Nel gergo di rapinatori e ladri si chiama “Marmotta” e il suo compito è quello di sventrare letteralmente gli sportelli bancomat. Un ordigno rudimentale che sulla costa tirrenica cosentina ha fatto apparizione due volte, tra maggio e giugno del 2023, in occasione di altrettanti furti tentati (e falliti) agli uffici postali di Belvedere Marittimo e Cetraro.

Di quelle incursioni sono considerati oggi responsabili Giuseppe Scornaienchi e il suo gruppo e una in particolare, quella commessa a Cetraro, è corredata da un filmato, estratto dalle telecamere di sorveglianza, che documenta tutte le fasi del crimine, un pezzo di real tv che si conclude, però, con la mesta ritirata dei malviventi.

La famigerata marmotta è a forma di parallelepipedo e contiene circa mezzo chilo di polvere di sparo. Una leva in metallo, lunga e sottile, consente di inserirla all’interno dello sportello Atm in precedenza manomesso con un trapano. La banda finita nel mirino della Dda di Catanzaro applicava questi congegni sul cassettino di fuoriuscita delle banconote. Una miccia a combustione lenta completa il marchingegno. Il resto è affidato alle leggi della fisica.

La detonazione, infatti, fa implodere lo sportello; la cassaforte sfonda il muro e vola all’esterno prima che i dispositivi che macchiano le banconote d’inchiostro possano azionarsi. A quel punto, ai ladri non resta che penetrare all’interno dell’ufficio e arraffare il denaro. A Cetraro e Belvedere, però, le marmotte utilizzate dalla banda fanno cilecca.

In entrambi i casi, infatti, l’esplosione non determina la spinta sufficiente a scaraventare le casseforti fuori dai rispettivi alloggi e il risultato è un fiume d’inchiostro che si riversa sui soldi, rendendoli così inutilizzabili. Un brutto colpo, perché nel bancomat delle Poste di Belvedere erano conservati ben centomila euro. A quel punto, i malviventi che già dilagano all’interno della filiale, ripiegano su un’altra cassaforte presente nell’ufficio, in cui sono custoditi quarantamila euro.

Il video, finito agli atti dell’inchiesta, immortala uno di loro con indosso una tuta da lavoro, uno scaldacollo tirato fin sopra il naso e una lampada da testa applicata sul berretto di lana per illuminare la scena. L’uomo si mostra così agghindato in primo piano davanti alla telecamera quando il colpo è ormai fallito. Segue fuga precipitosa.