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I 21 pentiti più importanti della ‘ndrangheta: i profili dei collaboratori che hanno svelato i segreti dei clan

Sono merce rara in una struttura mafiosa che ha la sua radice nel nucleo familiare. Impenetrabile per lustri, hanno svelato trame e segreti, alcune credibili, altre discusse. E attraverso il loro racconto gli inquirenti hanno ricevuto informazioni fondamentali per assestare colpi devastanti all’organizzazione criminale più potente e radicata al mondo. La loro storia raccontata nella quinta puntata di Mammasantissima - processo alla 'ndrangheta

Francesco Altomonte
15 febbraio 202311:25
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I 21 pentiti più importanti della ‘ndrangheta: i profili dei collaboratori che hanno svelato i segreti dei clan

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Fra i capi dell’omonima cosca di Lamezia Terme tra il 2008 e il 2011, anno del suo arresto. Figlio del capo storico della cosca, Francesco Giampà "Il professore", ricostruisce nomi, retroscena e interessi nel narcotraffico del suo clan e racconta i particolari della guerra di mafia che contrappose la sua famiglia con quelle dei Cerra-Torcasio-Gualtieri a partire dal 2002.

Clicca sui numeri per scoprire le schede dei pentiti più importanti nella storia della 'ndrangheta andate in onda nell'ultima puntata di Mammasantissima che è possibile rivedere su LaC Play.

Franco Bruzzese

Già a capo del clan degli zingari di Cosenza, di cui svela organigrammi e interessi. Francu u zingaru come viene chiamato, insieme a suo fratello Giovanni e ai “Banana” è stato tra i promotori dell'ascesa criminale del clan nella città dei Bruzi. Dai palazzoni di via Popilia al controllo dei traffici a Cosenza e nel tirreno cosentino.

Marcello Fondacaro

Medico e imprenditore della sanità, da sempre vicino ai potenti clan di Gioia Tauro: i Piromalli e i Molè. Condannato per concorso esterno in associazione mafiosa all’inizio degli anni 2000 inizia a collaborare con la procura antimafia di Reggio Calabria parlando soprattutto dei legami delle cosche della Piana di Gioia Tauro con la massoneria. Massoneria alla quale lo stesso Fondacaro pare essere affiliato dal 1982 nella loggia Giustinianea di piazza del Gesù.

Nicola Femia

A capo della cosca di ‘ndrangheta che opera in Emilia Romagna, rivela anche interessi legati al narcotraffico e dei legami intensi tra ‘ndrangheta e Cosa nostra. In particolare, di una cena a Torino con esponenti di rango delle cosche calabresi e siciliane che sarebbe avvenuta nel 1978 e alla quale avrebbe partecipato anche Tommaso Buscetta. Il suo pentimento avviene nel 2017, dopo la sentenza di condanna nel processo Black monkey del tribunale di Bologna.

Giuseppe Vrenna

Capo della potente cosca crotonese, ne svela organigrammi e affari. Affiliato all’età di 17 anni con il grado di “picciotto”, Pino Vrenna era figlio di Luigi Vrenna, alias “U Zirru”, che già dagli anni ’60 era considerato in Calabria un capo-società. Confermò che all’epoca della sua affiliazione la struttura apicale della ‘ndrangheta denominata Crimine e dipendeva da Polsi. Nel corso degli anni fu stabilito un solido legame con i De Stefano di Reggio Calabria per il contrabbando di sigarette. 

Giuseppina Pesce

Tra le poche collaboratrici di giustizia, rivela struttura e legame della cosca di famiglia. Giuseppina Pesce detta Giusy finisce in carcere nella maxi operazione della Dda di Reggio Calabria denominata All inside, decide di collaborare con la giustizia parlando della sua stessa famiglia, accusando il padre, la madre, suo fratello e sua sorella condannati a pene pesantissime. Una scelta difficile e sofferta, soprattutto perché non condivisa dalla sua famiglia.

