Il caso

Le intercettazioni che hanno incastrato la giudice calabrese Castriota: «C’è una marea di soldi…». E poi gioielli, viaggi e tribuna vip

La professionista originaria di Cosenza era in servizio all'ufficio gip di Latina. Il collega che ha firmato la sua custodia cautelare in carcere: «Viveva al di sopra delle sue possibilità e sfruttava il proprio ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Antonio Alizzi
22 aprile 2023
17:39
Aula tribunale, nel riquadro il giudice Castriosta
Aula tribunale, nel riquadro il giudice Castriosta

Attende di chiarire la sua posizione il gip del tribunale di Latina, Giorgia Castriota, finita in carcere per mano del collega dell’ufficio gip di Perugia, a seguito della richiesta cautelare avanzata dalla procura diretta dal magistrato Raffaele Cantone, già presidente dell’Autorità Nazionale anticorruzione. Le accuse sono gravissime: corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo la procura di Perugia avrebbe dato incarichi a due consulenti in cambio di regalie e soldi. In un caso il favorito sarebbe Silvano Ferraro, che con la magistrata avrebbe avuto anche una relazione sentimentale. È quanto emerge dall’ordinanza cautelare, nell’ambito delle intercettazioni disposte dal tribunale di Perugia per fare luce su una vicenda molto inquietante.

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A Reggio Calabria aveva partecipato al processo contro Scajola

Il giudice Castriota, nata e cresciuta a Cosenza, dove aveva iniziato la pratica in un importante studio legale cittadino, dopo aver superato il tirocinio nel Distretto Giudiziario di Roma, ed avendo ottenuto parere favorevole da parte della Corte d’Appello di Roma, si era trasferita agli inizi della carriera a Reggio Calabria, partecipando, come giudice a latere, anche in processi delicati come quello contro l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola. Poi il trasferimento a Latina, dove ha svolto le funzioni di gip fino al giorno in cui si sono presentati i finanzieri nel suo appartamento per notificargli il provvedimento cautelare. Un macigno per il giudice Castriota che soltanto cinque giorni prima del suo arresto aveva incontrato alcuni studenti in occasione di un convegno organizzato sulla legalità.


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Gioielli, viaggi e un abbonamento allo stadio “Olimpico” di Roma

Sebbene venga descritta come una professionista dedita al lavoro e irreprensibile, le carte dell’inchiesta, almeno nella fase delle indagini preliminari, svelano tutt’altro. È da capire se il giudice Castriota, mentre parlava al cellulare con amici e amiche, o con i consulenti indagati, fosse consapevole che le sue condotte avrebbero oltrepassato il limite, sforando in qualcosa di penalmente rilevante. Giorgia Castriota avrebbe commesso i reati che le vengono contestati per condurre una vita di lusso. Per la procura di Perugia, una volta che il giudice affidava l’incarico a uno dei consulenti, operanti nel settore dell’amministrazione giudiziaria dei beni sottoposti a sequestro o confisca, riceveva in cambio gioielli, viaggi e anche un abbonamento allo stadio “Olimpico” di Roma per vedere le partite interne del campionato di serie A.

L’intercettazione

«C'è una marea di sordi» da spartirsi, diceva Giorgia Castriota mentre la procura di Perugia, con i suoi investigatori, la intercettava dopo aver raccolto la denuncia di un imprenditore che ai pm aveva raccontato la presunte malefatte della togata e dei due consulenti raggiunti dall’ordinanza cautelare. «La personalità che è emersa relativamente alla Castriota è quella di una donna che ha bisogno di soldi, ma non perché il suo stipendio sia oggettivamente basso, percependo oltre 3mila euro mensili, ma perché si ostina a voler vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche, abitando in affitto a Roma, verosimilmente a motivo della relazione col Ferraro, ma lavorando a Latina, con tutto ciò che ne consegue in termini di spese ordinarie né la stessa sembra voler rinunciare all'acquisto di oggetti di lusso, come gioielli o orologi. In questo ambito ha quindi pensato di sfruttare il proprio ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici, dai quali farsi poi remunerare quale atto dovuto» ha scritto il gip di Perugia nell’ordinanza. I suoi sfizi? Bulgari e Rolex, confidava a un’amica. Lunedì sarà interrogata in carcere.

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