Arresti nel Crotonese

Così i clan controllavano porti e pesca di Cirò e Cariati, la “bacinella” usata anche per pagare le nozze alla figlia del boss

L'inchiesta dei carabinieri è la prosecuzione dell'operazione Stige portata a termine nel 2018. Dalle indagini emergerebbe la rigenerazione della cosca che ha continuato a controllare con la violenza il territorio e vessare imprenditori e commercianti. La scoperta di nuove famiglie legate alla locale di Cirò (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Francesco Altomonte
16 febbraio 2023
10:03
Il porto di Cariati (foto ansa)
Il porto di Cariati (foto ansa)

Controllo dei porti e del mercato del pesce, intimidazioni ed estorsioni alle attività commerciali e imprenditoriali. E ancora: un controllo ferreo del territorio di una cosca che nonostante gli arresti sarebbe riuscita a rigenerarsi anche grazie all’arrivo di nuove leve. L’inchiesta dei carabinieri di Crotone, coordinata dalla Dda di Catanzaro, decapita nel giro di pochi anni la locale di ‘ndrangheta di Cirò portando all’arresto di 31 persone (26 destinatarie di una misura cautelare in carcere e 5 agli arresti domiciliari), accusate di associazione mafiosa, estorsione, armi, reati aggravati dal metodo mafioso.

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Le indagini costituiscono la naturale prosecuzione dell’attività sfociata nell’operazione di polizia denominata Stige (del gennaio 2018) e avrebbero permesso di raccogliere indizi, riguardanti le dinamiche criminali della locale di Cirò, che hanno per oggetto la sua spiccata capacità di ricompattarsi dopo il duro colpo subito nel 2018, mantenendo la sua operatività e il suo attuale organigramma, dove la vecchia guardia sarebbe stata affiancata dalle nuove leve.


I carabinieri, inoltre, sarebbero riusciti a rilevare l’interessamento degli affiliati più rappresentativi su richiesta delle vittime di furti o di altri reati per rientrare in possesso dei loro beni o avere giustizia, quasi sempre omettendo di denunciare. L’inchiesta confermerebbe la capacità di controllo del territorio della cosca di Cirò attraverso la forza intimidatrice, come sarebbe stato dimostrato nei numerosi episodi estorsivi ai danni delle attività imprenditoriali e commerciali, con il chiaro intento di monopolizzare, sotto il profilo economico, interi settori commerciali, mediante l’apertura di nuove realtà economiche gestite dagli affiliati, da loro familiari o da altri prestanome.

Una condotta posta in essere attraverso vessazioni e intimidazioni estorsive, in particolare nel settore dell’ortofrutta. Gli investigatori avrebbero provato anche l’esistenza di una cosiddetta “bacinella”, a cui attingere per pagare gli stipendi agli affiliati, per sostenere economicamente le famiglie dei detenuti e corrispondere le relative spese legali, nonché per garantire economicamente lo svolgimento delle nozze della figlia del capo della locale di Cirò. Il clan avrebbe avuto anche la disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo, in parte sequestrate. Un clan che continuava ad avere rapporti e cointeressenze con gli affiliati della speculare cellula criminale in Germania.

L’indagine portata a termine questa mattina, inoltre, avrebbe provato l’esistenza della ‘ndrina Giglio, inserita nella locale di Strongoli, nonché delle ‘ndrine di Cariati  e di Mandatoriccio (in provincia di Cosenza), subordinate alla locale di Cirò.

Una cosca, quella di Cirò che avrebbe avuto il controllo dei porti di Cirò Marina e di Cariati mediante atti di concorrenza compiuti con minacce esplicite e implicite (queste ultime derivanti dalla notoria appartenenza alle famiglie ‘ndranghetistiche cirotane), per ottenere, in regime di monopolio, il controllo dell’intera filiera del pescato costringendo i pescatori a consegnare loro il pescato fresco ai prezzi imposti; pescare solo le tipologie di pesce decise, tralasciando le altre; utilizzare i magazzini per lo stoccaggio del pescato e le attrezzature per la pesca (esche in special modo), da loro esclusivamente messi a disposizione e consegnati;  titolari delle pescherie sia di Cirò che di Cirò Marina a ricevere e ad acquistare il pesce esclusivamente da loro a prezzi di rivendita decisi dai medesimi.

Gli elementi raccolti si sono basati su intercettazioni telefoniche e ambientali, sulle denunce delle persone offese, oltre che su riscontri connessi allo sviluppo di attività di osservazione e pedinamento. La polizia giudiziaria, all’atto della esecuzione della misura, ha effettuato perquisizioni personali e domiciliari.

I nomi degli indagati

Vincenzo Affatato, Cariati classe 1985
Francesco Amantea, detto "culu musciu", Cirò classe 1962
Massimiliano Egidio Bruno , Cirò classe 1972
Nicola Calfa, Cariati classe 1991
Ruggiero Calfa, Crotone classe 1996
Giuseppe Cariati, nato a Cirò il 25/10/1961
Cataldo Cornicello, detto "figghiu da Paolina", Cirò Marina classe 1979
Franco Cosentino, detto "sozizza", Cirò Marina classe 1974
Davide Critelli, Cariati classe 1994
Francesco Falbo, Cariati classe 1984
Luca Frustillo, nato a Cariati il 22/12/1985
Rosario Leonetti, Cirò classe 1965
Luigi Lettieri, alias "Liune", Strongoli classe 1973
Gaetano Mammolenti, Cirò Marina classe 1975
Ottavio Marincola, Cirò Marina classe 1987
Pino Marincola, Cariati classe 1991
Gennaro Pierino Mellea, Catanzaro classe 1976
Gianfranco Musacchio, Marina classe 1988
Antonio Rizzo, Cariati classe 1991
Domenico Rizzo, Cariati classe 1978
Francesco Rizzo, Umbriatico classe 1959
Giuseppe Romano, Cirò classe 1956
Giuseppe Santoro, Cariati classe 1985
Gianluca Scigliano, Cirò classe 1979
Luigi Vasamì, detto Gino, Ciro classe 1962
Antonio Crugliano, Cirò Marina classe 1946
Francesco Crugliano, Cirò Marina classe 1989
Alessandro Nigro, Cariati classe 1988
Giorgio Pucci, Cirò Marina classe 1973
Luigi Pucci, Cariati classe 1979
Fabio Cataldi, Cirò Marina classe 1978

 

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