I calabresi non sono un popolo di astensionisti (non più del resto degli italiani) e il campo largo qui va male perché non ha candidati “vicini” al territorio. Succede, in maniera paradossale, che gli elettori che alle Politiche rivolgono le loro speranze e aspettative di tutela sociale al centrosinistra o al M5S, alle Regionali preferiscono spostarsi su candidati di centrodestra che sentono più prossimi alle proprie esigenze. 

Il voto regionale in Calabria, secondo l’analisi dell’Istituto Cattaneo, si distingue nettamente dallo schema osservato nelle altre consultazioni regionali e locali svoltesi nel corso del biennio 2024-2025.
Mentre nel resto d’Italia — sottolineano i ricercatori — gli elettorati delle due aree del “nuovo bipolarismo” hanno mostrato una notevole stabilità rispetto ai risultati delle elezioni politiche del 2022 e di quelle europee del 2024, «in Calabria il centrodestra è andato complessivamente molto meglio delle attese, mentre il campo largo è andato molto peggio».

Una divergenza che, come spiega lo studio, non può essere ricondotta soltanto a fattori contingenti: «Sono state date spiegazioni di questo risultato basate su candidati e campagne, ma la nostra analisi mostra che, anche in questo caso, hanno pesato pattern ricorrenti che riflettono tendenze di fondo, di lungo periodo, dell’elettorato calabrese».

La partecipazione reale e il “peso” degli elettori all’estero

Un primo elemento che ribalta la narrazione di un Sud immobile riguarda la partecipazione al voto.
L’Istituto Cattaneo evidenzia come «al contrario di quanto si potrebbe ritenere considerando i tassi di partecipazione ufficiali, la partecipazione elettorale alle elezioni regionali in Calabria è notevolmente cresciuta rispetto alle elezioni politiche nazionali del 2022 e alle europee del 2024».

La chiave di lettura è demografica: «In Calabria il numero degli aventi diritto al voto residenti all’estero è pari a circa il 20% del totale. Questi elettori non sono inclusi tra gli aventi diritto al voto nelle elezioni nazionali, ma vengono conteggiati nel calcolo del tasso di partecipazione ufficiale per le regionali, pur non tornando in Italia per votare».
Depurando i dati da questa anomalia, il quadro cambia radicalmente: «Il tasso reale di partecipazione supera il 50% (i ricercatori stimano il 54,4%, ndr), raggiungendo livelli simili a quelli di molte regioni del Centro-Nord».

In altri termini, la Calabria non è una regione disinteressata alla politica, ma un territorio in cui il fenomeno dell’emigrazione pesa in modo distorsivo sulla lettura dei dati.

Un vantaggio strutturale per il centrodestra

Passando ai risultati di coalizione, il rapporto del Cattaneo documenta un andamento ormai consolidato.
«Le differenze tra le elezioni parlamentari e le regionali sono sempre risultate a vantaggio del centrodestra — si legge — con la sola eccezione del 2014, anno del successo del Partito Democratico guidato da Matteo Renzi».

Una costanza che si manifesta anche nella crescita vistosa delle liste di orientamento moderato o centrista, spesso a forte connotazione territoriale.
«Nelle europee del 2019 le liste del centrodestra nel loro insieme avevano ottenuto il 46% dei voti, saliti al 57% alle regionali del 2020. Cifre pressoché identiche si registrano tra il 2024 e il 2025».

Secondo il Cattaneo, questi dati rivelano una specificità dell’elettorato calabrese: «Molti elettori che nelle elezioni politiche domandano protezione sociale a partiti del centrosinistra o al Movimento 5 Stelle, tendono a orientarsi nelle regionali verso candidati centristi o privi di una chiara connotazione ideologica, percepiti come più presenti nel territorio».

I flussi di voto e il travaso da sinistra a destra

L’analisi dei flussi elettorali condotta dall’Istituto sui tre principali comuni calabresi — Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria — consente di quantificare meglio gli spostamenti di voto.
«Il tasso di astensionismo è stato bassissimo tra gli elettori di tutti i partiti, incluso il Movimento 5 Stelle, al contrario di quanto accaduto in quasi tutte le altre regioni», evidenziano i ricercatori.
Il calo percentuale del M5S rispetto alle Europee del 2024 è dovuto in larga parte «all’attrazione esercitata dalla lista ‘Tridico Presidente’».

Ancora più rilevante, tuttavia, è il movimento di elettori dall’area progressista verso il centrodestra: «I maggiori flussi da sinistra a destra — pari a non meno di cinque punti percentuali sui voti validi — provengono dall’area liberal-democratica (Azione, Italia Viva, +Europa) e da una quota di ex elettori del M5S».

Una sconfitta politica, non un declino definitivo

L’Istituto Cattaneo invita infine a non interpretare il risultato come un collasso irreversibile del campo largo.
«Le elezioni regionali della Calabria, pur segnando una netta sconfitta politica per la coalizione progressista, non forniscono indicazioni altrettanto chiare riguardo alla sua capacità di presentarsi in futuro come un competitore adeguato del centrodestra in elezioni di ambito nazionale».

In sintesi, la Calabria conferma la tenuta strutturale del centrodestra e la persistente difficoltà del centrosinistra nel costruire leadership territoriali solide, ma al tempo stesso mostra segnali di vitalità civica e una partecipazione reale più alta del previsto.
Una lezione, sottolinea l’Istituto, che «non può essere archiviata come un’eccezione locale», ma che interroga l’intera strategia del campo progressista nel Mezzogiorno.