Il report

L’aumento dei decessi in giovane età è una fake. I dati Istat spengono l’allarme: si moriva molto di più prima del Covid

I dati dimostrano come, nel 2022, vi sia stato un netto calo di decessi tra i più giovani (25-50 anni) rispetto ai quattro anni precedenti alla pandemia. La Calabria non fa eccezione. Tutti i numeri che sbugiardano allarmismi infondati (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Consolato Minniti
30 luglio 2023
06:30

Le notizie di decessi riguardanti persone giovani rappresentano ormai un bollettino quasi quotidiano su giornali e social network. Talvolta si tratta di morti improvvise, avvenute in modo inaspettato; in altri casi è la conclusione infausta di malattie che non lasciano scampo. A tutti sarà capitato almeno una volta di chiedersi: ma com’è possibile che stiano morendo così tanti giovani negli ultimi tempi? Una domanda legittima, proprio in virtù dell’esponenziale attenzione rivolta a tali tipi di eventi, ancor di più a seguito dell’epidemia Covid-19 ed al sopraggiungere dei vaccini. Ma è davvero così? Si sta assistendo ad un incremento netto dei decessi di persone giovani? Per fare chiarezza, assistiti dalla fredda asetticità dei numeri, siamo andanti a spulciare dati inconfutabili, che raccontano in modo oggettivo cosa stia avvenendo in Italia, con una attenzione particolare alla Calabria. 

Da 0 a 50 anni le morti in continuo calo

I dati a disposizione sono quelli forniti dall’Istat. Per avere un quadro quanto più possibile completo, sono state esaminate le cifre concernenti i decessi di persone comprese tra 0 e 50 anni, ossia il campione di riferimento preso dall’istituto di statistica stesso sotto la voce di morti premature. 


Nel 2022, in tutta Italia, sono morte 17.116 persone di età compresa tra 0 e 50 anni. Preso così, questo dato potrebbe apparire in tutta la sua drammaticità. Ma è confrontandolo con quello degli anni precedenti che si scopre come, in realtà, il 2022 sia proprio l’annata in si sono registrate meno vittime rispetto agli anni precedenti. Per andare ad un’epoca pre Covid-19, dunque anche senza che fossero stati somministrati vaccini, si scopre che nel 2019 le vittime tra 0 e 50 anni erano state 17.890, dunque 774 in più rispetto al 2022 (+ 4,3%); nel 2018 le persone decedute erano state 19.099, quindi 1983 in più rispetto al dato del 2022 (+10,4%). Nel 2017, addirittura, le cifre dei decessi salgono a 19.474, dunque ben 2358 in più del 2022 (+12,1). Nel 2016, infine, i morti erano stati 19.777, quindi 2661 in più del 2022.

Ed in epoca Covid-19? Nel 2020, anno in cui è scoppiata la pandemia, i decessi tra 0 e 50 anni sono stati pari a 17.788, quindi 672 in più rispetto al 2022, ma comunque molto sotto la media degli anni precedenti. Così nel 2021, le morti di soggetti con età tra 0 e 50 anni sono state 18.094, 978 in più rispetto al 2022, ma comunque inferiori agli anni precedenti al Covid. 

Cosa significa tutto ciò? Che i numeri non mentono e quindi dal 2016 al 2022 non si è assistito ad alcun aumento di morti tra persone giovani, ricomprese in un’età tra 0 e 50 anni, con ciò confutando tutte le teorie allarmistiche in merito ad incontrollato incremento di decessi improvvisi e non, a causa di malattie. 

La fascia 25-50: calano i decessi

Qualcuno, però, potrebbe obiettare che una fascia che va da 0 a 50 anni, sebbene presa come riferimento dall’Istat, sarebbe troppo larga per diventare attendibile in tema di decessi di giovani adulti. Per questo abbiamo interrogato il sistema di statistica, inserendo come filtro di ricerca i decessi di soggetti ricompresi tra i 25 ed i 50 anni di età. 

