Reggio Calabria, ex assessore pentito accusa Nicolò: «Appoggiato da clan Serraino»

Ecco le dichiarazioni di Seby Vecchio finite nel verbale depositato nel fascicolo del processo "Libro Nero" che vede imputato l'ex consigliere regionale

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di Redazione
12 febbraio 2021
17:40
Alessandro Nicolò
Alessandro Nicolò

L’ex consigliere regionale Alessandro Nicolò «fu appoggiato anche dai Serraino». Lo ha detto il neo-collaboratore di giustizia Sebastiano Vecchio, l’ex assessore comunale di Reggio Calabria arrestato lo scorso ottobre nell’operazione “Pedegree 2”. Il verbale dell’interrogatorio, reso il 13 novembre scorso davanti al procuratore della Dda di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e ai pm Walter Ignazitto e Sara Amerio, è stato depositato nel fascicolo del processo “Libro Nero” che vede imputato Nicolò.

«Nel 2007 - ha detto Vecchio - ero stato eletto al Consiglio comunale, con l'appoggio della cosca Serraino. Fabio Giardiniere, genero di Mico Serraino, nel frattempo si era allontanato da me, a seguito di incomprensioni e delle lamentele per il mio comportamento post-elettorale, ed appoggiò Nicolò. Giardiniere volle fare mettere un manifesto di Nicolò affisso alla porta del suo supermercato a San Sperato. Fu una cosda plateale, una manifestazione esplicita dell'appoggio della cosca al politico. So che intervennero addirittura i carabinieri, facendolo rimuovere».


Il collaboratore, che oltre a essere un ex assessore comunale è anche un poliziotto, ha ricostruito anche i suoi rapporti con l'esponente politico: «Ho conosciuto Nicolò grazie ad Antonino Caridi (oggi consigliere comunale), figlio di Bruno (già presidente della VII circoscrizione)». Ai magistrati il pentito ha riferito anche l’episodio in cui rappresentò al consigliere regionale l’inopportunità di aver chiamato nella sua segreteria Pasquale Repaci, suocero del boss Filippo Chirico: «Mi disse di stare tranquillo – ha detto Vecchio – e fece "scivolare" il discorso. Anche Nino Caridi aveva affrontato la questione con Nicolò. Anche a lui sembrava strano che avesse chiamato giusto il Repaci nella sua segreteria, perché Caridi mi faceva notare che a Reggio era diffusa la voce che, nella scomparsa del padre di Nicolò vi fosse la mano di Filippo Chirico».

 

 

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