Spiagge semideserte da Nord a Sud che diventano affollate solo la domenica. Un segnale che, secondo gli imprenditori del turismo, conferma il difficile momento economico che vivono le famiglie italiane e il calo generalizzato di arrivi, anche dall'estero. La Calabria non fa eccezione, anzi, insieme all'Emilia Romagna segna il dato più alto in termini di riduzione delle presenze e dei consumi rispetto alla stagione 2024.

Un meno 25% registrato a luglio, a fronte di un dato nazionale che si ferma al -15% e che, in ogni caso, disegna uno scenario ben distante dalla propaganda istituzionale della Cittadella.

Nell'attesa di conoscere i dati di "Instant Tourism", il report a cura dal Dipartimento Turismo della Regione Calabria, relativo al periodo maggio-agosto, a lanciare l'allarme sulla situazione turistica è Assobalneari Italia - Federturismo Confindustria, che secondo una stima riportata da molti operatori del settore, calcola che la stagione balneare 2025 sta registrando un calo del 20-30% nelle presenze rispetto agli anni passati. Solo nel mese di luglio, come dichiarato dal Sindacato Italiano Balneari ad Agi, la contrazione è stata del 15% in media, con picchi del 25% in Calabria ed Emilia-Romagna.

Il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari rivendica di aver chiesto agli associati di «non aumentare le tariffe, ma di prevedere al massimo adeguamenti contenuti, per venire incontro alle difficoltà delle famiglie».

Piuttosto, dice, spetta al governo continuare a «difendere il settore balneare italiano dagli attacchi dei tecnocrati di Bruxelles, che vorrebbero mettere a gara le concessioni in modo illegittimo». Secondo la categoria a risentire di questa situazione non sono solo gli stabilimenti balneari, ma tutto il tessuto economico delle località costiere, dove l'indotto del turismo rappresenta una fonte primaria di reddito. Meno turisti infatti portano meno lavoro per bar, ristoranti, negozi, hotel, fornitori locali e attività stagionali. E le cittadine di mare si ritrovano così con un flusso di visitatori ridotto, che mina la sostenibilità economica di intere comunità.

Stagione deludente anche per Fiba Confesercenti, che segnala «un calo tra il 25 e il 30% nelle presenze tra giugno e luglio».

Ma il Codacons non ci sta. «Sulle spiagge vuote registrate a luglio in Italia - scrive l'associazione - assistiamo a "lacrime di coccodrillo" da parte dei gestori degli stabilimenti balneari». Il sodalizio a tutela dei consumatori ricorda che, come dice l'Istat, dal 2019 ad oggi le tariffe dei servizi quali lidi e piscine sono aumentate complessivamente del 32,7%, rendendo una giornata al mare sempre più un salasso per le famiglie, al punto che molte, come dimostrano i dati dei balneari, rinunciano del tutto alle spiagge a pagamento. Le politiche regionali, con l'incremento dei voli e tutta una serie di investimenti negli aeroporti calabresi e nell'accoglienza di qualità, per mesi, ha visto la componente politica sbandierare dati e proiezioni più che ottimistiche sul comparto in una regione che ambisce a vivere anche di turismo.

Nel pieno dell'estate è prematuro tracciare un bilancio della stagione ma i segnali che arrivano non sono incoraggianti. Sempre secondo l'Istant Tourism della Regione, nei primi quattro mesi del 2025, la Calabria ha registrato il miglior dato di presenze turistiche degli ultimi cinque anni, raggiungendo quota 464.240 dei pernottamenti (+10,1%) rispetto allo stesso periodo del 2024. Rialzo più che significativo anche per gli arrivi: oltre 224 mila turisti con una crescita pari al 10,4% con un incremento della componete straniera. Uno scenario diametralmente opposto rispetto a quello che si prospetta per il periodo maggio-agosto 2025.