‘Ndrangheta: assolti a Roma il boss vibonese Razionale e 9 imputati

L’inchiesta mirava a far luce sui beni del capoclan di San Gregorio d’Ippona. Assolti pure un avvocato, un commercialista ed un ex testimone di giustizia
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di G. B.
11 maggio 2018
13:35

Nove assoluzioni ed un luogo a procedere. Questa la decisione del gup distrettuale di Roma al termine del processo celebrato con rito abbreviato per la vicenda dei beni del boss di San Gregorio d’Ippona, Saverio Razionale, 57 anni, di “casa” nella capitale.

 


Concorso in intestazione fittizia di beni aggravati dalle finalità mafiose l’accusa dalla quale, al termmine del processo con rito abbreviato, sono stati assolti: Saverio Razionale, 57 anni, di San Gregorio d’Ippona; Alberto Caporaso, 53 anni, commercialista e consulente del lavoro, di Vibo Valentia; Vincenzo Isola, 45 anni, di Vibo Valentia; Alfonso Storaci, 38 anni, di Vibo Valentia; Antonino La Bella, 38 anni, di Piscopio; Giuseppe Scriva, 58 anni, detto “Pepè”, commerciante di Vibo Valentia, già testimone di giustizia; Alessandra Scriva, 31 anni, di Vibo Valentia, figlia di Giuseppe; Francescantonio Primerano, 56 anni, di Soriano Calabro; Aldo Currà, 60 anni, avvocato, nativo di Jonadi ma residente a Soriano. 

 

Non luogo a procedere per Claudio Pepi, 64 anni, nativo di Niscemi (Cl), ma residente a Roma. L’inchiesta, denominata “Talea”, rappresentava una “costola” dell’operazione “Rima” contro il clan Fiarè-Gasparro-Razionale di San Gregorio d’Ippona. L’accusa non ha però fornito prova sull’operatività attuale del clan e da qui le assoluzioni. Oltre all’intestazione fittizia di beni, per Saverio Razionale, Alberto Caporaso e Vincenzo Isola anche l’accusa di falso. Estorsione era infine il reato ipotizzato nei confronti di Alberto Caporaso e Claudio Pepi, avendo i due costretto un imprenditore – secondo la Dda di Roma – a consegnare a Pepi una Bmw.

 

L’avvocato Aldo Currà, Alberto Caporaso, Saverio Razionale e Francescantonio Primerano erano quindi accusati di concorso in estorsione ai danni del titolare della Bmw e dei figli di quest’ultimo che avrebbero ceduto ai vibonesi le quote societarie del bar “Caffè Fiume srl” di Roma con un trasferimento alla “Nuovo Caffè Fiume srl” intestata ad Alberto Caporaso ed avente quali soci Francescantonio Primerano e Aldo Currà. Il prezzo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato di 648mila euro. Il reato era aggravato dalle finalità mafiose di aver agevolato il clan Fiarè-Razionale. Infine, RazionaleCaporaso, Isola e Storaci erano accusati dell’intestazione fittizia di parte delle quote sociali della “Roma Services srl”. Reato anche questo aggravato dalle finalità mafiose.

 

Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Francesco Stilo, Paola Stilo, Emanuela Falasca, Antonio Porcelli, Gaspare Latronico, Francesco De Luca, Umberto Graziani, Antonella Chiera e Giovambattista Puteri. Saverio Razionale è stato condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa al termine del processo in abbreviato scaturito dall’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata “Rima”, risalente al luglio 2005. Viene ritenuto il “numero due” della cosca Fiarè di San Gregorio d’Ippona guidata dal boss Rosario Fiarè. Nella Capitale Saverio Razionale sarebbe riuscito a creare una rete criminale specializzata nel reinvestimento dei proventi illeciti e nell’infiltrazione degli appalti pubblici. L’accusa non ha però dato prova dell’operatività del clan dopo la sentenza “Rima” e da qui le assoluzioni.

 

Soddisfazione per la sentenza è stata espressa all’esito della decisione del giudice da parte dell’avvocato Francesco Stilo per il quale “le argomentazioni portate dalla difesa di Saverio Razionale sono riuscite a demolire l’impianto accusatorio ed a convincere il giudice ad emettere sentenza assolutoria”. 

Giornalista
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