L’ex sindaco di Rende legato alle cosche

Nuovamente nell’occhio del ciclone Sandro Principe. L'ex sindaco arrestato nel maxi blitz della Dda di stamattina, fu coinvolto nel 1992 in un'altra analoga operazione. La sua posizione poi archiviata
di Manuela Serra
23 marzo 2016
09:25

Figlio di Francesco, eletto deputato ne 1987, riconfermato nel 1992 e nominato sottosegretario al Lavoro nel Governo presieduto da Giuliano Amato e nel Governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi, nel 1999 è stato rieletto sindaco di Rende e, il 29 maggio del 2004, allo scadere del suo mandato, è stato ferito in maniera gravissima da un colpo di pistola al volto, mentre partecipava alla cerimonia per l'inaugurazione della Chiesa di San Carlo Borromeo di Rende.


I sospetti legami di Principe con le cosche - Risale al 1992 il blitz disposto dall'allora Procuratore capo di Palmi Agostino Cordova e dal Pubblico Ministero di Locri Nicola Gratteri. Durante l'operazione di polizia i fac-simili elettorali dell'on. Sandro Principe vengono trovati in diverse abitazioni di 'ndranghetisti della Piana di Gioia Tauro e della Locride.


 

Tra le accuse rivolte all’ex sindaco quella di aver ‘usufruito’ dell’appoggio di mafiosi e pregiudicati della Piana di Gioia Tauro per la campagna elettorale. Agli atti ci sarebbero stati anche gli incontri con boss mafioso Marcello Pesce e la lettera di raccomandazione inviata per far ottenere l'esonero dal servizio militare a un pregiudicato. La vicenda giudiziaria si concluse nel 1995 con una richiesta, poi accolta, della procura di Palmi di Archiviazione.

 

L'intreccio 'politico/mafioso' - Le indagini, che questa mattina hanno portato al maxi blitz di stamattina, condotte dal Procuratore Aggiunto Vincenzo Luberto e dal Sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni e coordinate dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro Giovanni Bombardieri hanno delineato un “intreccio” politico/mafioso che ha consentito a candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale di Rende, tenutesi a partire dal 1999 e fino al 2011, nonchè per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Cosenza del 2009 e del Consiglio Regionale della Calabria del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale da parte di personaggi di rilievo della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà” di Cosenza, già tutti definitivamente condannati per “associazione mafiosa”, in cambio di condotte procedimentali amministrative di favore contrarie ai doveri d’ufficio.

 

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Giornalista
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