L’ok del Cipess al Ponte sullo Stretto segna un momento importante per la leadership della premier. Ma se davvero vuole marciare con il vento in poppa qualche aggiustamento è necessario
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Il Ponte sullo Stretto! Un sogno che divide letteralmente l’Italia, ma che ora, con la benedizione definitiva del progetto, sembra pronto a trasformarsi in realtà. Il famoso collegamento tra Sicilia e Calabria, da sempre fonte di polemiche e rinvii, ha ricevuto l’ok definitivo. Un traguardo che non è solo tecnico, ma soprattutto politico, e che segna un momento importante per la leadership di Giorgia Meloni.
Chi l’avrebbe detto che una volta arrivata a Palazzo Chigi, la Meloni avrebbe dimostrato di essere non solo la "donna forte" della politica italiana, ma anche una vera e propria architetta del futuro del Paese.
Dopo mesi di attese e di promesse, Giorgia sembra aver dimostrato di essere una leader facente funzioni. Dove ricordiamoci che tra mille impegni internazionali poveretta, sfide interne e qualche scontro, la Meloni ha messo in fila i suoi obiettivi, dimostrando che la determinazione non le manca.
Tuttavia, c'è un piccolo "ma". Come alcuni governi passati, anche quello della Meloni è imperfetto, e qualche carta, andrebbe sistemata. Un pizzico di riorganizzazione interna non farebbe male, magari con qualche cambiamento tra i suoi collaboratori. Qualcosa, insomma, di cui se ne parlerà a breve…
Sapevate invece che l’operato di Giorgia non piace solo a molti italiani, ma arriva a toccare addirittura le vette americane. Perché in effetti, negli Stati Uniti, la premier italiana è ben vista.
E non solo dalla politica, ma anche dalle cosiddette “lobby” americane. C’è chi la definisce una "amica di Trump" o una "conservatrice pragmatica", ma quel che è certo è che il suo governo è percepito positivamente da chi, a Washington, è abituato a trattare con figure politiche solide.
E così, con il Ponte sullo Stretto che finalmente sembra prendere forma, e un consenso internazionale che cresce, la Meloni si trova a un bivio: continuare a navigare tra scossoni interni e sfide esterne, oppure prendere in mano le redini stravolgendo 3/4 di governo? A quanto pare, se vuole davvero marciare verso il futuro con il vento in poppa, qualche aggiustamento nella squadra potrebbe essere l'unica strada per garantirle un domani politico più solido.
E se proprio il gioco non le piace, beh, potrebbe tirare dritta e, in caso di difficoltà, decidere di anticipare la corsa con una bella chiamata alle urne. Perché si sa, un voto anticipato potrebbe rivelarsi un bel colpo di scena.
E allora, se la Meloni vuole vincere, delle due l’una: mettere ordine nel governo o sfidare la sorte con un nuovo voto.