Marjan Jamali, la giovane donna iraniana giunta a Roccella nel 2023 con il figlio minorenne, accusata di essere una scafista, è stata assolta con formula piena dal tribunale di Locri.

Questa la sentenza pronunciata oggi dopo alcune ore di camera di consiglio seguite alle repliche esposte dal pm all’arringa difensiva dello scorso 28 maggio tenuta dall’avvocato difensore Giancarlo Liberati.

Marjan Jamali era stata rilasciata lo scorso marzo, dopo essere stata posta ai domiciliari (dal maggio 2024) e prima ancora detenuta in carcere. Il tdl aveva, così, accolto il ricorso presentato dopo il rigetto della revoca della misura in occasione dell’udienza dello scorso 28 febbraio. Con suo figlio di otto anni, ha atteso l’esito del processo a Camini all’interno nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r. l. (Jungi Mundu), dove è stata accolta già lo scorso anno.

L’accusa e la solidarietà

L’accusa aveva sempre sostenuto che la giovane avesse svolto ruoli di controllo dell’ordine e avesse distribuito cibo, fiancheggiando così i trafficanti durante la traversata.

Marjan Jamali è stata imputata insieme a Amir Babai, che aveva tentato di difenderla dagli abusi di altri tre migranti che, dopo averla accusata, si sono resi irreperibili. Per l’uomo, difeso dall’avvocato Carlo Bolognino, è arrivata la sentenza di condanna a 6 anni e un mese.

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