Un rapporto stretto quello tra Giuseppe Antonio Accorinti, detto Peppone, boss di Zungri e Antonino Accorinti, reggente della cosca di Briatico e padre di Antonio Accorinti, collaboratore di giustizia. Il pentito ha parlato nel corso del processo d’appello Rinascita, dei rapporti tra i due elementi apicali della ‘ndrangheta vibonese. «Peppe Accorinti – dice il collaboratore – frequentava assiduamente mio padre a casa mia». E anche gli screzi sorti nel tempo tra i due sono sempre stati ricuciti.
Antonio Accorinti fa due esempi di tensioni sorte tra il reggente di Briatico e il boss di Zungri.

Le amministrative a Briatico nel 2005

La prima volta in cui i due si trovarono su posizioni contrapposte fu quando si trattò di decidere quale lista appoggiare alle amministrative di Briatico nel 2005. «Peppe Accorinti decise di appoggiare una lista e noi non eravamo d’accordo perché tenevamo per un’altra lista». In particolare, dice il collaboratore, Peppe Accorinti sosteneva il candidato a sindaco Andrea Niglia (il quale non è imputato in Rinascita, ndr) ma «noi non ci fidavamo delle promesse elettorali di Niglia… In quel periodo ci furono intimidazioni nei confronti di alcuni candidati». Nonostante le posizioni contrapposte la pax venne comunque raggiunta perché si giunse alla conclusione che qualunque candidato avesse vinto, in qualche modo «avremmo vinto tutti».
In quella tornata elettorale vinse Niglia il quale, dice Antonio Accorinti, rispondendo alle domande del pm Annamaria Frustaci,«non faceva capire niente a nessuno sugli appalti. Ma con gli arresti dell’operazione Odissea, nel 2006, ebbe la strada spianata per fare quello che voleva».

La gestione dei detenuti in cella a Catanzaro da parte di Peppe Accorinti

Un altro screzio tra Peppe Accorinti e Antonino Accorinti avvenne nel carcere di Catanzaro dove i detenuti erano stati trasferiti per poter partecipare a un processo.
Qui, racconta il collaboratore, «Peppe Accorinti aveva predisposto, tramite le guardie, la collocazione dei detenuti nelle celle. Ma mio padre, che arrivò per ultimo, si ritrovò con persone di Cosenza mentre lui voleva stare con conoscenti di Vibo come Pantaleone Mancuso, Francesco Mancuso e mio cognato Salvatore Muggeri». Di questa situazione Antonino Accorinti se ne lamentava durante i colloqui con i familiari.
Anche questo screzio, però, rientrò e venne superato. Alla fine i legami d’affari vincono su tutto.