Giovanbattista Fracapane

Tra i sicari più spietati dei Tegano di Reggio Calabria ed è stato un protagonista della seconda guerra di mafia che ha insanguinato la città dello stretto dal 1985 al 1991 con centinaia di morti. Responsabile di molti omicidi consumati in quel periodo, l'ex killer del quartiere Archi è stato anche latitante prima di essere arrestato. Nel 2004 ha iniziato a collaborare con la giustizia. Ai pm ha raccontato alcuni retroscena dello scontro tra i De Stefano-Tegano e la cosca Condello facendo luce su molti omicidi consumati negli anni ottanta e novanta. Ma ha parlato anche delle simpatie politiche della 'ndrangheta. È morto nel 2021.

Antonino Logiudice

Nonostante tantissime turbolenze, la sua collaborazione offre uno spaccato sulle cosche reggine, i rapporti con le istituzioni, i collegamenti con Cosa nostra e la stagione delle stragi. Lo Giudice si è accusato di essere l’autore delle bombe che, nel 2010, sono esplose davanti alla procura generale e sotto l’abitazione del magistrato Salvatore Di Landro, e del bazooka rinvenuto a poche centinaia di metri dal palazzo di Giustizia e indirizzato all’allora procuratore capo Giuseppe Pignatone.

Emanuele Mancuso

Figlio di Pantaleone l’ingegnere è il primo pentito della potentissima cosca di Limbadi. Un pentimento che ha scosso il clan. Mancuso ha raccontato agli inquirenti i segreti di una delle famiglie di ‘ndrangheta più impenetrabili. Segreti e guerre intestine tra i pezzi da novanta della cosca, guidata da Luigi Mancuso. E poi nomi di amministratori, politici e imprenditori che sarebbero stati sotto l’influenza del clan di Limbadi.

Andrea Mantella

Affiliato della cosca Lo Bianco, rivela la struttura delle più potenti ‘ndrine del Vibonese e alcuni dei più efferati omicidi. Addestrato al crimine nella Vibo Valentia degli anni ’80, Andrea Mantella vuota il sacco dopo quarant’anni di malavita, trascorsi scalando i ranghi dell’onorata società, armi in pugno e nel sangue. I suoi racconti travalicano i confini di una delle province più povere d’Europa e scardinano i segreti dei grandi clan. È uno dei testimoni chiave della maxi inchiesta Rinascita Scott, coordinata dalla procura antimafia di Catanzaro.

Arcangelo Furfaro

Uomo di fiducia del clan Molè di Gioia Tauro, Lino Furfaro come è chiamato da tutti è a conoscenza di ruoli e responsabilità rivela inediti particolari sulle cosche della Piana fi Gioia Tauro. Dopo anni passati nella criminalità organizzata, benché non ne facesse parte ufficialmente, Furfaro ha deciso di collaborare con la magistratura a seguito del suo arresto nella maxi operazione Mediterraneo, con cui la Dda di Reggio Calabria ha disarticolato il clan Molè.

Filippo Barreca

Filippo Barreca, classe 1947 è considerato tra i primi e più credibili collaboratori di giustizia della storia della ’ndrangheta. Reggino e capoclan del quartiere Pellaro è conosciuto come pentito col nome in codice “beta”. Nel corso della sua collaborazione, Filippo Barreca detto Peppì rivela assetti e autori di fatti di sangue della seconda guerra di mafia Reggina.

Cosimo Virgiglio

Il rosarnese Cosimo Virgiglio non appartiene alla ‘ndrangheta, ma è un professionista con un’importante agenzia all’interno del porto di Gioia Tauro quanto entra in contatto con Rocco Molè, in quell’epoca reggente del potente casato di ‘ndrangheta. Decide di collaborare con la giustizia quando viene arrestato e accusato di associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta Maestro, operazione coordinata dalla procura antimafia di Reggio Calabria. Virgiglio grazie alle sue rivelazioni dà accesso ai luoghi più riservati della massoneria deviata, della quale avrebbe fatto parte, ne svela rituali intrecci e contiguità. 

Consolato Villani

Villani è l'autore materiale degli agguati ai carabinieri e del duplice omicidio Fava-Garofalo. Fornisce un decisivo contributo per comprendere la partecipazione della ‘ndrangheta alle stragi di mafia tanto che è stato più volte sentito nel processo ‘Ndrangheta stragista, in corso a Reggio Calabria. Procedimento che indaga sulla morte dei due carabinieri e sulle trame che hanno coinvolto ‘ndrangheta e Cosa nostra durante la stagione delle stragi all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso. 

