Doccia fredda

Simet Bus, l’accordo con Fs tutela 46 lavoratori ma lascia fuori i 38 già licenziati che speravano di rientrare: ecco cosa prevede

L'affitto del ramo d'azienda avrà efficacia dal primo dicembre e durerà 6 mesi rinnovabili. Interessati depositi, autobus e i dipendenti in attività che proseguiranno «senza soluzione di continuità» con Birs. Infrante le speranze di chi era stato già mandato via e che negli annunci di Salvini e Staine aveva intravisto la soluzione alla loro vicenda 

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di Mariassunta Veneziano
15 novembre 2023
17:18
La firma dell’accordo al Mit
La firma dell’accordo al Mit

All’indomani del licenziamento di 38 persone, il presidente della Simet Gerardo Smurra motivava così il provvedimento adottato «molto molto a malincuore»: «La situazione di crisi della nostra società parte da lontano, da un accordo venuto meno con il gruppo Fs. Abbiamo avuto due anni di disastri aziendali, poi sono arrivati il Covid, la guerra e il caro energia. Tutto questo ci ha messo in difficoltà. Abbiamo perciò dovuto seguire, tramite l'associazione degli industriali, l'iter finalizzato alla riduzione del personale per ridurre i costi». 

Un accordo venuto meno, quello con Fs, che si è invece riaffacciato alcuni giorni fa, con la sottoscrizione avvenuta al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla presenza di Matteo Salvini. Le firme all’intesa sono quelle dello stesso Gerardo Smurra e di Gianluca Cocci, amministratore delegato di Busitalia Rail Service (Birs), società del polo passeggeri di Ferrovie dello Stato.


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Nei giorni precedenti alla firma, l’annuncio dell’intesa aveva generato più di una speranza non solo in chi, ancora in Simet, temeva per il proprio posto di lavoro, ma anche in quanti quel posto lo avevano già perso un anno fa e nelle dichiarazioni entusiastiche di diversi politici e rappresentanti istituzionali sul “salvataggio” operato grazie al ministro Salvini avevano trovato sponda alle proprie speranze, tenute strette nei pugni dal quel 13 settembre 2022, giorno in cui furono recapitate le lettere di licenziamento.

Lo stesso Salvini si era dichiarato soddisfatto «per la tutela dell’occupazione che è da sempre argomento seguito con particolare attenzione». Gli aveva fatto eco l’assessore regionale ai Trasporti Emma Staine: «L’annuncio da parte del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini sul protocollo d’intesa tra Simet e il Gruppo Fs conferma ancora una volta il suo interesse per la nostra regione. Si tratta di un accordo che arriva dopo diversi tavoli istituzionali ai quali ho avuto modo di partecipare, in cui si è discusso della salvaguardia dei posti di lavoro, oggi confermati dal ministro».

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La luce in fondo al tunnel, si era detto. Una fiammella, in realtà, che si è spenta molto presto. Già subito dopo la notizia della firma diffusa dalla nota del Mit, che così spiegava: «L'intesa prevede l'affitto di un ramo d'azienda della Simet e la valorizzazione della relativa forza lavoro per il servizio di trasporto passeggeri su gomma. Un'operazione che consente di salvaguardare circa 45 posti di lavoro, attualmente esistenti nel ramo d'azienda oggetto di affitto, e al contempo fornisce un'iniezione di personale e mezzi per l'implementazione, l'efficientamento dei servizi per i cittadini e lo sviluppo dell'intermodalità». La chiave della fregatura, per chi invano attendeva la svolta, è in quel passaggio «attualmente esistenti nel ramo d'azienda oggetto di affitto» che mette dunque una pietra sulle speranze dei lavoratori licenziati.

Cosa prevede l’accordo: l'informativa ai sindacati

I termini dell’intesa sono enunciati meglio nell’informativa inviata da Simet e Birs ai sindacati, con cui viene fissato un incontro nella sede di Confindustria Cosenza per la mattina del 21 novembre prossimo. 

Il percorso avviato dalle due società dovrebbe giungere «a compiuta definizione», secondo quanto si legge nel documento, entro il prossimo 20 novembre e «interesserà i depositi, gli autobus ed il passaggio fino a 46 dipendenti». L’affitto del ramo d’azienda diventerà effettivo a partire dal primo dicembre e avrà una durata di 6 mesi «rinnovabili per analogo periodo».

