L’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle imprese con almeno 10 addetti registra nell’ultimo anno una crescita particolarmente significativa, dall’8,2% del 2024 al 16,4% del 2025 (era il 5% nel 2023). La mancanza di competenze adeguate ha però frenato l’adozione dell’IA in quasi il 60% delle aziende che hanno valutato ma poi non realizzato investimenti in questo settore. L’utilizzo di software gestionali è cresciuto di circa 7 punti percentuali rispetto al 2023 raggiungendo il 56% nelle imprese con almeno 10 addetti. È aumentato il numero delle imprese (68%) che nel 2025 hanno acquistato servizi di cloud computing di livello intermedio o avanzato. Lo dice l’ultimo rapporto Istat su “Imprese e Ict”. Nell’ultimo biennio, le imprese che hanno svolto analisi dei dati avvalendosi di personale interno o di organizzazioni esterne, è passato dal 26,6% al 42,7%. L’analisi dei dati e l’utilizzo di IA sono più frequenti tra le imprese del settore energetico (rispettivamente 53,6% e 33,2%), dei servizi di informazione (rispettivamente 52,7% e 51,3%) e di quelli delle professioni tecniche (rispettivamente 46,2% e 35,7%).

In un anno sono cresciuti sia l’utilizzo dei social media sia delle vendite online soprattutto tra le aziende del commercio e dell’alloggio e della ristorazione. Nel 2025, quasi l’80% delle imprese con almeno 10 addetti si colloca a un livello base di digitalizzazione. Le aziende con più di 250 dipendenti hanno oltre il 60% del personale connesso in rete per lavoro, quota che non supera il 48% sia tra il personale delle imprese fino a 10 dipendenti sia tra i lavoratori delle pmi. Tra le imprese che adottano l’IA oltre la metà sperimenta l’utilizzo nei propri processi produttivi ed aziendali dell’intelligenza artificiale generativa.

I principali impieghi dell’IA

Una impresa su cinque utilizza l’IA per ricerca e sviluppo nel proprio settore. Il 56% delle imprese con almeno 10 addetti utilizza almeno un software aziendale tra quelli per la pianificazione delle risorse aziendali, la gestione delle informazioni sui clienti, oppure quelli di business intelligence impiegati per decisioni e pianificazioni strategiche. La sperimentazione riguarda le applicazioni in ambito di conoscenza ed informazione e tecniche di riconoscimento vocale per l’applicazione ai dispositivi informatici.

Le vendite online 

Un indicatore importante della trasformazione digitale delle imprese italiane è quello relativo alle quote di fatturato online. Il 20,1% (20,4% nel 2024) delle imprese con almeno 10 addetti ha effettuato vendite online generando il 15,7% del fatturato totale (16,9% nel 2024 e 17,7% nel 2023). La quota di imprese che vendono online, via web o utilizzando altri sistemi per lo scambio elettronico di dati sugli ordinativi aumenta con la dimensione aziendale: dal 18,8% delle imprese con 10-49 addetti al 46,6% delle grandi imprese. 

Le aziende a maggior vocazione di vendita online

In termini di composizione, il valore totale delle vendite online proviene per il 47,3% dai servizi (32% nel commercio), per il 33,1% dal settore manifatturiero, con una specifica quota del 9,1% nel comparto della fabbricazione dei mezzi di trasporto e per il 18,6% dal settore energetico. In termini dimensionali, il 57,7% del valore online proviene da vendite delle imprese più grandi e il 42,3% dalle pmi. I territori più attivi sono il Nord-ovest e il Centro (rispettivamente 42,7% e 34,2% delle vendite online). Tra le imprese italiane con almeno 10 addetti che vendono via web, il 73% utilizza canali e siti web propri o del gruppo di appartenenza mentre il 65,1% (era il 60,4% nel 2024) si affida a piattaforme online. Le imprese che vendono via web si rivolgono nell’86,7% ai consumatori come clienti finali e nel 68,5% ad altre imprese. Il commercio effettuato attraverso canali web con clienti collocati all’estero coinvolge il 48,6% (era 51,2% nel 2024) delle imprese che vendono via web. Tra queste spiccano il settore ricettivo (95,4%), il settore immobiliare (86,9%) e quello tessile (77,3%).