Sanità, formazione e transizione scuola-lavoro, sostenibilità ambientale e occupazione, innovazione tecnologica e capacità competitiva. Su questi settori si gioca il futuro dell’Italia. Il nostro Paese c’è, ma segna il passo, rispetto ad altri contesti europei, ed in alcuni casi arretra. Negli ultimi anni si è messo mano a riforme importati che hanno cambiato la Pubblica amministrazione e consentito una maggiore offerta di servizi a cittadini ed imprese, ma nel complesso permangono divari e ritardi. Il Pnrr è un pilastro strategico per la ripresa economica che, però, è condizionata da un rapporto debito/Pil che le imprime una minore spinta. La burocrazia costituisce ancora un limite ed un ostacolo all’iniziativa d’impresa. Il lavoro manca e i giovani emigrano.

Aumenta il numero delle famiglie in difficoltà economica e in generale si accentua il gap tra Nord e Sud del Paese. Sull’occupazione si deve fare di più e la povertà è diventato un problema cronico e strutturale. Migliaia di bambini e ragazzi vivono in condizioni di indigenza. La ripresa economica è frenata da incertezze e crisi internazionali.

Lo dice la relazione annuale del Cnel sui livelli e sulla qualità dei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche centrali e locali a cittadini ed imprese.

L’analisi sul Sistema Italia è stata presentata ieri a Villa Lubin dal presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Renato Brunetta. Presenti il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ed il Ragioniere Generale dello Stato, Daria Perrotta. Rispetto al passato ci sono progressi, questo dice la relazione del Cnel, ma gli effetti su innovazione e riforme ancora non si vedono. O peggio.

È il caso della sanità dove negli anni si sono ripetute e rincorse riforme che non hanno prodotto i risultati sperati. Il taglio degli ospedali e la razionalizzazione dei servizi ha creato problemi a non finire. Tant’è che negli anni è aumentato il ricorso alla sanità privata con una spesa che oggi è arrivata a 46,2 miliardi, il 25% della spesa complessiva per la salute. I servizi sanitari, è scritto nella relazione, presentano una situazione «emblematica di un quadro caratterizzato da luci e ombre».

La spesa sanitaria è finanziata meno che negli altri Paesi europei. Mancano medici di base, infermieri e personale nell’area emergenza-urgenza. Continuano a sussistere significative discrepanze su base regionale e anche tra i territori subregionali, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sono divari - attesta il Cnel - che investono la scarsa offerta di servizi e la fragilità infrastrutturale in diverse aree del Paese».

Nella Pubblica amministrazione non mancano segnali di miglioramento. «Cresce la consistenza del personale, aumentano gli investimenti in formazione e competenze, si amplia l'uso delle infrastrutture digitali». Sul piano della competitività d’impresa il Cnel evidenzia criticità a partire dalla formazione scolastica dove sarebbe richiesto un maggiore impulso, negli indirizzi di studio tecnici e professionali.

Il rapporto debito/Pil condiziona la capacità economica del Paese e frena gli investimenti (foto: Ufficio stampa Cnel)

Sul fronte dell’occupazione il rapporto mette in luce le criticità legate alla mancata corrispondenza tra la domanda e l’offerta di lavoro e con essa la difficoltà da parte delle aziende di trovare personale specializzato che risponda alle esigenze produttive.

Il tasso di occupazione dei laureati italiani, a tre anni dal titolo, è al 74% contro una media Ue dell'82%. Sul fronte della sostenibilità il presidente del Cnel Brunetta avverte che «nel complesso l'Italia e i suoi territori non hanno ancora compiuto passi avanti decisivi verso gli obiettivi dell'Agenda 2030, anche se la consapevolezza e l'impegno delle amministrazioni appaiono in crescita». Bene l’innovazione della Pubblica amministrazione come pure i processi di transizione digitale. Andamento positivo anche nei servizi alle imprese. Crescono in modo «significativo» dice Brunetta le misure a sostegno delle attività produttive. L'Italia è terza in Europa per quantità di aiuti «avendo destinato nel 2023 circa 22 miliardi di euro, il 12% del totale della spesa complessiva per gli aiuti di Stato nell'Unione europea».

Il presidente del Cnel, Renato Brunetta (foto: Ufficio stampa Cnel)

Sul fronte ambientale l'Italia si conferma tra i Paesi europei con le migliori performance in ambito di economia circolare grazie, in particolare, «a una gestione sempre più sostenibile e avanzata della filiera dei rifiuti». Tuttavia, avverte Brunetta, «nel complesso l'Italia e i suoi territori non hanno ancora compiuto passi avanti decisivi verso gli obiettivi dell'Agenda 2030, anche se la consapevolezza e l'impegno delle amministrazioni appaiono in crescita».