Quattro vittorie su quattro e i playoff già conquistati: il ct di Schiavonea ridà entusiasmo agli Azzurri e può ora eguagliare Fabbri e Vicini, puntando al primato assoluto contro la Norvegia a San Siro
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Udine, Italy October 14, 2025: Gennaro Gattuso coach of Italy sings the national anthem during the opening ceremony in the European Qualifier Fifa World Cup 2026 - Group I Matchday 8 - between Italy and Israel at Friuli Stadium of Udine.
Forse l’Italia del calcio ha trovato il suo Messia. È calabrese, viene da Schiavonea, e risponde al nome di Gennaro Ivan Gattuso, “Ringhio” per gli amici, e per adesso non sta sbagliando un colpo. Quattro partite, quattro vittorie. Un avvio da record sulla panchina azzurra che proietta l’ex centrocampista campione del mondo nel 2006 nel ristretto club dei ct capaci di partire con un filotto perfetto. Dopo il 3-0 rifilato ieri sera a Israele a Udine, l’Italia è già certa della qualificazione ai playoff per i Mondiali 2026 e può guardare al futuro con una luce diversa.
Gattuso è solo all’inizio, ma ha già compiuto un’impresa che in pochi hanno firmato: raggiungere Antonio Conte, Azeglio Vicini, Edmondo Fabbri e la coppia Schiavio-Piola tra i commissari tecnici capaci di vincere le prime quattro partite alla guida della Nazionale. Davanti a lui, ora, c’è la possibilità di entrare nella storia. Certo, una pagina che serve solo alle statistiche: vincendo in Moldavia nella prossima trasferta a novembre, infatti, il commissario tecnico calabrese aggancerebbe Vicini e Fabbri a quota cinque. E poi, nella successiva sfida a San Siro contro la capolsita del girone Norvegia, avrebbe addirittura l’opportunità di stabilire un primato assoluto: sei vittorie su sei, traguardo mai raggiunto da nessuno.
Numeri, certo, solo numeri. Ma anche segnali forti. In poco più di due mesi Gattuso ha rimesso ordine, portato entusiasmo e ridato alla squadra un’identità e quantomeno un pizzico di coraggio. Ma l’Italia di Ringhio non è solo grinta e compattezza, visto che nelle quattro partite giocate finora, ha realizzato 16 gol, mostrando trame di gioco fluide e una ritrovata solidità difensiva. Contro Israele, oltre ai tre gol, sono arrivati momenti di calcio propositivo e un atteggiamento da grande squadra, capace di gestire la pressione – in un clima surreale – senza sbandare.
Il paragone con Azeglio Vicini non è casuale. Anche allora, a metà degli anni Ottanta, la Nazionale veniva da un periodo difficile e aveva bisogno di un condottiero in grado di guidarla fuori dalla nebbia. Vicini ci riuscì costruendo un gruppo solido, forgiato nell’Under 21, che nel giro di qualche anno arrivò a sfiorare il titolo mondiale. Oggi Gattuso sta provando a scrivere un nuovo capitolo, partendo dalla stessa base: spirito di squadra, disciplina tattica e fiducia nei giovani.
Il cammino verso il Mondiale (che ci manca da due edizioni) passa dai playoff con la semifinale in casa il 26 marzo e la finale il 31 su campo neutro, con il sorteggio fissato per il 21 novembre a Zurigo. Gattuso non ha la certamente la bacchetta magica, ma ha sicuramente portato una ventata nuova: «Abbiamo fatto la partita che dovevamo fare, oggi avevamo tutto da perdere», ha detto ieri ai microfoni Rai Sport dopo il successo con Israele. La strada è lunga, ma l’Italia si è rimessa in cammino. Forse, per la prima volta dopo anni, ha trovato un condottiero carismatico, capace di trasformare un gruppo smarrito in una squadra vera. Il sogno Mondiale passa da lui: il Messia azzurro parla calabrese e si chiama Rino Gattuso.