L’omicidio di Giuseppe Gaetani com’è noto, è al centro di un’ordinanza che ricostruisce l’aggravante della premeditazione e le finalità mafiosa: secondo i giudici, l’agguato fu pianificato dalle cosche Forastefano e Abbruzzese per riaffermare l’egemonia nella piana di Sibari. Il commando, su un furgone bianco, esplose almeno 14 colpi cal. 9×21 contro l’auto della vittima davanti casa.

Il capo d’imputazione e i ruoli contestati

Gli indagati principali sono Pasquale Forastefano, presunto “reggente” della consorteria) e Nicola Abbruzzese alias “semiasse”, altro presunto “reggente”, indicati come ideatori e organizzatori. Per la Dda di Catanzaro, Forastefano avrebbe ideato il delitto di mafia, assumendo la regia operativa e dando il “via libera” per commettere l’assassinio. Nicola Abbruzzese avrebbe reclutato il killer (reo confesso) Gianluca Maestri (oggi collaboratore). Domenico Massa avrebbe dato appoggio logistico prima e dopo l’agguato. Gianfranco Arcidiacono, indagato a piede libero, avrebbe assunto il ruolo di partecipe, mentre Maurizio Massa, indagato a piede libero, avrebbe dato supporto al commando, partito da un capannone.

Il contesto criminale: dalle faide alla “super-cosca”

L’ordinanza ripercorre tre decenni: dal locale fondato da Cirillo, alla faida di Corigliano fino all’affermazione degli Abbruzzese (“zingari”) tra fine ’90 e 2000, e al loro declino dopo Sybaris e Lauro. Nel vuoto subentrano i Forastefano (indagini Omnia e Omnia 2). Dal 2018 in poi, rivalità e riassetti convergono in una collaborazione stabile: le inchieste Kossa e Athena parleranno di una alleanza Abbruzzese-Forastefano su droga e armi.

La figura di Giuseppe Gaetani

Per la procura antimafia di Catanzaro, Gaetani era vicino agli ambienti di ’ndrangheta e legato al boss Leonardo Portoraro (anche per parentela). È descritto inoltre come intermediario tra Portoraro e Forastefano. Gli investigatori hanno documentato incontri nel 2015, 2016 e 2018 presso la sua azienda.

Le chiamate dei collaboratori

Gianluca Maestri indica Pasquale Forastefano come mandante e Nicola Abbruzzese come “ingaggiatore”. Il pentito cosentino avrebbe collocato la riunione nel capannone Agri e avrebbe riferito che Pasquale, dopo i sopralluoghi, avrebbe dato personalmente il via alla partenza del furgone, ordinandogli di “scaricare” entrambe le pistole (alla fine ne usò una). L’altro collaboratore di giustizia, Luca Talarico avrebbe riferito quanto appreso da Domenico Massa circa una riunione in cui Forastefano e Abbruzzese avrebbero deliberato l’omicidio, precisando poi di non conoscere i nomi degli esecutori.

I riscontri delle intercettazioni familiari

Le conversazioni 8.12.2020 tra due donne del contesto familiare dei Forastefano mostrerebbero il sospetto che l’omicidio sia maturato “dentro la famiglia”, citando un Fiorino/furgone visto in zona, «coerente con l’azione». Altre intercettazioni sono relative al 24 dicembre del 2020, al 24 febbraio del 2021 e al 24 marzo 2021.

Per il giudice, le dichiarazioni dei collaboratori, le intercettazioni e la disponibilità temporale degli indagati costituiscono gravi indizi per l’omicidio “in concorso”.