Innovazione, welfare e legami col territorio: le aziende calabresi più collaborative trainano la crescita. Ma la regione resta segnata da forti disuguaglianze economiche e sociali
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
Coese e collaborative. Un modello di economia partecipativa che fa bene al territorio. Lo sviluppo della Calabria dipende - e dipende sempre di più - anche dai programmi di investimento e di sviluppo delle imprese che operano in una logica di connessione con i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nell'attività aziendale: dal personale ai clienti, passando per banche ed enti del terzo settore. Le imprese coesive rappresentano il 44% delle aziende manifatturiere italiane. Lo dice lo studio realizzato da Fondazione Symbola in collaborazione con Unioncamere e centro studi “Gugliemo Tagliacarne”. Le imprese coesive investono una quota significativa dei loro guadagni in politiche green e nella formazione del personale per migliorarne qualifiche e competenze. Favoriscono la partecipazione dei dipendenti allo sviluppo di progetti di innovazione e curano il welfare aziendale consentendo di conciliare meglio i tempi di vita e di lavoro. Puntano a centrare gli obiettivi attraverso accordi di partenariato e collaborazione diffusa per investire in risorse e capitale umano.
Negli ultimi 5 anni queste imprese hanno rafforzato le loro relazioni con banche e organizzazioni sindacali, con il mondo della scuola e dell’università. Una impresa coesiva su cinque collabora con associazioni ed enti no profit e promuove progetti di crescita e di sviluppo del territorio. Negli ultimi tre anni sono cresciuti gli investimenti in strumenti di intelligenza artificiale, come pure in ricerca e sviluppo.
Lo studio rappresenta un contesto nazionale che, come spesso accade, viaggia a due velocità. Il maggior numero di imprese coesive si trova al Nord, il 66,4%. Al Centro sono il 18% e al Sud e nelle Isole il 15,6%. Le regioni settentrionali con più imprese di questo tipo sono la Lombardia (25%), il Veneto (15,2%) e l’Emilia-Romagna (12,1%). In Calabria le imprese coesive sono il 36,5% del totale delle imprese manifatturiere operanti in regione.
La provincia in cui questo modello si sta diffondendo di più è Cosenza mentre Catanzaro e Reggio Calabria si trovano agli ultimi posti della graduatoria nazionale. Anche in Calabria le imprese coesive sono più attive e presenti nei contesti territoriali in cui operano enti del terzo settore ed in cui è maggiormente diffusa la presenza del volontariato. Le maggiori difficoltà si riscontrano nelle aree della regione dove è più marcato il disagio economico e sociale, dove esistono poche opportunità culturali e dove è scarsa la partecipazione civica e politica. Lo studio evidenzia un picco di negatività che la Calabria esprime in termini di povertà relativa familiare e che la mette al primo posto di questa non invidiabile classifica nazionale.
Lo studio di Symbola ed Unioncamere prevede un ulteriore aumento di imprese coesive nel prossimo biennio. La crescita sarà soprattutto nel settore manifatturiero avanzato e in imprese con più di 10 dipendenti. L’innovazione tecnologica e digitale viaggia di pari passo con la necessità, per le aziende, di essere maggiormente connesse al territorio in cui operano. In Calabria, viste le condizioni economiche non favorevoli, le imprese coesive dovranno impegnarsi molto di più rispetto ad altre aree del Paese.