Il nuovo fronte dei falsi diplomi è nel Lazio: c’è un’inchiesta a Latina. In Calabria decine di titoli esteri bocciati nelle graduatorie
Il gip di Trani cita nell’ordinanza l’indagine aperta dalla Procura laziale mentre il caso dei curriculum gonfiati esplode a Roma: sono 20mila. Ecco quali sono i certificati che sfuggono all’algoritmo e i metodi di controllo
Il nuovo fronte è nel Lazio. Dopo Calabria e Puglia, la slavina dei falsi diplomi lambisce la provincia di Latina. I primi casi sono emersi nel marzo 2024, quando le cronache parlavano di 38 decreti di esclusione dalle graduatorie per le supplenze e per il sostegno valide per il biennio 2022-2024. Anche in quel caso – come per i corsisti truffati nell’inchiesta Zero titoli della Procura di Trani – probabilmente si vedeva soltanto la punta dell’iceberg.
Sono le pagine dell’ordinanza firmata dal gip Carmen Corvino a chiarire che il caso non è affatto limitato a un paio di regioni. «Per fatti analoghi», infatti, sarebbe stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Latina: approfondimenti investigativi affidati, anche in questo caso, alla Guardia di finanza per verificare «il rilascio di falsi titoli di laurea esteri corredati da apocrifi decreti del Miur circa la loro validità legale». Indagini che si toccano: stessi presunti reati e una parte degli indagati in comune. Il procuratore aggiunto di Trani Achille Bianchi lo ha spiegato ai cronisti nel corso della conferenza stampa seguita agli arresti: «Il fenomeno dei falsi titoli era molto diffuso. Il malaffare è una parte di un fenomeno probabilmente molto più ampio e non solo nel nostro territorio ma su scala nazionale».
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Il numero di candidati esclusi dalle graduatorie della scuola per via di titoli esteri non riconosciuti dal ministero è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni. Non tutti i casi, ovviamente, sono riconducibili a truffe. Si può però dire che il business è diventato importante tra sponsorizzazioni sui social, passaparola e contatti diretti per attirare potenziali clienti tra i prof.
Soltanto a Roma – lo ha raccontato il Messaggero – il 20% degli aspiranti docenti aveva un titolo non valido: circa 20mila curriculum gonfiati con titoli falsi o non riconosciuti, ottenuti tramite enti non in linea con gli standard fissati dal ministero.
Per rintracciare gli errori viene attivato un meccanismo in due step: il primo controllo compete all’Ufficio scolastico regionale, il secondo ai dirigenti scolastici. Non ci sono numeri ufficiali per la Calabria ma basta scorrere le graduatorie per individuare decine e decine di candidati esclusi per via di titoli esteri non validi. Sono casi che superano il primo step delle selezioni ma non quelli successivi.
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I punteggi si calcolano, per ogni docente, sommando gli anni di servizio e i titoli dichiarati (ad esempio master e certificazioni linguistiche, oltre ovviamente alla laurea). C’è poi un algoritmo che calcola il punteggio automaticamente, prima che i dipendenti degli ambiti territoriali degli Usr (Uffici scolastici regionali) controllino ogni singola istanza.
Nel mirino finiscono spesso tre tipi di titoli. I primi sono i Clil, acronimo che sta per Content and language integrated learning. Si tratta dell’apprendimento di una materia in una lingua straniera attraverso moduli didattici specifici. Sono molti gli enti e i centri di mediazione linguistica che li organizzano per poche centinaia di euro: per rendersene conto basta una ricerca online. Un Clil dà fino a 6 punti in più nelle graduatorie ma non tutti i corsi sono ritenuti validi dal ministero: a giugno, una circolare ha precisato che possono essere rilasciati soltanto dalle università.
Altri titoli che possono sfuggire all’algoritmo sono gli anni di servizio prima della laurea e, soprattutto, le specializzazioni sul sostegno e i titoli esteri, per i quali è previsto un iter specifico per la convalida. Ed è proprio sui titoli esteri che si concentrano in parte le attenzioni dell’inchiesta Zero titoli. Una caccia al falso che ha portato i finanzieri sulle tracce di università straniere inesistenti e accordi fantasma ratificati all’estero. Un lavoro investigativo complicato che è stato avviato anche in altre Procure del Paese per trovare i terminali che hanno inquinato le graduatorie delle scuola negli ultimi anni. Il percorso non è ancora finito.