Fanalino di coda

Calabria ultima in Italia e in Europa, lo attestano i dati ufficiali. Basta con la propaganda e si elabori una strategia di sviluppo

L'inchiesta di LaCNews24 in tre puntate ha dimostrato come i principali indicatori macroeconomici descrivano una situazione di profonda debolezza strutturale che necessita di svolte profonde

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di Massimo Tigani Sava
6 novembre 2023
14:15

Amarezza, delusione, sconforto, rabbia civile? Come reagire ai drammatici dati emersi dall'inchiesta in tre puntate condotta da LaCnews24 che ha descritto, con ampio supporto di numeri e statistiche ufficiali, lo stato di perdurante arretratezza economico-sociale della Calabria? Record negativi che si inseguono e si susseguono, debolezza strutturale, allontanamento ulteriore dagli standard europei, frattura netta con il Nord del Paese, difficoltà persino a reggere il confronto con altre regioni del Sud, anche le più piccole. Intanto la politica che si nutre di parole al vento e di proclami retorici continua, in maniera anche irresponsabile, a non concentrarsi sulle questioni strategiche relative allo sviluppo.

La grancassa della propaganda a buon mercato distilla interventi e comunicati stampa quasi quotidiani che parlano di trionfi, successi, sfondamenti, svolte, progressi. Un valzer che, tranne rari casi, gira a vuoto da decenni e poggia sulla comoda alternanza di maggioranze e opposizioni in una Calabria assuefatta, ad ogni appuntamento con le urne, a votare “contro” piuttosto che “per”. Il gioco democratico al massacro ha significato, con protagonisti e bandiere diversi, un continuo scaricabarile che ha trovato legittimazione nei fallimenti precedenti. Fallimenti attestati dalla sostanziale immutabilità dei fattori macroeconomici, però sempre negati o schivati, se non addirittura sostituiti da esercizi di autoreferenzialità politica puntualmente smentiti dalla crudezza dei fatti.


LaCNews24, rinunciando come fa ormai da tempo al ruolo di acritico “copia e incolla” delle stucchevoli autocelebrazioni di un potere consumato, ha descritto senza piegarsi alla facile demagogia la situazione delineata da Istat, Istituto Tagliacarne e Unioncamere. La Calabria è ultima (e solo raramente penultima) nelle graduatorie regionali che misurano ricchezza, benessere, solidità economica: in coda, isolata, emarginata e tristemente distante dall'Italia e dall'Europa che remano sulla nave della crescita, nonostante le troppe congiunture negative.

Elenchiamo i risultati principali dell'inchiesta in tre tappe condotta da LaCNews24: fallimento totale sull'obiettivo convergenza della Ue, che quindi testimonia l'insufficiente, improduttiva o in ogni caso non ottimale utilizzazione dei fondi europei a partire dal 2000. Lo ha sentenziato l'Istat in un apposito studio e non l'ultimo club periferico di populisti forsennati.

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Seconda tragedia: la Calabria esporta solo lo 0,1% del Made in Italy. Un dato consolidato, con periodici lievi scostamenti non in grado di scalfire un nodo cruciale che mette in discussione anche tante politiche di promozione: dai convegni alle fiere, dalle missioni all'estero agli incoming. Non tutto è nero, non tutto è buio, ma un'analisi seria, articolata e approfondita andrà prima o poi condotta sul rapporto fra costi e benefici. Perché questo tremendo 0,1% non si riesce a smuoverlo e si rimane indietro anche rispetto al piccolo Molise che è attestato sullo 0,2%? Eppure, nel divenire dei lustri, dalle fiere giungono note stampa esaltate o esaltanti, incoraggianti o raggianti, che parlano di avanzamenti, di successi e di risultati soddisfacenti o addirittura importanti. Non vogliamo negare che qualcosa, soprattutto negli ultimi tempi, in linea con una generalizzata crescita della presenza agroalimentare dell'Italia nel mondo, si sia mosso sul fronte del “food” e del “beverage”, ma è ancora troppo poco per invertire una tendenza che parla di valori infinitesimali. La Calabria che conta oltre il 3% della popolazione nazionale esporta appena lo 0,1% di tutto il Made in Italy! E dietro questo 0,1% c'è tutto lo sforzo pluriennale promosso da Regione, Camere di Commercio, società in house, associazioni di categoria, privati. Per esperienza personale, di intellettuale e giornalista a contatto da sempre con il mondo del lavoro e produttivo, posso testimoniare in maniera empirica che le aziende calabresi degne di essere definite esportatrici si possono contare con non molte dita. Tante altre aspirano alle vendite all'estero ma stentano a decollare. Inoltre, una miriade di aziende piccole e medie dovrebbe essere sostenuta adeguatamente per espandersi nel mercato interno, troppo spesso sottovalutato, se non addirittura in quello locale e regionale.

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Il terzo approfondimento di LaCNews24 ha riguardato i record “neri” che la Calabria ha accumulato rispetto al Pil, al reddito pro capite, alla disoccupazione, soprattutto giovanile. Indicatori macroeconomici che sferzano quella politica asfittica che non è riuscita e non riesce a costruire azioni di sviluppo forti e durature, incisive e determinanti.

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Cosa fare? Stare zitti e accodarsi agli omaggi cortigiani, talora anche interessati, ai potenti di turno? Disinteressarsi di fenomeni economico-sociali che, come ha ammonito l'Istat senza ricevere la dovuta attenzione, da qui al 2030 vedranno la Calabria perdere altri 110mila residenti e continuare a spopolarsi e desertificarsi? Che servirà, in questa situazione, continuare a discutere, in maniera retorica, della salvaguardia dei borghi? Che prospettive avranno i giovani calabresi se non ancora quella dell'emigrazione?

Forse è giunto il momento che politica, società civile, intellettuali, sindacati, mondo dell'istruzione e della cultura, rappresentanti delle principali categorie e professioni la smettano di scontrarsi sul nulla, o su aspetti che concernono la cruda gestione del potere, e si siedano attorno a un tavolo permanente per affrontare la Questione Calabria, diventata ormai un “unicum” anche nell'ambito della storica Questione Meridionale. La Calabria è schienata, ansima, agonizza, è sostanzialmente incapace di reagire: chiunque vi racconti il contrario non ha capito o fa finta di non capire, oppure bluffa o si affida alla retorica del politichese ipocrita. Se a questo quadro aggiungessimo quanto emerge di continuo dalle inchieste della magistratura sulla massomafia, sugli sperperi, sulla corruzione, sull'infedeltà di porzioni deviate di un tessuto economico-sociale e civile ammalato, sui privilegi immeritati, non riusciremmo a vergare qualche frase di ottimismo che pur necessita. Un ottimismo non di maniera, ma che poggi su un'autentica volontà di rigenerazione e di cambiamento. Altrimenti anche a Capodanno, in piazza a Crotone, ci sarà poco da festeggiare, e il pensiero andrà alla delusione del sommo Pitagora che, anticipando Platone e lo stilese Tommaso Campanella, aveva creduto nel governo dei migliori e dei filosofi!

 

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