Ci sono anche cinque vibonesi tra i 76 condannati da parte del gup distrettuale di Reggio Calabria nel processo celebrato con rito abbreviato nato dall’operazione “Eureka” contro il narcotraffico internazionale che sarebbe stato gestito dai clan Nirta-Strangio-Giampaolo-Giorgi-Mammoliti di San Luca e Morabito-Mollica di Africo. Queste le condanne per gli imputati del Vibonese: 16 anni per Gregorio Tassone, di 33 anni, di Spadola; 14 anni per Giovanni Nesci, di 28 anni, di Sorianello; 14 anni per Francesco Nesci, di 24 anni, di Sorianello; 14 anni per Vincenzo Galatà, di 28 anni, di Mongiana; 2 anni per Bruno Galatà, di 27 anni, di Mongiana.

I fratelli Francesco e Giovanni Nesci sono accusati di aver preso parte ad un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico ed in particolare – su indicazione di Francesco Mammoliti, 52 anni, di San Luca (del clan dei c. d. “Fiaschiante”, condannato a 20 anni di reclusione) – avrebbero gestito un deposito di cocaina e denaro localizzato a Roma, ricevendo lo stupefacente che veniva qui stoccato e consegnato ai corrieri.

Francesco Nesci (nel marzo 2023 condannato a Messina a 4 anni e 6 mesi per narcotraffico in altra inchiesta) sarebbe stato il responsabile del deposito nel Lazio e si sarebbe occupato di preparare il denaro da trasferire a Napoli procedendo allo stoccaggio di una parte del carico.
Giovanni Nesci era invece accusato di essersi occupato in un’occasione – su indicazioni impartite da Francesco Mammoliti – del trasporto della cocaina, della consegna agli acquirenti e del ritiro dei relativi proventi. Come in occasione della vendita di tre chili di cocaina al prezzo di 33mila euro al chilo. Ma è l’accusa di aver detenuto ben 110 chili di cocaina – per un valore di oltre tre milioni e mezzo di euro – che ha permesso di dare una spiegazione ben diversa anche all’omicidio di Fabio Catapano, il vicino di casa di Giovanni Nesci freddato con sei colpi di pistola alle 10 del mattino del 17 luglio 2020 dinanzi al cancello di casa a Castel di Leva, nell’agro romano. Condannato nel settembre 2024 dalla Corte di Cassazione a 18 anni di carcere per tale delitto, la sconvolgente verità sull’omicidio è arrivata proprio dagli atti dell’operazione Eureka della Dda di Reggio Calabria (oltre che dalle successive dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Walter Loielo, di Ariola di Gerocarne).

Del trasporto di sostanze stupefacenti a Roma si sarebbe occupato anche Gregorio Tassone di Spadola, cugino dei Nesci, il quale avrebbe curato l’organizzazione dei viaggi coordinando l’attività degli altri corrieri dell’organizzazione.

Vincenzo Galatà di Mongiana era invece accusato di aver preso parte all’associazione dedita al narcotraffico, collaborando nel trasporto di cocaina con un’autovettura ed occupandosi poi del trasferimento dei proventi della commercializzazione dello stupefacente. Il fratello Bruno Galatà era infine accusato del reato di intestazione fittizia di beni in quanto gli sarebbe stata fittiziamente attribuita la titolarità della quota del 51% della società “Euromeat srl” con sede a Mesoraca, nel Crotonese.