«Che cosa ho combinato». Secondo lo zio di Giuseppe Paparo, Francesco Paparo, sarebbero state queste le parole pronunciate dal nipote subito dopo essersi accorto di aver gravemente ferito il 22enne Filippo Verterame, al termine di una rissa avvenuta nel piazzale antistante il lido OnTheBeach in località Le Cannelle a Isola Capo Rizzuto.
Oggi Giuseppe Paparo, 39 anni, è accusato di omicidio volontario perché Filippo Verterame non è sopravvissuto al fendente al collo ricevuto durante la rissa dello scorso martedì 19 agosto, ed è deceduto dopo due giorni.

Allo stesso tempo Giuseppe Paparo è ricoverato nell’ospedale Giovanni Di Dio di Crotone con un polmone perforato perché anche lui ha ricevuto dei fendenti che, secondo l’accusa, sarebbero arrivati da parte di Giuseppe Verterame, zio di Filippo, accusato di tentato omicidio e a sua volta ferito durante lo scontro nel corso del quale ha subito l’amputazione di un pollice.

Questo terribile episodio ha portato all’arresto di cinque persone accusate a vario titolo di rissa aggravata, omicidio volontario, tentato omicidio, lesioni, porto abusivo d’arma. Il gip di Crotone Assunta Palumbo ha convalidato gli arresti e disposto il carcere per Francesco Paparo, 59 anni, Antonio Paparo (40), Giuseppe Paparo (39), Giuseppe Verterame (57) e Alessandro Bianco (44).

Rissa mortale a Isola, le versioni (divergenti) degli indagati

Nel corso degli interrogatori di garanzia ognuno ha fornito la propria versione dei fatti. La rissa sarebbe nata dall’arrivo al lido, intorno a mezzogiorno, di Filippo Verterame il quale nell’imboccare una stradina sterrata, avrebbe sollevato della polvere provocando la reazione di Giuseppe Paparo che avrebbe sgridato il ragazzo.

Da questo punto in poi le versioni degli indagati divergono perché i Paparo sostengono che, dopo essere stato sgridato, Filippo sarebbe tornato verso Giuseppe Paparo in compagnia dello zio Giuseppe Verterame e del cugino Alessandro Bianco per poi aggredire Paparo armati di coltello. Giuseppe Paparo sostiene di essere stato minacciato da Giuseppe Verterame: «Ora ti accoltello» e di essersi accorto, nel corso della colluttazione, fatta di calci, pugni e schiaffi, di essere stato ferito. A sua volta dice di essere riuscito a prendere il coltello e di essersi difeso colpendo alla cieca. A domanda, sulla ragione per cui riteneva di doversi difendere colpendo a sua volta i Verterame e Bianco, nonostante li avesse ormai privati del coltello, riferiva che in realtà loro avrebbero potuto avere anche un altro coltello.
Ma, a differenza delle parole dello zio, che asserisce che Giuseppe Paparo avrebbe esclamato «Che cosa ho combinato», il diretto interessato afferma di non aver notato nessuno con segni di lesione.

La versione dello zio di Filippo: «Paparo indemoniato»

Del tutto diversa è la versione dello zio di Filippo Verterame, Giuseppe, il quale racconta che quella maledetta mattina lasciando il lido insieme ad Alessandro Bianco, quando si è accorto di una rissa in corso in cui erano coinvolti i Paparo ed il nipote Filippo, aggredito dai Paparo. Giuseppe Verterame racconta di essere intervenuto per sedare gli animi e, quando la rissa sembrava terminata, i Paparo erano rientrati in casa, lui era tornato verso l’auto per sistemare gli occhiali, caduti durante la colluttazione, e Filippo Verterame ed il cugino Alessandro Bianco erano rimasti in prossimità dell’abitazione dei Paparo. Ma, mentre era in auto, intento a sistemare le lenti degli occhiali, racconta di aver visto arrivare verso di lui Giuseppe Paparo, con fare «indemoniato» che avrebbe cominciato a colpirlo attraverso il finestrino all’altezza dell’ascella, al braccio ed alla gamba che alzava nel tentativo di proteggere gli organi vitali e parare i colpi, inoltre gli tagliava il pollice della mano destra, poi trovato nell’auto dai carabinieri e portato in ospedale all’interno di una busta sterile con ghiaccio.

Al netto delle discordanze tra le varie versioni, la tragica rissa si è conclusa con un’unica drammatica scena: Filippo Verterame a terra che perde copiosamente sangue dal collo mentre suo padre Carmine cerca di tamponare la ferita con un asciugamano.

Sequestrati un coltello a serramanico e un palo di scopa rotto

I carabinieri hanno sequestrato sulla scena della colluttazione un coltello a serramanico chiuso e un palo di scopa rotto in tre pezzi mentre il personale medico del reparto di Rianimazione di Crotone ha consegnato ai militari un coltello da cucina che era nella disponibilità di Filippo Verterame.

Secondo il giudice, la versione di Giuseppe Paparo, il quale avrebbe provato a ridimensionare la propria condotta, affermando di aver agito per difendersi, non può essere accolta considerato che Paparo avrebbe colpito i Verterame e Bianco mentre erano disarmati e non stavano ponendo in essere alcuna condotta che avrebbe potuto far insorgere un pericolo per la propria incolumità; inoltre Giuseppe Paparo era spalleggiato da Antonio e Francesco Paparo il cui intervento gli aveva consentito di disarmare Giuseppe Verterame, dunque, non era neanche in una condizione di inferiorità numerica rispetto ai presunti aggressori.
Ma secondo il giudice anche Giuseppe Verterame avrebbe tentato di «ridimensionare più volte la propria condotta e quella del Bianco ad una mera condotta difensiva».

Le parole del gip

Il gip Palumbo riassume in poche righe quello che, a suo parere, è verosimilmente accaduto, ovvero che il 19 agosto gli indagati «dopo un iniziale diverbio insorto tra Giuseppe Paparo e Filippo Verterame, per futili motivi, quale l’attraversamento da parte di Verterame Filippo di una strada che conduceva al lido gestito dalla sua famiglia ad alta velocità ed il consequenziale innalzamento di polveri dinanzi all’abitazione dei Paparo, quello che era un mero diverbio degenerava in una rissa che ha coinvolto gli stessi ed i rispettivi familiari: da un lato Francesco Paparo e Antonio Paparo e dall’altro Giuseppe Verterame e Alessandro Bianco. La rissa si traduceva nella reciproca aggressione con calci, schiaffi e pungi e colpi, sferrati anche mediante l’utilizzo di un bastone, e degenerava in atti di violenza fisica estrema, allorquando, Giuseppe Verterame, zio di Filippo Verterame, estraendo un coltello infliggeva plurimi colpi all’addome a Giuseppe Paparo e colpiva Francesco Paparo.

L’aggressività incontenibile dei due gruppi, poi, una volta che il Papato Giuseppe riusciva a disarmare Giuseppe Verterame, anche grazie all’intervento dello zio Paparo Francesco e del fratello Paparo Antonio, raggiungeva il culmine. Infatti, Paparo, accecato dalla rabbia incontenibile, inseguiva i Verterame, colpiva Filippo alla gola, ferendolo mortalmente, Bianco al braccio provocandogli lesioni e, per ben tre volte, Giuseppe Verterame, che nel frattempo si era rifugiato in auto (al braccio, all’altezza dell’ascella ed al dito, provocandone l’amputazione)».