Le regioni più colpite sono la Toscana, il Veneto e le Marche. Le aziende del settore non riescono a trovare personale specializzato da impiegare per difendersi dalle minacce
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Ancora un allarme. Questa volta a lanciarlo è la Confartigianato. I numeri sono preoccupanti e pesano sulla tranquillità e sui bilanci delle aziende. Le imprese italiane sono sempre più esposte sempre più ai rischi e in 4 anni i reati informatici sono aumentati del 45,5%. A denunciarlo sono le stesse aziende. In testa alle regioni più colpite ci sono la Toscana, dove gli episodi di cyber crime contro le aziende sono cresciuti dell’88,3%, il Veneto (+63,7%), le Marche (+56%), la Puglia (+54,7%), il Lazio (+53,2%), l’Emilia Romagna (+53%), il Piemonte (47%), la Lombardia (45,5%). Confartigianato ha rilevato il trend di truffe, frodi e aggressioni on line subite dagli imprenditori. In generale, i reati informatici rappresentano il 35,5% dei delitti contro le imprese, a fronte del 21,5% della media Ue, ha registrato almeno un incidente informatico con conseguenze come l’indisponibilità dei servizi ICT, la distruzione o la divulgazione di dati. Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, sottolinea che «le imprese consapevoli della necessità di proteggere il patrimonio dei propri dati» e che «l’83,1% attribuisce un’alta importanza alla cybersicurezza, una percentuale che supera la media dell’Unione Europea (71,1%) e che ci colloca al secondo posto dopo l’Irlanda». Nel 2024, il 42,6% delle aziende ha investito in sicurezza informatica, anche adottando strumenti di intelligenza artificiale. Nonostante questo, soltanto il 32,2% degli imprenditori adotta almeno 7 delle 11 misure di sicurezza monitorate dall’Istat, un dato inferiore al 38,5% della media europea. Per Confartigianato ad ostacolare l’impegno per difendersi dalle minacce informatiche è la carenza di competenze adeguate sul mercato del lavoro. Il 22,8% delle imprese italiane segnala difficoltà a reperire personale specializzato in sicurezza informatica, contro il 12% della media europea. In particolare, le imprese faticano ad assumere i progettisti e amministratori di sistemi che comprendono i cyber security expert: nel 2024 ne servivano 6.300, ma 4.000 sono risultati difficili da trovare. Piemonte e Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia, sono le regioni con la maggiore carenza di queste figure professionali.
«Dalle multinazionali alle piccole imprese – dice Granelli - gli hacker non risparmiano nessuno: servono norme in materia di sicurezza digitale efficaci e facilmente applicabili da tutte le dimensioni d’impresa e incentivi per sostenere gli investimenti a tutela dei dati aziendali. La digitalizzazione – sottolinea infine il presidente di Confartigianato – se non adeguatamente protetta, espone le aziende a rischi sempre maggiori. Sono necessari conoscenze, strumenti pratici e risorse per difendersi. Ma soprattutto, occorre considerare la cybersicurezza un pilastro fondamentale dell’innovazione e della crescita economica».