Memorie plasmate dalla polvere di strade sterrate e dalle risate che si intrecciano al canto delle cicale. Intrecci di giochi, lavoro e affetti da una Calabria che non c’è più, in cui ogni piccola esperienza diventava lezione di vita. Colina è la capotreno di questo nuovo viaggio negli anni 60
Tutti gli articoli di Storie
PHOTO
«L’estate a Mesoraca era bellissima! Mi ricordo cose belle, genuine. Andavo in montagna con la mia famiglia, in groppa all’asino. Poche volte al mare. O meglio, i mesorachesi usavano andare al mare, ma i miei non molto. Il medico lo ordinava per almeno 12 giorni perché convinto del suo potere curativo. Ci si stanziava in alcune casette di legno e, passato qualche giorno si ritornava a casa.
Capitava di incontrare anche gli amichetti. Maschi e femmine stavamo insieme indistintamente: non c’era la malizia che c’è oggi, eravamo tutti ingenui. Ci riunivamo vicino alla chiesa e poi da lì giocavamo in strada. I giochi più gettonati erano la corda, la campana, battimuro, “luna ammenta alla luna” [la cavallina].». Parla Nicoletta: il suo è un nuovo ricordo delle estati di un tempo.
Fermata “Memorie di lavoro”
«Ricordo che andavamo alla “jiumara” [al fiume] a lavare i vestiti. Raccoglievamo la biancheria in un grande cesto che poi portavamo in testa fino alle sponde. Era una grande prova di equilibrio, ma a furia di farlo diventavamo sempre più brave. Era raro trovare in casa elettrodomestici come la lavatrice. In realtà, mancava anche il sapone. E noi facevamo “a vucata” con la cenere: i capi splendevano, immacolati, bianchi come la neve!
Il rapporto con i miei genitori era bellissimo. Certo, loro erano molto rigidi. Ma a me e mia sorella - con quello che potevano permettersi - non ci hanno fatto mancare nulla. Almeno per gli standard del tempo. “Comandandoci” ci hanno insegnato a cavarcela da sole. Andare in campagna a dar da mangiare al maiale, fare i servizi in casa, arrivare fino al fiume facendo diversi viaggi per portare la biancheria, lavarla e poi tornare a prenderla… erano attività quotidiane che pian piano hanno forgiato la nostra disciplina. Io ne ho tratto forza e dinamismo: ancora oggi mi tengo attiva ogni giorno perché mi è rimasta l’abitudine. Mia sorella un po’ meno. È anche questione di carattere.»
Fermata “Memorie di Amore”
«Se da piccoli, maschi e femmine giocavamo insieme, da giovanotti non più era lo stesso. Lì subentrava il senso del pudore. Allora, bisognava inventarsi degli escamotage per vedersi (seppur in maniera fugace). Per esempio, io e altre ragazze andavamo al laboratorio di ricamo. Uscivamo alle 17.00. I ragazzi conoscevano le nostre abitudini e si facevano trovare lì all’uscita, nel tentativo di farsi notare da qualcuna. Un altro metodo era andare a messa. A questo primo livello, l’approccio lasciava un po’ a desiderare, perché si avvicinava l’ometto di turno e diceva semplicemente “io voglio te”. Però, viene a trovarti oggi, viene a trovarti domani, comunque anche nelle fanciulle destavano interesse. Se le cose si facevano serie, loro ne parlavano con i genitori ed erano questi ultimi a decidere se il fidanzamento potesse avvenire o meno.
Nel mio caso specifico, c’è stata l’intercessione di un’altra signora che raccontò ai miei genitori di questo ragazzo interessato a me, con il benestare già comprovato dei suoi genitori. Se devo essere sincera, all’inizio penso che non fu tanto una decisione di lui, quanto dei suoi stessi genitori che mi avevano già inquadrata come la ragazza perfetta per lui. Ma poi ci affezionammo davvero. Verso i 18 anni, Luigi e io ci fidanzammo, e per i 21 eravamo sposati. Un po’ tardino per i canoni dell’epoca, se dobbiamo dirla tutta. Ma sono contenta di come siano andate le cose, perché da quello che sembrava il classico matrimonio combinato abbiamo costruito una splendida famiglia che conosce l’amore e lo tramanda di generazione in generazione.»
Tra il rumore dell’acqua del fiume e i passi leggeri verso la chiesa del paese, si è disegnata una storia che dal gioco innocente è approdata all’amore adulto, trasformandosi in famiglia e in radici profonde. Oggi quei ricordi non sono soltanto passato, ma lampi di luce che continuano a brillare dentro, come stelle che guideranno il cammino di chi si appresta a conoscere la vita.