Il medico dell’ospedale di Locri, appena eletto in Consiglio regionale, ha dimostrato come in Calabria possa esserci un’idea diversa di politica: pulita, civile, coraggiosa
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All’indomani dell’omicidio, Giuseppe D’Avanzo scrisse su La Repubblica: «Che almeno si evitino lacrime di coccodrillo. Nessuno può dirsi innocente». Furono parole durissime, ma in quel momento necessarie. Perché la Calabria di allora, ma purtroppo anche la Calabria degli anni successivi e per molti versi di oggi, era una terra dove la ‘ndrangheta decideva chi doveva essere eletto, chi doveva lavorare e dove, chi poteva parlare e chi doveva stare zitto.
Sono passati vent’anni da quel 16 ottobre 2005, quando a Locri venne assassinato Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. Un colpo al cuore alle speranze di rinascita della Calabria. Ma chi era Fortugno? Non aveva una storia politica, non era emerso a livelli alti della politica, ma appena eletto in consiglio regionale, quel medico dell’ospedale di Locri (realtà assai difficile e complessa) ha saputo rappresentare un’idea diversa di politica: pulita, civile, coraggiosa.
Con la giunta regionale di Agazio Loiero, stava tentando di intervenire negli equilibri di potere dentro la sanità pubblica e nella politica. Insomma stava osando troppo. Con la sua scelta di campo decise la sua stessa condanna a morte. E infatti in breve tempo fu colpito. L’omicidio non fu un atto isolato: fu un messaggio netto e chiaro, davanti a un seggio politico, davanti a tanti cittadini, per significare che nessuno è al sicuro se tocca gli interessi dei clan.
D’Avanzo descriveva allora una Calabria con 112 cosche, un affiliato ogni 345 abitanti, un tasso di omicidi 17 volte superiore alla media nazionale. Oggi Locri ricorda quel medico gentile che credeva nella forza dello Stato. Ma ricordare non basta. Serve agire, vigilare, scegliere da che parte stare. Perché, come scriveva D’Avanzo vent’anni fa: «non ci sono attenuanti per chi guarda altrove». La memoria di Francesco Fortugno continua a chiedere con forza una cosa sola: schieratevi e combattete per la legalità!