna pugliese, sarda o calabrese.

La mappa del terrore

L’elenco è lungo e sempre uguale a se stesso.

- 10 dicembre 1997 – A2 Scilla-Bagnara (RC): la prima volta, 10 miliardi di lire.

- 3 dicembre 1999 – Strage di Grottaminarda (LE): tre guardie uccise, nasce la “scuola cerignolana”.

- 18 settembre 2015 – A14 Loreto (AN): 4,7 milioni, TIR di traverso, jammer, esplosivo.

- 11 marzo 2022 – Sala conta Ivri, San Giovanni Teatino (CH): 28 cerignolani arrestati, 4,8 milioni.

- 23 luglio 2024 – SS16 Torchiarolo (BR): tre milioni, auto incendiate, mitra.

- 13 dicembre 2024 – Caveau Mondialpol, Sassari: 12 milioni, escavatore e kalashnikov contro i carabinieri.

- 11 marzo 2025 – Variante Aurelia, San Vincenzo (LI): 9 uomini, 3-4,5 milioni, per la prima volta si parla apertamente di “sardi”.

- 1 dicembre 2025 – A2 Scilla-Bagnara (RC): due milioni. Stessa galleria di 28 anni fa.

Il centro di gravità resta sempre Cerignola e il Gargano. Ma la tecnica è stata esportata: in Sardegna (bande nuoresi), in Calabria (commistione con la ‘ndrangheta), persino in Toscana e nelle Marche.

Chi sono i soldati di questa guerra

Non sono disperati. Sono professionisti. Età media 30-45 anni, quasi tutti maschi, quasi tutti italiani del Sud. Vengono dai quartieri più poveri di Cerignola (San Samuele, “Fort Apache”), San Severo, Orta Nova, o dai paesi del nuorese. Molti hanno precedenti per armi e rapina, alcuni sono ex pastori, meccanici, disoccupati cronici. Vengono reclutati con la promessa di 100-500 mila euro a colpo.

Esiste una vera e propria “scuola”: campi di addestramento improvvisati nelle campagne dove si impara a sparare, a usare l’esplosivo, a guidare in fuga.

Le inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Foggia, Cagliari e Catanzaro parlano chiaro: non sono mafie tradizionali, ma “associazioni a delinquere di stampo militare”. Nessun padrino, nessun bacio: solo ruoli specializzati (il basista, l’autista, l’uomo della ruspa, il tiratore scelto). Le armi arrivano dai Balcani, gli esplosivi spesso dalle cave. Il denaro viene riciclato in bar, sale scommesse, concessionarie auto.

Il paradosso italiano

In nessun altro Paese europeo i portavalori viaggiano ancora senza scorta armata fissa. In Francia, Spagna, Germania è obbligatoria la polizia o l’esercito. In Italia no. Le aziende di vigilanza privata risparmiano, lo Stato chiude un occhio, e le autostrade restano un Far West.

«Siamo in guerra e combattiamo con le fionde», dichiara il segretario del sindacato SAVIP, Vincenzo Del Vicario. «Dal 1999 a oggi abbiamo contato 16 colleghi morti e oltre 500 feriti. Eppure nulla è cambiato».

L’ultimo capitolo (per ora)

Il 1° dicembre 2025, quando i banditi sono tornati nella stessa galleria del 1997, non hanno fatto solo una rapina. Hanno firmato la scena. Come a dire: siamo sempre noi, siamo ancora qui, e sappiamo fare esattamente le stesse cose di ventotto anni fa.

Finché le regole non cambieranno, la firma continuerà ad apparire sull’asfalto italiano, scritta col fuoco e col piombo.

*Documentarista