L’ex primo cittadino a seguito della pronuncia del Consiglio di Stato: «Manca un’analisi oggettiva e concreta. La battaglia per la verità continua»
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L'ex sindaco Martino
«Accetto la sentenza per dovere costituzionale, ma non la condivido. A mio avviso non chiarisce la reale esistenza di circostanze che giustificherebbero lo scioglimento per infiltrazioni mafiose», dichiara Marco Martino, ex sindaco di Capistrano, dopo la pronuncia del Consiglio di Stato.
Martino evidenzia come in Italia le valutazioni in materia di scioglimento degli enti locali «siano spesso allineate a quelle dei prefetti e del Ministero dell’Interno, con un tasso di accoglimento dei ricorsi molto basso». «Manca un'analisi oggettiva e concreta. Spesso si confonde l’apparato burocratico, che rimane invariato, con quello politico, che invece viene sciolto. Così, si colpiscono amministrazioni democraticamente elette senza prove sufficienti di infiltrazioni».
Secondo Martino, l’attuale normativa si basa su una legge ormai superata, concepita per un contesto diverso e oggi applicata in maniera eccessiva. «Basta una supposizione, spesso infondata, per annullare il voto popolare. In molti casi, i presunti legami con la criminalità si basano su episodi irrilevanti, risalenti a decenni fa, e che nulla hanno a che fare con l’attività dell’amministrazione».
L’ex sindaco denuncia anche un pregiudizio territoriale: «Nel Mezzogiorno ogni sospetto diventa certezza, e le istituzioni preferiscono commissariare piuttosto che sostenere la presenza democratica. Tutto questo genera sfiducia, alimenta l’ingiustizia e lascia spazio, paradossalmente, a vere infiltrazioni. Nonostante i documenti dimostrino la nostra totale estraneità ai fatti contestati, il ricorso è stato respinto. Ma non ci fermeremo».
Martino annuncia dunque la volontà di proseguire la battaglia: «Abbiamo già dato mandato ai nostri legali per presentare ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo. Non solo per me, ma per tutta la comunità di Capistrano. Questa non è solo una battaglia legale: è una battaglia per la verità, per la democrazia e per la dignità».