Follia in chiesa

Preso a testate per aver vietato la stretta di mano delle condoglianze: i motivi dell’aggressione al parroco di Varapodio

Al termine di una messa in suffragio di una donna deceduta sette giorni prima Don Giovanni Rigoli ha raccomandato di rispettare le disposizioni anti-contagio imposte dal vescovo. Tanto è bastato per essere aggredito dai parenti della defunta

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di Teresa Cosmano
17 gennaio 2024
12:22

Lo hanno preso a testate perché ha osato far rispettare una disposizione del vescovo finalizzata ad arginare l’ondata di contagi da influenza e covid. Ci sarebbe, infatti, la raccomandazione del parroco di Varapodio a non esprimere le condoglianze con contatti fisici dietro l’aggressione che ha subito don Giovanni Rigoli. In particolare il diniego alla stretta di mano all’interno della chiesa, dopo la celebrazione della “settima”, ossia la messa di riuscita - cerimonia che viene celebrata in suffragio al defunto dopo sette giorni dalla sua morte.

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Secondo quanto trapelato dalla denuncia sporta da don Giovanni, nel momento in cui ha cercato di spiegare ai parenti del defunto che l’atto delle condoglianze - secondo le disposizioni del vescovo - non era consentito in quel frangente, quattro o cinque di loro lo hanno accerchiato e aggredito verbalmente e fisicamente. 
L’aggressione si è fatta ancora più brutale, nel momento in cui il parroco ha preso in mano il cellulare per chiamare in suo soccorso le forze dell’ordine. Strappatogli di mano il telefonino, uno degli aggressori lo ha colpito con una testata al volto. Lasciatolo a terra, col viso tumefatto e il corpo ricoperto di lividi, gli aggressori se ne sono andati. Per don Giovanni è stato necessario il ricovero in ospedale e una tac alla testa per scongiurare il peggio. Fortemente scosso da quanto accaduto, il parroco ha quindi sporto denuncia ai carabinieri contro i suoi aggressori, che probabilmente conosce bene.


Tutta la comunità indignata, si è immediatamente stretta intorno al parroco, manifestandogli vicinanza e condannando il vile gesto. In primis, il sindaco di Varapodio Orlando Fazzolari, il quale ha sottolineato che «atteggiamenti aggressivi di questo genere sono frutto di una cultura mediocre che non appartiene al nostro Paese». Anche i sindaci di “Città degli ulivi” hanno espresso la loro solidarietà al parroco, condannando «l’inqualificabile gesto che colpisce non solo la persona, la figura ecclesiale, la Curia Vescovile, ma offende la civilissima comunità varapodiese che ha sempre dimostrato un elevato livello sociale e culturale».

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