Franco Pino

Al vertice delle cosche cosentine, fu il primo pentito di peso di quel territorio. Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 si prese Cosenza. La sua collaborazione iniziò nel 1995 sfruttando la legge sui pentiti. Alla magistratura rivelò assetti e organigrammi oltre ai rapporti con Cosa nostra e la linea di comando delle ‘ndrine. 

Paolo Iannò

Ex braccio destro di Pasquale Condello il Supremo, uno dei più importanti e temuti boss della ‘ndrangheta. Paolo Iannò iniziò a collaborare con la magistratura svelando gli equilibri interni delle più importanti cosche reggine e fa luce su diversi fatti di sangue. Già a capo del locale di ‘ndrangheta di Gallico dopo l’omicidio dello zio Paolo Surace, Iannò ha ripercorso gli schieramenti a Reggio Calabria durante la guerra di mafia 1985-1991 con quasi 700 morti ammazzati.

Annunziato Raso

Si autoaccusò di 47 omicidi e consentì di fare luce su alcuni tra i crimini più efferati consumati nella Piana di Gioia Tauro. Annunziato Raso detto Tito è stato per lungo tempo il sicario prediletto del boss Girolamo Momme Molè, killer spietato impegnato dal mammasantissima di Gioia Tauro in quasi tutte le faide di ‘ndrangheta che si combatterono negli anni ‘90 nella Piana di Gioia Tauro. Si pentì, spiegò agli inquirenti, quando apprese in carcere che Mommo Molè lo voleva morto. 

Pino Scriva

«Scriva nuovo cantautore calabrese». Questa la scritta che campeggiava sui muri di Rosarno subito dopo che si apprese della sua decisione di collaborare con la giustizia. Pino Scriva è ritenuto il primo vero pentito di ‘ndrangheta. Pezzo da novanta della locale di Rosarno, inizia a parlare con i magistrati negli anni ’80 del secolo scorso rivelando i segreti interni alle cosche allora quasi sconosciute. Prima di pentirsi però, Scriva era conosciuto anche come il mago delle evasioni.  

Saverio Morabito

Saverio Morabito, 72 anni, il mammasantissima che ha fatto arrestare 200 persone, capimafia compresi. Nel suo curriculum criminale ci sono tra le altre cose sequestri, omicidi e traffico di droga.Morabito non è un nome qualsiasi, è il principale collaboratore di giustizia contro la 'ndrangheta del Nord. Fu il primo a indicare la presenza di complici esterni alle Br e nel Caso Moro e fare il nome di Antonio Nirta. Pare che le cosche di Platì abbiano messo una taglia sulla sua testa. 

Antonino Fiume

Primo pentito nella potente cosca De Stefano, rileva legami con la politica e le altre organizzazioni criminali. Amico del boss Paolo De Stefano, ucciso nella seconda guerra di ‘ndrangheta nel 1985, diventa come un fratello per i suoi figli Carmine e Giuseppe De Stefano. Nonostante questo, ad un certo punto i De Stefano avrebbero preteso che Fiume versasse loro una sorta di tangente per le sue attività e questo lo avrebbe portato nel 2002 a iniziare a collaborare con la giustizia. 

Giacomo Ubaldo Lauro

Nome in codice Alfa. Ricostruisce Prima e Seconda guerra di ‘ndrangheta. Svela gli intrecci con massoneria e destra eversiva. La sua collaborazione incomincia nel 1992. Le dichiarazioni di Lauro permettono una ricostruzione processuale della prima guerra e della seconda guerra di 'ndrangheta combattute a Reggio Calabria. Lauro ha svelato gli intrecci tra ‘ndrangheta e massoneria, e la matrice terroristica della strage di Gioia Tauro. Dopo essersi pentito cambiò non solo le generalità, ma anche i connotati.

Sono merce rara in una struttura mafiosa che ha la sua radice nel nucleo familiare. Impenetrabile per lustri, hanno svelato trame e segreti, alcune credibili, altre discusse. E attraverso il loro racconto gli inquirenti hanno ricevuto informazioni fondamentali per assestare colpi devastanti all’organizzazione criminale più potente e radicata al mondo. La loro storia raccontata nella quinta puntata di Mammasantissima - processo alla 'ndrangheta
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