L’inchiesta

Migranti, il viaggio in barcone si compra su Facebook: ecco come i trafficanti gestiscono la rotta dalla Tunisia all’Italia

ESCLUSIVO | Basta seguire le indicazioni inserite nei post, mandare un messaggio privato per avere il costo della traversata e l’ora e il luogo dal quale partirà. Tutto fatto alla luce del sole mentre potenti, piattaforme social e forze di polizia non vedono o fanno finta di non vedere 

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di Francesco Rende
27 marzo 2023
06:30

Immaginate di essere su Facebook, all’interno di uno dei tanti gruppi in cui si guardano video, si leggono post ma soprattutto si possono acquistare cose. Alle nostre latitudini si acquistano o si scambiano strumenti musicali, vecchi mobili, divani o altro: nel nord Africa, su quelle coste dalle quali guardando l’orizzonte si sogna una vita diversa nell’opulento Occidente, sui gruppi Facebook si vendono viaggi illegali verso l’Italia.


Sui gruppi Facebook del nord Africa, si vendono sogni, speranze, illusioni: molte volte, visti gli esiti delle traversate, si spera di acquistare una nuova vita ma in realtà, spesso nell’indifferenza generale, si acquista la morte. Profili Facebook che nascono e durano il tempo di qualche giorno, barche e motori mostrati per rassicurare sulla qualità e la sicurezza del viaggio, video e foto delle traversate e degli arrivi come fossero feedback e recensioni positive su Amazon.

Peccato che, a viaggiare su quelle barche, ci siano uomini e donne caricate a suon di dollari tunisini su barche malandate nell’indifferenza più totale, a causa di un vuoto di potere che rischia di far arrivare in Europa centinaia di migliaia di migranti in poco meno di due mesi.

Per un mese, siamo entrati in uno di questi gruppi Facebook e quello che abbiamo scoperto è un mercato di vite umane che lascia sbigottiti. Le partenze, per la maggior parte, sono concentrate in Tunisia, vero cuore pulsante del fenomeno migratorio di questi mesi: la nazione del Maghreb vive un periodo di enorme confusione, con una serie di violenze che si susseguono ai danni delle popolazioni centrafricane, una caccia ai migranti alimentata dalle parole del presidente Kais Saied (qualche giorno fa è stato proprio lui a lanciare una sorta di proclama contro gli immigrati, che a suo dire vorrebbero sovvertire l’ordine costituito in Tunisia) e con un vuoto causato dalle continue proteste nelle piazze e nelle strade contro la nuova costituzione e i provvedimenti del Governo.

Gli annunci dei viaggi corrono sui social: «Partiamo giovedì, informazioni in privato»

In questo scenario complesso, con fazioni contrapposte e scintille di violenza pronte a scoppiare da un momento all’altro, il sistema dei controlli è totalmente saltato e le partenze in direzione dell’Europa si moltiplicano. Se da un lato, nei bollettini quotidiani e nei telegiornali continuiamo ad ascoltare le informazioni sui recuperi in mare e sugli sbarchi nei porti italiani, sono tantissime le partenze con barche autonome, i cosiddetti sbarchi fantasma, che approdano sulle coste e provano a scappare immediatamente ai controlli delle forze dell’ordine dei paesi di arrivo. Così come sono tantissimi, in questi giorni, i soccorsi delle forze dell’ordine in mezzo al Mediterraneo e gli interventi delle Ong, che stanno continuamente ricevendo richieste di aiuto da barconi carichi di migranti alla deriva al largo delle coste tunisine. 

Bisogna punire gli scafisti, fermare le partenze, fare accordi con i paesi esteri. Sono tante le proposte, ma le domande molto spesso sono più semplici: come partono questi viaggi? Come fanno gli scafisti, le organizzazioni che mettono in piedi questi viaggi della speranza, a trovare chi vuole partire? Sembra strano, ma bastano pochissimi click sui social media per scoprire che trovare un barcone in partenza è facilissimo.  Gruppi Facebook aperti o chiusi, video su TikTok, tutto organizzato alla perfezione: sono proprio i social network, come potete vedere da queste foto che vi stiamo mostrando, il posto principale in cui trovare il proprio viaggio per un futuro migliore. 

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I gruppi Facebook in cui si organizzano viaggi sono tanti, tantissimi: si parla in codice, la lingua predominante è il francese, i gruppi preferiti quelli in cui si vende o si compra qualcosa. Sfax è la nuova capitale delle partenze dal Mediterraneo: un numero infinito di barche, ogni giorno, supera i controlli e si imbarca verso un nuovo sogno, una terra promessa che si chiama non Italia, ma Europa. 

In questo mese, nel quale abbiamo girato in lungo e in largo sui social, ci siamo resi conto di quanto possa essere facile acquistare un biglietto per un viaggio in direzione Italia: i gruppi Facebook sono tantissimi, il linguaggio in codice semplice (e spesso neanche utilizzato), i profili di chi offre i viaggi riempiono i vari gruppi con le date delle partenze, il costo e il numero al quale chiedere maggiori informazioni. Per questo, pensando alla lotta agli scafisti sull’intero globo terracqueo lanciata dal premier Giorgia Meloni, fa sorridere pensare quanto possa essere facile recuperare i numeri di telefono di chi organizza questi viaggi, spesso scritti addirittura in chiaro sui post, e bloccarli alla fonte.

