Il Tribunale di Vibo ha accolto un’istanza della difesa per il 46enne Armando Bonavita che avrebbe preso le redini dell’omonimo clan dopo la morte del padre. Resta imputato a piede libero
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Torna in totale libertà senza alcuna misura cautelare Armando Bonavita, 46 anni, di Briatico, imputato nel procedimento Maestrale-Carthago (che include anche le operazioni Olimpo e Imperium) in corso di celebrazione dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. E’ stato lo stesso Collegio (presidente Rossella Maiorana, giudici a latere Luca Brunetti e Rosamaria Pisano) a revocare la misura cautelare degli arresti domiciliari applicata ad Armando Bonavita e che era stata disposta dal Tribunale del Riesame di Catanzaro con ordinanza del 15 novembre 2024. Revocata anche la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria applicata nei confronti di Bonavita, misura che era stata emessa dal gip distrettuale con ordinanza del 6 dicembre 2023. Le revoche delle misure cautelari da parte del Tribunale di Vibo arrivano in accoglimento dell’istanza presentata dall’avvocato Giovanni Vecchio, difensore di Bonavita. I giudici nell’accogliere l’istanza fanno osservare nella propria decisione che Armando Bonavita ha seguito sinora tutte le prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria (anche nello svolgimento dell’attività lavorativa) e la durata dell’applicazione della misura cautelare – pari a circa due anni e mezzo dalla sua esecuzione – è in imminente scadenza del termine legale di efficacia. Non permangono in ogni caso esigenze cautelari, anche considerato che “gli impegni lavorativi autorizzati consentono già all’imputato di trascorrere diverse ore della giornata al di fuori del luogo di esecuzione della misura domiciliare, senza che tale circostanza abbia indotto il medesimo a trasgredire alle prescrizioni e alle regole impartite”. Da qui l’immediata liberazione di Armando Bonavita che seguirà il processo Maestrale da imputato a piede libero.
Le accuse della Dda a Bonavita
Secondo l’accusa, sostenuta dalla Dda di Catanzaro, Armando Bonavita – figlio del defunto boss Pino Bonavita – sarebbe il capo promotore dell’omonima consorteria criminale che si ritiene operante nel territorio del comune di Briatico. Armando Bonavita avrebbe ereditato il comando del clan fondato dal padre. Gli viene poi contestata una condotta estorsiva in danno del gestore del villaggio turistico “Green Beach” di Briatico, il reato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose ai danni di un autosalone di Briatico e il reato di intestazione fittizia di beni in relazione ad alcune società attive nel settore della navigazione.

