«L’intenzione di mio padre era quella di tenermi fuori dalle dinamiche criminali ma io ne ero attratto». Parte da lontano la narrazione di Antonio Accorinti figlio del reggente della cosca di Briatico, Antonino. Il pentito ha parlato nel corso del processo d’appello Rinascita.
Antonio Accorinti ha deciso di collaborare con la giustizia il 19 maggio 2023. Racconta di averlo fatto soprattutto per i propri figli. Nel 2023 aveva tre figli e un quarto in arrivo. «Li vedevo sempre in condizioni di ansia, vivevamo con le forze dell’ordine in casa, soffrivano ed erano amareggiati». Accorinti è stato implicato in diverse operazioni antimafia: Costa Pulita, Olimpo, Maestrale Carthago. A uno di questi blitz, Olimpo nel 2023, ha cercato anche di sfuggire: lo hanno trovato in un bunker in casa sua. Accanto a lui due pistole e un kalashnikov Ak47. È stato accusato di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento. Tutto il pacchetto del perfetto ‘ndranghetista.

«Nel 2006 mio padre è stato arrestato con l’operazione Odissea e io ho preso la palla al balzo per prendere le redini della cosca», racconta. Il suo esordio ai vertici del clan, però, coincide con l’uso di cocaina, un vizio che si porterà dietro per dieci anni, fino all’arresto nell’operazione Costa Pulita nel 2016. In carcere smette e decide di andare in comunità terapeutica.
Con gli arresti di Costa Pulita, racconta durante il processo d’appello Rinascita, «Ciccio Barbieri cercò di inserirsi nell’affare delle estorsioni». Diverse le ditte vessate, tra cui quella che si occupava della nettezza urbana su Briatico. Ma questa «interferenza» di Barbieri non piaceva a Simone Melluso che il 31 luglio 2018 esce dal carcere per decorrenza dei termini e, dopo qualche mese, decide di incontrare Ciccio Barbieri, Nicola Fusca e Peppone Accorinti, il boss di Zungri che coltivava interessi anche su Briatico. Lo stesso Accorinti che ai gemelli Melluso non era garbato quando aveva deciso di pretendere una quota delle estorsioni su Briatico. In quello stesso periodo anche Antonio Accorinti venne scarcerato ma non si interessò delle cose di Briatico perché decise di entrare in comunità a Reggio Calabria per proseguire a disintossicarsi.

Per quanto riguarda gli affari degli Accorinti, dice il collaboratore, questi avvenivano con la famiglia La Rosa di Tropea, con la famiglia Melluso di Briatico. «Il gruppo di mio padre – continua – era capeggiato da Pantaleone Mancuso. Dentro c’erano Nazzareno Colace, Tonino La Rosa, pure Peppe Accorinti aveva rapporti. Su Pannaconi c’erano Francesco Barbieri, detto Ciccio, e Antonino Barbieri, cognato di Peppe Accorinti, e su Cessaniti Nicola Fusca».
Per quanto riguarda i due Barbieri e Fusca, afferma il collaboratore, «hanno dato conto a Peppe Accorinti fino a pochi giorni prima degli arresti di Rinascita».