Le umiliazioni

«Ti sciolgo la faccia e ammazzo tuo figlio»: l’incubo della compagna di un pusher nella Piana di Gioia Tauro

L’inchiesta della Procura di Palmi illumina un caso di minacce e maltrattamenti in famiglia. I propositi del presunto spacciatore rivelati alla figlia della donna: «Ti sto dicendo che è già morta»

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di Pablo Petrasso
29 febbraio 2024
12:32

«Io gli devo bruciare la faccia come ho promesso e gliela brucio… stai serena che gliela brucio la faccia». A parlare è uno dei presunti spacciatori arrestati nell’inchiesta della Procura di Palmi sul traffico di droga nella Piana di Gioia Tauro. Non è l’unica accusa che gli viene rivolta nell’ordinanza di custodia cautelare che lo ha portato in carcere.

La compagna dell’uomo e la figlia di lei sarebbero state costrette a vivere recluse, quotidianamente umiliate e più volte malmenate. Le frasi contenute nell’atto firmato dal gip raccontano un incubo familiare. Il proposito di «bruciare la faccia» a sua moglie non è purtroppo l’unico.


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L’uomo il 27 luglio 2020 minaccia ancora pesantemente la donna: «Se viene qualche altro a casa veramente… te la sciolgo la faccia… ti sciolgo viva, capito?».

Qualche giorno dopo, un’altra intercettazione evidenzia che il presunto spacciatore avrebbe costretto sua moglie a non scendere dalla loro auto. La donna prova a ribellarsi e viene trattenuta: «Voi mi dovete fare scendere dalla macchina sennò mi spacco tutta, tutta mi spacco. Vedete che mi spacco stasera se non mi fate scendere dalla macchina, poi fate che mi chiudete buona». Seguono minacce ancora peggiori: «Sulla testa di mia madre, ti ammazzo il figlio… ti dico che ti ammazzo il figlio… che ora ti ammazzo una volta per tutte, ora ti scanno». Non è la prima minaccia al figlio della sua compagna: in un’altra occasione Larosa dice che lo avrebbe «spaccato di botte» e «investito con la macchina».

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Dopo le parole arrivano le botte: un labbro gonfio e il naso sanguinante sarebbero le conseguenze delle percosse. Le minacce non si fermano: «Vai che ti ammazzo stasera, stasera ti ammazzo». E per la figlia della donna arriva una “promessa” simile: «Non parlare assai che ti picchio stasera».

«Cornute» è uno degli epiteti riferibili, altri – sempre rivolti a moglie e figlia – sono eccessivi per essere raccontati. L’odio del 42enne per la consorte sembra non avere limiti: «Ti taglio la testa – è la terribile minaccia del 20 settembre 2020 – sopra la pentola te la taglio… vattene dal paese di Taurianova che ti ammazzo… vedi che se non te ne vai ora ti stacco la testa». Con la più giovane delle donne è ancora più esplicito: «Ti dico che l’ammazzo, ti dico che la sto ammazzando… io ti sto dicendo che è morta già».

Per gli inquirenti lo scopo dell’uomo è quello di «ledere l’integrità psicologica, morale e fisica della compagna e della figlia di lei al punto da indurle a un persistente stato di soggezione, paura e disagio psico-fisico». Un incubo fatto di «sofferenze e umiliazioni», una convivenza resa impossibile da violenze e minacce quotidiane.

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