Dalla faida degli anni ’90 all’intesa Abbruzzese-Forastefano: il quadro tracciato dal gip per inquadrare l’agguato del 2020
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L’omicidio di Giuseppe Gaetani, freddato la sera del 2 dicembre 2020 davanti alla sua abitazione, è al centro di una delle ordinanze più rilevanti emesse negli ultimi anni dal tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda.
Secondo l’accusa, il delitto Gaetani sarebbe frutto di una strategia criminale congiunta delle cosche Forastefano e Abbruzzese, decise a riaffermare la loro egemonia sulla piana di Sibari.
Gli inquirenti contestano ai principali indagati – tra cui Pasquale Forastefano, Nicola Abbruzzese, Domenico e Maurizio Massa, Gianfranco Arcidiacono e il collaboratore di giustizia Gianluca Maestri – di aver pianificato ed eseguito l’agguato, ciascuno con un ruolo definito.
Il contesto criminale
Per comprendere la portata dell’omicidio, l’ordinanza dedica ampio spazio alla storia delle cosche della Sibaritide. Negli anni ’80 il locale di ‘ndrangheta nacque sotto la guida di Cirillo, capace di intrecciare estorsioni, usura e imprenditoria. Ma la sua leadership fu messa in discussione: nel 1990, l’omicidio di Mario Mirabile segnò l’inizio della faida di Corigliano, che portò al predominio di Santo Carelli.
Negli anni successivi emerse la cosca degli Abbruzzese, noti come “zingari”, radicati a Lauropoli. Guidati da figure carismatiche come Francesco Abbruzzese “Dentuzzo”, consolidarono il loro potere tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, eliminando esponenti del vecchio gruppo Faillace-Portoraro e imponendo la loro egemonia.
Declino e ascesa dei Forastefano
Il declino degli Abbruzzese cominciò con gli omicidi di alcuni capi storici e fu aggravato dalle operazioni “Sybaris” e “Lauro”, che colpirono duramente la cosca. A metà anni 2000, il vuoto di potere fu colmato dai Forastefano, guidati da Antonio detto “u diavolo”. Il clan impose il monopolio su traffico di droga, racket, usura e perfino immigrazione clandestina, come documentato dalle indagini “Omnia” e “Omnia 2”.
Nel 2009 l’operazione “Timpone Rosso” ricostruì ulteriori delitti degli “zingari” tra 1999 e 2003, portando a condanne all’ergastolo ma anche ad assoluzioni eccellenti. Da quel momento la geografia criminale entrò in una fase di riassetto e riorganizzazione.
La nuova alleanza
Dalla rivalità si passò progressivamente alla collaborazione. Le inchieste più recenti – “Kossa” e “Athena” – hanno certificato l’alleanza tra gli Abbruzzese e i Forastefano, capaci di gestire traffici internazionali di droga e armi. Un’intesa che, secondo i magistrati, era già operativa quando fu deciso l’omicidio Gaetani, avvenuto poche settimane prima dell’esecuzione dell’operazione Kossa nel febbraio 2021.
Il “documento” giudiziario mette in fila tre decenni di guerre, vendette e riorganizzazioni criminali per spiegare come e perché Gaetani sia finito nel mirino delle cosche. L’omicidio – sottolineano gli inquirenti – era premeditato e finalizzato ad agevolare due delle più potenti consorterie di ‘ndrangheta della Sibaritide.