Il processo

«Ho chiesto voti per Mangialavori anche ai parenti di Rocco Anello», a Imponimento il racconto della campagna elettorale per il Senato

In aula la testimonianza di Francescantonio Tedesco sul suo impegno elettorale per il parlamentare (non indagato): «Siamo cresciuti insieme, eravamo come fratelli»

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di Giuseppe Baglivo
9 aprile 2024
13:22
Nel riquadro Francescantonio Tedesco
Nel riquadro Francescantonio Tedesco

L’ingegnere Francescantonio Tedesco, imputato nel processo nato dall’operazione Imponimento della Dda di Catanzaro ha parlato anche del suo impegno per raccogliere voti a favore del candidato al Senato Giuseppe Mangialavori, eletto nel 2018. Mangialavori non è indagato nel procedimento.

È stata la presidente del Tribunale collegiale di Lamezia Terme, Angelina Silvestri, nel corso dell’esame di Francescantonio Tedesco, a introdurre l’argomento che fa parte di uno specifico capo di imputazione mosso a Tedesco, 56 anni, di Vibo Valentia, già consigliere comunale a Vibo. Nei confronti dell’imputato vengono mosse le accuse di associazione mafiosa (clan Anello di Filadelfia guidato dal boss Rocco Anello) ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.


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La Cassazione su Tedesco

«In base alla prospettazione accusatoria, condivisa dai giudici del merito cautelare, l’indagato – aveva evidenziato nel maggio 2021 la Cassazione –professionista attivo nel settore dei lavori edili ed impegnato nella vita politica locale, aveva collaborato con la cosca di ‘ndrangheta Anello-Fruci nel mantenimento del controllo del settore edilizio, anche concorrendo ad esercitare pressioni su imprenditori in occasione di specifiche vicende estorsive, nonché contribuendo a formare la strategia del sodalizio in ambito politico sì da promuovere in un caso il sostegno della cosca alle elezioni politiche nazionali del 2018 in favore di Mangialavori Giuseppe, poi eletto al Senato della Repubblica».

Le domande della presidente

«Lei conosce Mangialavori Giuseppe?», ha chiesto all’imputato il giudice Angelina Silvestri. Questa la risposta di Francescantonio Tedeschi: «Con Giuseppe Mangialavori io sono amico di infanzia, io con Mangialavori ho condiviso molta parte della mia vita, sia goliardica che altro. Eravamo proprio legatissimi, fratelli, ma ancora di più, ancora prima, ero molto legato al padre, il dottore Nuccio Mangialavori, che per me, nel momento in cui è morto mio padre, per me è stato come un padre. Con Peppe poi siamo cresciuti, vivevamo insieme, io andavo a casa sua».

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Altra domanda della presidente del Collegio: «In occasione delle elezioni politiche nel 2018, che cosa mi può dire, gli imputati Anello Giovanni piuttosto che Anello Rocco, si sono rivolti a lei…». Risposta di Tedesco: «Ad Anello Giovanni l’ho conosciuto una sola volta, lo conoscevo di nome perché lui era consigliere comunale, assessore in un paese, Polia, e io pure ero consigliere comunale a Vibo, quindi lo conoscevo così, sapevo chi fosse. L’ho conosciuto personalmente un’unica volta sul cantiere, sul cantiere, al Galia, ma io ad Anello Giovanni non ho mai chiesto i voti, anche perché non avevo questo rapporto per poter chiedere il voto. Rispetto alle elezioni politiche del 2018 io ho sostenuto Mangialavori. Ho chiesto i voti a tutti: dalla cassiera del supermercato al macellaio, a tutti, a chi potevo, anche perché venivamo da un periodo di crisi tra me e lui, avevamo litigato, sempre per questioni futili, di politica, però non ci rivolgevamo la parola da anni. io il voto l’ho chiesto a Caridà e nello stesso tempo una sera vengo contattato da Prestanicola, il quale mi diceva che era stato invitato ad una riunione politica a Sant’Onofrio, alla quale io non partecipai, e gli ho detto: guarda, se vedi a Peppe, ti avvicini e diglielo che sei mio amico, anzi digli pure che te l’ho chiesto io, e lo stesso l’ho fatto con Caridà. Caridà era molto amico, era amico di un mio amico. E quindi gli ho detto: sicuramente te l’avrà chiesto pure lui ma tu digli che te l’ho chiesto io, perché a me interessava in quel periodo riappacificare questo rapporto con Mangialavori e volevo che lui capisse che io lo stessi aiutando e che non l’avevo abbandonato. Io ho chiesto il voto pure alla moglie di Anello Rocco, alla figlia e al genero, l’ho chiesto io il voto, perché con Rocco Anello condividevo tutto sul cantiere, era il mio mentore di lavoro. Io stavo là otto ore al giorno e lui e le volte che veniva si parlava di tutto, si chiacchierava, c’era convivialità. Rocco Anello mi disse però che a lui la politica non interessava, che era una cosa sporca». Continua a leggere sul Vibonese. 

Giornalista
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