Conversazioni tra il sindaco Sala, l’assessore Tancredi, il costruttore Catella e altri protagonisti finiscono nel fascicolo della procura. «Agiscono come dipendenti privati agli ordini di Catella», scrivono i magistrati
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Il sindaco di Milano Giuseppe Sala
Ci sono le conversazioni tra il “re del mattone” Manfredi Catella e il sindaco di Milano Beppe Sala. I messaggi scambiati con l’ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi. E le chat di gruppo tra quest’ultimo, oggi ai domiciliari, e gli imprenditori del settore. Per la procura di Milano sono pezzi di un puzzle che compone il “sistema” dell’urbanistica cittadina, accusato di essere viziato da accordi sottobanco, corruzione e da una sudditanza della politica alla finanza immobiliare.
A fine luglio, dopo l’ordinanza del gip Mattia Fiorentini, sono scattati sei arresti: il costruttore Andrea Bezziccheri (l’unico in carcere), l’assessore Tancredi, il numero uno di Coima Catella, l’ex presidente della commissione per il Paesaggio Giuseppe Marinoni, l’architetto Alessandro Scandurra e il manager Federico Pella (tutti ai domiciliari). Le accuse spaziano dal falso alla corruzione, con l’ipotesi di fatture “mascherate” da tangenti e di una regia occulta nella gestione e approvazione dei progetti edilizi più rilevanti.
In questi giorni il tribunale del Riesame sta valutando le istanze di revoca delle misure cautelari. Stamattina è toccato a Tancredi e Marinoni. Sul tavolo dei giudici, anche il materiale sequestrato durante le perquisizioni: i telefoni dell’assessore e di Catella, che per i pm contengono una “miniera” di informazioni a sostegno dell’impianto accusatorio.
Tra i file da depositare, anche la chat tra Catella e Sala. Diversi i messaggi sul restyling del grattacielo Pirellino, vicenda simbolo dell’inchiesta che vede indagati Sala, Catella, l’archistar Stefano Boeri e Tancredi. La procura contesta l’induzione indebita: pressioni su Marinoni per far passare il piano. Il gip non ha riconosciuto l’accusa, ma i pm hanno fatto appello, puntando anche sui nuovi messaggi.
Nelle chat tra Tancredi e Catella emerge un rapporto confidenziale. Il 12 marzo 2024 l’assessore scrive, ironizzando: «Ma mi confermi assessore?». Il costruttore risponde: «Voi siete i best ever (i migliori di sempre, ndr). Io se volete vi faccio da segretario». E il direttore generale del Comune Christian Malangone aggiunge: «Me lo tatuo sulla schiena». Per i pm, «Tancredi è consapevole che, grazie alla sua azione, gli interessi di Coima vengono massimizzati, tant’è che ironizza su una sua riconferma da parte di Catella, come se quest’ultimo fosse il sindaco di Milano».
Due mesi dopo, un altro scambio: «…e come al solito, caro Manfredi, dovremo ingegnarci con le nostre idee ed energie», scrive Tancredi. Catella replica: «Come sempre, caro Giancarlo». Secondo la procura, si tratta di questioni di diretto interesse per Coima e, in generale, «Catella detta l’agenda» agli uffici pubblici.
Il 12 dicembre 2024 Catella manda un messaggio a Malangone: «Sei un artista, dai ragazzi adesso sbloccateci su questi progetti plz (please, ndr) caffè quando vuoi». Per i pm, è l’ennesima dimostrazione della confidenza con cui il costruttore sollecita i vertici comunali a “sbloccare” pratiche, forse anche quelle legate al Pirellino.
Il 6 marzo 2025, all’indomani di un’altra tranche dell’inchiesta – con l’arresto dell’ex dirigente Giovanni Oggioni – Catella scrive: «Messaggio che ha ricevuto Luca. Assurdo e grave». Malangone risponde: «Manfredi forse perché sei tornato da poco ma sta succedendo il finimondo. Anche su commissione paesaggio».
Per la procura, «il quadro generale in cui si collocano le condotte degli indagati risulta aggravato, al punto da assumere dimensioni sconcertanti e di autentico allarme sociale, in termini di mercimonio della funzione pubblica consumata dall’assessore Tancredi in sintonia con Malangone». E ancora: «Agiscono come dipendenti privati agli ordini di Manfredi Catella».
Catella, dal canto suo, in interrogatorio ha rivendicato la liceità dei rapporti: «Credo sia lecito che un soggetto che deve promuovere un progetto come siamo noi, abbia una relazione normale, regolare e continua con i rappresentanti del Comune. Cosa che noi abbiamo. Per esempio l’assessore Tancredi e Christian Malangone sono i due referenti principali, abbiamo diciamo regolarmente un incontro con loro due a Palazzo Marino mensile».
Oggi gli avvocati Eugenio Bono, per Marinoni, e Giovanni Brambilla Pisoni, per Tancredi, cercheranno di convincere i giudici che non sussistono esigenze cautelari. L’assessore, finora, ha ribadito: «Ho sempre agito nell’interesse pubblico».