Arresti nel Vibonese

Gratteri: «Sistema turistico sotto controllo dei clan, imprenditori versavano anche 20mila euro di tangente al mese»

A Catanzaro la conferenza stampa dell'operazione che ha portato all'arresto di 56 persone. Il procuratore: «Sistema capillare e sistematico di controllo di tutte le attività alberghiere e turistiche della costa tirrenica con epicentro a Tropea»

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di Luana  Costa
26 gennaio 2023
12:11

«La provincia di Vibo Valentia è ad altissima densità mafiosa, qui c'è anche la massoneria deviata». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri illustrando i dettagli dell'operazione Olimpo che ha portato all'arresto di 56 persone. «Oggi qui - ha continuato il procuratore - abbiamo i massimi vertici della Polizia di Stato che sono venuti sottolineare l'importanza di questo lavoro. Li ringraziamo per l'investimento che hanno fatto in termini di uomini e di mezzi che è quasi raddoppiato rispetto a qualche anno fa nelle quattro province e i risultati di oggi lo dicono chiaro».

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«È un'indagine - ha aggiunto Gratteri - in cui dal nostro punto di vista non ci sono gravi indizi di colpevolezza ma prove. I risultati sono stati ottenuti grazie alle intercettazioni telefoniche, tematiche, ambientali e pedinamenti. Noi crediamo di aver dimostrato questa notte dopo due anni di indagini un sistema capillare e sistematico di controllo di tutte le attività alberghiere e turistiche sulla costa tirrenica soprattutto provincia di Vibo con epicentro a Tropea e i paesi vicino Tropea».


Il procuratore ha precisato pure che «la 'ndrangheta chiedeva e otteneva la tangente per qualsiasi tipo di attività che riguardava il sistema turistico, dai trasporti con l'autobus alla fornitura di generi alimentari e finanche il controllo del porto di Tropea. Abbiamo documentato come gli imprenditori fossero costretti a versare una tangente mensile anche del valore di 20mila euro».

Nel corso della conferenza stampa è emerso come gli imprenditori non avessero sporto denuncia contro le richieste vessatorie. Su questo punto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha chiarito: «Stiamo parlando di 'ndrangheta di serie A. Dovrebbero denunciare persone che in passato hanno dimostrato che la vita di un uomo è uguale a quella di una gallina. Non è semplice denunciare, ancora dobbiamo fare passi in avanti però io sono fiducioso - ha aggiunto il procuratore -. Dal 2016 mi pare che abbiamo fatto una rivoluzione, soprattutto, nel distretto di Vibo come nel distretto di Crotone e Cosenza ma la stessa Catanzaro definita l'isola felice dove non accadeva nulla mi sembra di aver fatto cose importanti. Ce la stiamo mettendo tutta, tutto questo miracolo è stato possibile perché siamo stati credibili, perché i vertici delle forze dell'ordine ci hanno dato credito e ci hanno mandato personale di qualità».

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«La Polizia di stato - ha detto poi Francesco Messina, direttore Sezione centrale anticrimine - nel corso degli ultimi anni con la collaborazione della procura distrettuale di Catanzaro ha svolto tra le altre attività anche questa molto complessa che ha visto impegnati non solo i reparti territorialmente competenti ma anche la squadra mobile di Vibo Valentia e di Catanzaro nella sua componente sezione criminalità organizzata. In prima linea anche gli uomini del Servizio centrale anticrimine».

«L'azione di contrasto in questi territori dove il fenomeno è endemico non può che non passare attraverso una repressione massiva», ha aggiunto il direttore della sezione centrale anticrimine, Francesco Messina. «In questo territorio la repressione massiva almeno da quando lavoro con il procuratore Nicola Gratteri è sempre stata realizzata. Adesso abbiamo aggiunto un ulteriore elemento, la contemporaneità dell'attacco al patrimonio mafioso. Nell'indagine di oggi il sequestro di di beni per un valore di 250 milioni di euro è la prosecuzione naturale dell'azione investigativa sull'ala militare. Il potere 'ndranghetista si manifesta con il condizionamento assoluto della libertà economiche e commerciale».

«Lo Stato deve mettere nelle condizioni questi signori di essere tutelati - ha aggiunto Messina - e quindi prima di chiedere la collaborazione deve anche in un contesto di questo tipo essere in grado di garantire la sicurezza. Ma questo lo Stato lo farà, passando attraverso una rigorosa attività repressiva che deve liberare il territorio da questi soggetti». 

«Il contributo delle forze di polizia a procure della Repubblica sovraesposte e impegnate Io non credo che potrà mai venire meno. Penso che andiamo tutti nella medesima direzione: liberare questi territori. La Calabria non può rimanere una ruota di scorta del paese, deve poter rifiorire e questo stiamo cercando di fare», ha concluso Francesco Messina. 

Giornalista
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