«L’operazione prospettata – riporta ancora l’informativa – comporterà il proseguimento senza soluzione di continuità del rapporto di lavoro alle dipendenze di Birs per il personale della Società cedente, ad oggi individuato in 46 unità; il personale continuerà a svolgere la propria attività lavorativa presso la medesima sede di lavoro attualmente assegnata; Birs continuerà ad applicare ai dipendenti ceduti da Simet il Ccnl Autoferrotranvieri – Internavigatori (Mobilità – Tpl), così come gli eventuali accordi aziendali integrativi vigenti nella Concedente. Successivamente, la Società Birs avvierà ogni utile confronto con le Organizzazioni sindacali firmatarie del Ccnl Autoferrotranvieri ed Internavigatori e del Contratto Collettivo Aziendale Busitalia per dar luogo alle eventuali armonizzazioni della disciplina contrattuale del personale interessato dal presente trasferimento che si rendessero necessarie. In caso di Retrocessione del Ramo verso Simet, i dipendenti in forza a quel a quella data rientreranno in servizio presso la Concedente, originaria datrice di lavoro».

Anche nel documento inviato ai sindacati, dunque, è ribadito che l’accordo riguarda 46 dipendenti in forze alla ditta di Corigliano Rossano, per i quali è previsto «il proseguimento senza soluzione di continuità del rapporto di lavoro» in essere.

Niente da fare, dunque, per i 38 licenziati ai quali non resta che continuare ad aggrapparsi alle pronunce del giudice del lavoro. Cinque le sentenze di reintegro già emesse che aprono più di uno spiraglio per tutti gli altri, in attesa degli esiti che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni.

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Licenziati e ignorati da tutti

Inutili, allo stato, i tavoli convocati nel corso di quest’ultimo anno in Regione e in Prefettura a Cosenza. Sempre all’indomani dei licenziamenti, Pasqualina Straface, consigliera regionale di Forza Italia e rappresentante del territorio di Corigliano Rossano, aveva rassicurato sul fatto che dalla Cittadella si stesse seguendo «con attenzione e apprensione» la vicenda di questi lavoratori. «Una vicenda che sta particolarmente a cuore al presidente Roberto Occhiuto e a tutti noi», aveva sottolineato. Promettendo: «Non rimarremo inermi».

Ma da allora nulla si è mosso. Gli incontri annunciati ci sono stati, ma senza alcun esito. «Abbiamo chiesto ripetutamente di incontrare il presidente Occhiuto, ma non ci ha mai risposto. In compenso, siamo stati in Regione due volte: la prima avremmo dovuto essere ricevuti dall’allora assessore Orsomarso, che però non si presentò; la seconda siamo invece riusciti a parlare con l’assessore Staine, ma lo stesso non siamo riusciti ad avere risposte. L’impressione è stata che non si avesse molto il polso della situazione, io mi sono alzata e ho abbandonato il tavolo», ricordava qualche tempo fa la portavoce dei lavoratori licenziati Elda Renna, anche lei in attesa di sentenza che dovrebbe arrivare il 23 novembre e riguarda, nel suo caso, il rispetto delle quote rosa essendo lei l’unica donna dell’azienda con mansione di autista.

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I problemi erano cominciati già a giugno 2018, quando Simet ha cominciato a esternalizzare servizi. «L’arrivo del Covid non ha fatto altro che dare una mano a una situazione che era in itinere» secondo Renna. Una situazione che aveva già portato alle dimissioni - «autolicenziamenti» li aveva definiti lei – di 36 persone. «Con l’arrivo della pandemia eravamo in cassa integrazione, il problema non è stato né questo né la crisi derivante dalla guerra in Ucraina, come si vuole far credere». Il 10 gennaio 2022 il preavviso di licenziamento collettivo. A settembre, tutti fuori.

Inutili i reiterati appelli e le proteste in piazza. Inutile, per chi già un anno fa è stato lasciato a casa, anche l'accordo con Fs che all’inizio sembrava rimettere tutto al suo posto. Tutti ai loro posti. Un accordo preceduto da esaltate – ed esaltanti – dichiarazioni che oggi a Elda Renna e ai suoi compagni di sventura lasciano solo l’amaro in bocca e in gola un nodo di delusione per essere stati, ancora una volta, ignorati: «I proclami di alcuni politici secondo cui saremmo stati tutti ripresi sono solo parole, alla lotta ci stiamo pensando da soli».

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