L’anno di riferimento, anche in questo caso, è quello più recente quanto a disponibilità, ossia il 2022. Sono 14.248 i giovani tra i 25 ed i 50 anni che sono morti nello scorso anno. Tanti, tantissimi, ma comunque molti di meno rispetto a quelli deceduti, ad esempio, nel 2018, anno in cui ancora il Covid-19 era un illustre sconosciuto. In quel caso, infatti, i decessi erano stati pari a 15.541, con un incremento pari a 1.293 (+8,3% rispetto al 2022). Nel 2019, invece, i morti tra 25 e 50 anni erano stati 14.767, ossia 519 in più rispetto al 2022. Nel 2017 i decessi erano stati 15.901 (+ 1653 rispetto al 2022). Nel 2016, addirittura, erano stati 16.171 (+1923 rispetto al 2022). 

I dati calabresi

Ed in Calabria? C’è, forse, una controtendenza che riguarda solo la nostra regione e che quindi giustifica l’allarme fomentato anche da alcune testate acchiappa-click? Anche in questo caso si prenda come riferimento l’anno più recente, il 2022. Sono state 541 le morti di giovani compresi tra 25 e 50 anni. Un dato decisamente più basso se confrontato con quello pre-covid e vaccini relativo all’anno 2018, quando erano stati 592 i decessi registrati (+51). Sostanzialmente uguale, invece, nel 2017 con 542 decessi. Mentre nel 2016 si erano registrate 582 morti, 41 in più rispetto al 2022. 

Ed in epoca covid-19? Qui si registra una tendenza diversa: nel 2020 erano stati 501 i decessi, ossia 40 in meno del 2022. Nel 2021, tuttavia, i decessi tra 25 e 50 anni sono stati 597, dunque, 56 in più rispetto all’anno successivo. Una tendenza poi frenata nel 2022 con i dati riportati in precedenza.

I decessi totali in Italia e in Calabria 

Quanto al numero totale dei decessi, invece, il 2022 fa registrare un sensibile aumento rispetto al 2019 (anno pre Covid-19): lo scorso anno sono morte 68.984 persone in più rispetto al 2019 (723.499 nel 2022 e 644.515 nel 2019).

Anche la Calabria registra un aumento di decessi in generale nell’anno 2022 rispetto al 2019: 22.902 nello scorso anno a fronte di 20.563 nel 2019 (+2.339). 

La fake news dell’aumento dei decessi

Cosa stanno a significare tutti questi numeri? Un concetto molto semplice: è vero che il numero di morti in generale è salito dagli anni del Covid-19, ma non nelle fasce più giovani che, al contrario, hanno visto una decisa contrazione del numero di decessi. Le morti improvvise o per malattia tra i 25 ed i 50 anni, sono sensibilmente diminuite negli ultimi anni. Non si assiste, quindi, ad alcuna emergenza decessi tra i più giovani. Si nota, in realtà, un’attenzione a volte morbosa da parte delle testate giornalistiche che, complice la spasmodica ricerca di click, non esitano a rimbalzare ogni episodio riguardante il decesso di soggetti giovani. Così come la capillare diffusione dei social, con la condivisione di notizie prima spesso sconosciute se non in piccoli gruppi ristretti. Questo non fa che aumentare la percezione del fenomeno che, tuttavia, rimane sotto la media degli ultimi 7 anni.

A ciò si aggiunga il proliferare di sostenitori delle tesi no-vax che ritengono come i vaccini per il Covid-19 stiano provocando un netto incremento di morti. Allo stato – è bene ribadirlo con forza – non esiste alcuna evidenza scientifica che possa anche solo far presumere un aumento di morti tra i più giovani collegato alla somministrazione di vaccini. Anzi, al contrario, i numeri Istat (certamente oggettivi e difficilmente confutabili) raccontano di un allarme infondato ed inesistente. Le morti premature erano minacciose anche prima del Covid. Anzi, decisamente di più. Ciò non significa che non possano esservi decessi collegati ai vaccini. È accaduto in passato, anche per altre tipologie e certamente sarà successo anche per quelli anti Covid. Ma l’unica verità che oggi consegna la statistica Istat è quella che nega l’aumento delle morti in giovane età. E di fronte ai numeri, almeno in questo caso, non c’è tesi complottista che tenga. 

Giornalista
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