 

«Esame previsto tra qualche giorno, 2300dt la tassa di iscrizione. Messaggi privati per le candidature»: sembrerebbe un normalissimo post, di quelli che possiamo vedere nei gruppi che osserviamo tutti i giorni sul nostro smartphone, per chi deve conseguire una certificazione in una lingua straniera, un attestato professionalizzante, una qualsiasi qualifica. Quel messaggio invece, con un’ammiccante bandiera italiana nel corpo del testo, è il richiamo ad un viaggio che si sta organizzando e che si dovrà tenere nei prossimi giorni. Nei commenti, infatti, c’è chi chiede informazioni sulla partenza, e gli viene risposto di spostare in privato la conversazione, così come c’è chi gli dice che il prezzo è dell’esame è troppo alto per quelli che sono gli standard attuali e che se mantiene questi prezzi rischia di restare senza le persone che gli servono. 

C’è anche chi, in realtà, se ne frega di mantenere una parvenza di linguaggio in codice e spiega, in maniera abbastanza palese, di cosa ha bisogno e cosa offre. In questo post, ad esempio, un utente scrive chiaramente che è previsto un viaggio per la settimana dal a17 marzo, che mancano 5 persone e che il prezzo è di 2000 dinari tunisini (poco meno di 600 euro, al cambio attuale) ed a corredo di questo messaggio due fotografie.

Un prospetto meteo, che indica che dal 17 il tempo migliorerà, e una mappa dei mari e dei venti, che mostra come la tratta sia navigabile in buone condizioni secondo chi offre il viaggio. Qui però, oltre a chi chiede maggiori informazioni, c’è chi si arrabbia e si lamenta per la spudoratezza del messaggio. «Perché non misurate la portata di questi messaggi su tutti noi? Queste pubblicazioni sono nefaste e intaccano la nostra reputazione. Ci sono dei linguaggi circoscritti e ben comprensibili a tutti noi per far passare i messaggi in maniera discreta». Una preoccupazione, insomma, su quanto sta succedendo e su quelle che possono essere le conseguenze su chi deve affrontare un lungo viaggio per arrivare in Europa via mare. 

Le offerte e la propaganda: ecco come convincere gli indecisi a partire

Non ci sono solo post criptici, però, o comunicazione in codice su questi gruppi. Tanti messaggi sono una vera e propria propaganda: ci sono fotomontaggi video, estratti di conferenze stampa come quella che vedete di seguito, in cui si dice che l’Italia è pronta ad accogliere tutti i migranti in partenza grazie ad una serie di nuovi provvedimenti. Nel video, un resoconto giornalistico dell’incontro del vicepremier Tajani a Tunisi, si dice chiaramente che l’Italia è pronta ad accogliere tutti.

La propaganda, però, ha molte forme: c’è chi, tra gli organizzatori di viaggi, promette un approdo sicuro. «Siamo in contatto con le Ong, abbiamo un appuntamento con loro e potete viaggiare tranquilli con noi, non succederà nulla», c’è chi già nell’immagine del profilo ha le foto di barconi pieni di migranti, elencando tutta una serie di successi nei viaggi organizzati.

«Grazie a Dio ancora un altro viaggio concluso e sbarco effettuato in Italia, prossima settimana previsti altri movimenti», recita un post di questo profilo che continua a ricevere decine di richieste di informazioni per nuovi viaggi da farsi nelle prossime ore. 

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Non possono mancare, come in ogni trattativa, le informazioni sul prezzo: il costo medio è tra 1500 e 2500 dinara tunisini, una cifra che oscilla dai 450 ai 750 euro per la traversata. Il prezzo cambia in base alla dimensione della barca, ai motori utilizzati, al numero di persone che dovranno imbarcarsi. Come in ogni gruppo social in cui si acquistano servizi o beni, anche qui le trattative sono continue: c’è chi dice che il prezzo è troppo alto, chi fa prezzi di favore per gli ultimi posti rimasti per poter chiudere il viaggio, chi invece propone offerte speciali. Uno dei viaggi, infatti, prevedeva il posto a bordo gratuito per donne incinte e bimbi se viaggiavano in compagnia di almeno due adulti: una scontistica da supermercato, peccato che il bene da acquistare sia la libertà di un individuo e il prezzo eventuale da pagare è quello della vita. 

Viaggi organizzati su Facebook, come mai nessuno vede nulla? 

Ciò che realmente stupisce è il silenzio che circonda questa vicenda. Come fanno le forze di intelligence, di polizia, a non vedere nulla? Dal tempo che abbiamo trascorso in questi gruppi, che per la maggior parte sono pubblici e di conseguenza visitabili da tutti quanti, stupisce come l’organizzazione di questi viaggi avvenga alla luce del sole. Gli scafisti, o sarebbe meglio dire i trafficanti di uomini, reperiscono tutto in rete alla luce del sole: passeggeri, equipaggio, molto spesso i capitani che devono guidare questi barconi.

Chi vuole acquistare un viaggio, ha davvero poco sforzo da dover fare: basta seguire le indicazioni inserite in questi post, mandare un messaggio privato per avere il costo della traversata e l’ora e il luogo dal quale partirà il viaggio. Non c’è dark web, non ci sono VPN o sistemi particolarmente complessi, è tutto alla luce del sole, con il silenzio compiacente delle piattaforme social che fanno finta di non vedere gruppi in cui si condividono viaggi, esperienze, addirittura testimonianze di vita e di morte. 

Un gran bazar della migrazione, che molto spesso si tramuta in corso d’opera passando da viaggi della speranza a incubi di morte. Basta un clic per sognare: quello stesso clic che può però far passare dalla promessa di una vita nuova alla tragedia della morte nel cuore del Mediterraneo. Mentre tutti, dai potenti alle piattaforme social alle forze di polizia, fanno finta di non vedere. 

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